Per sedurre bisogna vestirsi.
Eh si, avete capito bene.
Vestirsi.
La nudità non deve essere un regalo.
Un dono esposto.
Ma una conquista.
E’ noto che le sinapsi di un uomo biologicamente vanno in tilt davanti ad un nudo sia pur solo raffigurato, immaginiamoci nell’esposizione del reale.
L’eccitazione è subitanea.
Incontinente. Vorace.
Su un immaginario grafico del gradimento, una linea perentoria, svettante verso l’alto.
Che, ovviamente, ci lusinga.
Ma, una volta toccato lo zenit la linea, inevitabilmente, ricade verso il basso.
Mantenere costante quella linea.
Il più a lungo possibile puntata verso l’alto.
E’ questo l’obiettivo.
Chiaramente il vestirsi, in questo contesto, non è riferito ad un abbigliamento diurno o da serata speciale. Ma è lo squame di sirena che ci ricoprirà per ammaliare.
Il vestito è importante.
Il vestito stabilisce il gioco.
La nostra irriverenza farà il resto.
Attenzione solo a non eccedere.
Nè a tentennare.
Ad avere ben organizzata la dinamica del gioco. Sarete voi a dirigere.
Ma fatelo con accortezza. E diplomazia.
Non impartite ordini. Nè suggerite percorsi.
Date sempre l’impressione che sia lui a condurre. Lasciandogli anche un buon margine di libertà interpretativa.
Ma i tempi, quelli, dovrete essere voi a stabilirli.

Se apriamo l’ipotetico armadio di una seduttrice troviamo un arsenale stupefacente, accumulato nel corso dei secoli dalle altre che l’hanno preceduta.
Una santa barbara di marchingegni femminili.
Preziosità e bizzarie.
Leziosità e barocchismi.
Astruserie. Invenzioni.
Profumi stordenti.
Scaglie fosforescenti di sirena.
Corsetti peccaminosi.
Ambigui chador.
Pizzi lussuriosi.
Ventagli ipnotici.
Subdole crinoline.
Guanti di raso. Di velluto. Di merletto.
Chilometri di collane.
Scarpe dai tacchi vertiginosi.
Ingannevoli calze da ballerina.
E tanto altro ancora.
Di vetusto. E d’innovativo
Dal vestito di Eva a quello androgino delle moderne cybernaute.
Perchè il mondo, nonostante si declini al maschile, è inequivocabilmente donna.
Ma un suggerimento, fuori dagli standard, lo avrei.
Per le seduttrici davvero geniali
Disinvolte. Irriverenti.
Specialissime.
Targhet molto alto, quindi.

Dall’armadio dei cimeli tirate fuori la camicia da notte di batista della trisavola.
Quella con l’asola centrale.
L’indumento che le spose più pudiche usavano la prima notte di nozze.
Per superare il trauma dell’amplesso si praticava nella parte centrale della camicia notturna un’asola strategica, che permetteva al marito di adempiere al suo dovere coniugale ed evitare alla casta sposa la vergogna di mostrare, nudo, il proprio ventre.
Quell’apertura, quindi, favoriva l’accesso alla remota vergine oscurità per infrangerla, senza esibirla.
Uno stratagemma perverso.
Diremmo noi, “Barbarelle” super emancipate. E futuriste.
Funzionale, però, per la morale dell’epoca.
Rispolveriamo, allora, il diabolico camicione.
Anche se lui, sicuramente, non lo vorrà.
Ne riderà. O s’arrabbierà.
Sta a voi invogliarlo al gioco.
Le più esperte sanno come imporsi con mormorii e sospiri.
E macchiavelliche promesse.
E, credetemi, agli uomini pur piace non avere sempre tutto a portata di mano.
Ed il non vedere, eccita alla fine, ancor di più del guardare.
Vi cercherà attraverrso il tessuto.
Intuirà, con dita sensitive, ogni centimetro del vostro meraviglioso essere.
Il tatto è un senso straordinario.
Meravigliosamente erotico.
E se voi saprete muovervi, con grazia e malizia, lo coinvolgerete fino al delirio.
Non è però un gioco silenzioso questo.
Ma di bisbiglii impudici, compensativi all’austera scenografia.
E’ il gioco dei sessi.
Voi vi negate. Nel contempo eccitandolo.
Promesse sfacciate.
Provcazioni.
Pienamente coinvolto nel gioco, si lascerà irretire dalle lascive teorie di una vergine.
La negazione esaspera il desiderio.
E l’asola tattica, lo spioncino, è una ipotesi che lui prima o poi vorrà prendere in considerazione.
Ma solo quando voi stabilirete di aver portato il partner ai vertici massimi del parossismo, allora, solo allora, sguscerete fuori dall’informe camicione.
Nuda sirena.