L’amore ti spezza.

In mille piccoli coriandoli da lanciare in alto, nell’aria, per poi godere ridendo della loro policroma allegria, finché – poi – infine ricadono a terra e lì si fermano, inerti, finché le piogge ed il calpestio di piedi frettolosi non ne consumeranno la variopinta presenza, fino ad eliminarli.

L’amore ti spezza.

Dapprima ti sorprende, ti blandisce, ti accarezza, ti irretisce. E tu, sedotto, cedi incredulo e gioioso al richiamo della sua voce soave, come il barcaiolo sul Reno affascinato dal canto sublime della Lorelei, e andando a sfracellarsi contro la rupe.
Lo scoglio dell’Amore.
Dove tutto, infine, si infrange.
E affonda, sprofondando in vortici leggeri tra i flutti, e lentamente perdi conoscenza, fino a perderti, a tua volta, negli abissi del non ritorno.

L’amore ti spezza.

E allora, con la forza della disperazione, cerchi di raccogliere da terra i mille coriandoli colorati, prima che svaniscano, per provare a riassemblarli come i tasselli di un magico puzzle che, di magico, non offre ormai più nulla, se non l’illusione di poterci ancora riuscire.
Illusione, appunto.

Perché l’amore ti spezza.
E non sei più completo, dopo.

Dove sono finiti i miei coriandoli?