“Bentornato Sommo Pittore.
Ci riconosci? Siamo i tuoi colori, ti abbiamo aspettato per anni. Che cosa dipingerai oggi?”
“Niente. Mi sono abituato così bene a non pittare che non dipingo neanche le meraviglie che mi cadono sotto gli occhi per caso. Non è facile sapete, ci insegnano a disegnare sin da bambini, e per tutta la vita si rimane schiavi di tutte le tecniche pittoriche che ci sbattono sotto gli occhi. Ho fatto un certo sforzo all’inizio per disimparare ad usare voi: i colori; ma adesso mi viene naturale. Il segreto è di non rifiutarsi di guardare le tele bianche sul cavalletto, anzi bisogna guardarle intensamente finché scompaiono”.
“Ma allora cosa ci vai a fare tutti i giorni alla Galleria d’Arte Moderna?”
“E perché non dovrei andarci?” “Si incontrano pittori, si parla, si conosce gente, io vado per quello, gli altri non so”.
“E poi in fondo in fondo cerco di farmi un quadro di come possa apparire una esposizione che mi circonda da ogni parte a uno che ha disimparato ad usare il pennello. Quale legame intercorra tra il nonquadro e il nonpittore e quale sia la distanza tra la stanza adorna di tele e la tele che trasmette una stanza d’una galleria d’immagini”.