Ecco, un altro giorno si avvia a tramontare definitivamente, e ancora una volta mi ritrovo qui, davanti alla tastiera di un telefonino e alla fotografia di turno, oggi davvero bellissima, con la mia mente che, ancora una volta, prende il volo per librarsi nella luminosa oscurità di questa notte di luna piena.
C’è qualcosa di magico, di seducente, in questa immagine pacata, come il ritorno alla semplicità di una vita primordiale e appagante, quando i nostri bisogni di umani trovavano quotidiana soddisfazione nella compiutezza di gesti ancestrali ormai acquisiti, e il riportare il bestiame alle stalle o all’ovile assegnava al tempo una connotazione di giornaliera eternità, una sorta di coazione a ripetere ed a ripetersi per assicurarsi non solo sopravvivenza, ma anche a conferma di quanto frugali possano essere le nostre vere necessità per saper infine gioire della loro soddisfazione.
Amo questa immagine perché mi riconcilia con la parte primitiva di me stessa, quella che sa riconoscere, dopo tutto, dove si celino i valori fondamentali, e umani, della nostra esistenza e del nostro essere Uomini.
C’è una fioca luce accesa, laggiù, alla finestra.
Qualcuno mi aspetta.
Sto tornando a casa.