«Sai, ho un problema…»
«Soltanto uno?»
Lo guardo negli occhi. Cerco di capire se dice sul serio o fa del sarcasmo.
«Cosa vorresti dire?» gli chiedo.
Lui ricambia lo sguardo. I suoi occhi sono freddi come il ghiaccio, ma sono sempre stati così.
«Soltanto che se credi di avere solo un problema vuol dire che sei veramente rincoglionito.»
«Ma mi vuoi ascoltare o no?»
Alza le spalle, lo interpreto come un ’sì’. D’altronde ho bisogno di parlare.
«Il mio problema, il mio problema principale» mi correggo, «è che mi manca la sua voce…»
Lui non ribatte, lo prendo per un incoraggiamento.
«E’ proprio così, lo so che a te sembrerà stupido, ma da quando lei mi è entrata nel cuore la mia vita è cambiata…»
Mi interrompo, ho l’impressione che stia sgranando gli occhi.
«Va beh, intendo interiormente…»
«Ah, ecco!»
«Adesso non fare il sarcastico, per te è facile, ma vedi, anche se io e lei ci siamo solo sfiorati…»
«Lo chiami sfiorarsi quello?»
«Va bene, abbiamo fatto l’amore con passione, ma poi non ci siamo più incontrati: questo per me è sfiorarsi: sfiorarsi con la vita. Bene, dopo quella volta, dicevo, non sono riuscito più ad immaginare di fare le cose senza di lei. Non parlo del sesso, quello è stato fantastico e dopo di lei non l’ho neanche più fatto, ma è naturale che ne abbia nostalgia. Con lei cammino nnelle mie fantasie, sono sue le mani che stringo la notte quando mi sveglio e sento il silenzio delle tre del mattino. Allora mi alzo, vado alla finestra e guardo lontano, sul mare, e sai cosa vedo?»
«Come posso saperlo?»
«Vedo io e lei che camminiamo lungo la spiaggia, mano nella mano a parlare di niente. Poi vedo la luna che illumina d’argento l’acqua del mare, ed allora noi due iniziamo a camminare sul suo riflesso incantato…»
«Dì, ma ti sei montato la testa?»
«E poi, quando siamo diventati due punti lontani, guardo verso i monti e vedo che entriamo in una foresta magica, camminando con i piedi nudi su un morbido tappeto di muschio profumato, e le fronde degli alberi formano un tetto verde sopra il nostro capo, e farfalle di tanti colori volano leggere intorno a noi, senza alcuna paura…»
«Romantico…»
«Sono visioni reali, che mi riempiono il cuore di desiderio e la mente di struggimento, e più il tempo passa e più si moltiplicano: non so cosa fare.»
«Vai da lei.»
«Tu lo faresti?»
«Io l’avrei già fatto.»
Lo studio un attimo, per capire se dice sul serio, ma credo che lo faccia sempre. E’ il suo problema.»
«Allora secondo te dovrei mollare tutto e correre da lei?»
Si alza con un unico movimento. E’ stufo di tutto il mio parlare, o forse ha percepito qualcosa.
«Tu domandi e io rispondo», mi dice, «poi se non hai le palle di fare quella che sai benissimo essere la cosa giusta sono affari tuoi!»
Fermo tra i denti una battuta salace, anche perché è arrivata mia moglie, era suo il movimento che aveva intuito. I due non si sopportano vicendevolmente, ma mentre lei gli fa dei dispetti lui la ignora con signorile eleganza.
«Hai finito di parlare con il gatto?» mi dice, stizzita, «sei pronto per uscire?»
Raccolgo la giacca che avevo posato sul divano, faccio ancora una carezza a Tigrotto, che apprezza con un accenno di fusa, e la seguo verso la porta. Lei la apre, esce e mi lascia l’incombenza di chiudere. Prima di farlo do ancora un’occhiata e lo vedo che mi guarda, seduto sul divano. Alzo le spalle, come per giustificare la mia debolezza, lui scuote il testone da gatto soriano, come a dire che mi conosce abbastanza bene, ma… è una mia impressione o all’ultimo istante mi ha fatto l’occhiolino?