Attraverso la privazione si sentiva appagato da una voluttà sconosciuta.
Così si accingeva ad entrare in un universo luminosamente buio, quello dei santi che agognano al martirio per avere diritto al paradiso. Stava intraprendendo il cammino delle anoressiche e dei martiri che, abiurando alle necessità vitali del corpo, sviluppano una interiore forza ciclopica mediante la quale il sacrificio e la rinuncia sono soltanto stimoli all’accrescimento di questa nuova energia.
Ogni volta si avvicinava un pezzetto di più.
Ogni volta si ritraeva sempre più esausto.
Lo vedevo tremare, i capelli sudati, i muscoli tesi: sentivo la sua lotta per non profanarmi, come diceva lui.
– Legami – era appena un sussurro la sua voce.
Lo legavo talmente stretto che le sue braccia portavano a lungo i segni delle corde e poi, secondo il mio umore, lo provocavo.
A volte lo lasciavo in attesa, gli sussurravo promesse solo per eccitarlo.
Per farlo arrivare al limite.
Una volta, dopo aver inutilmente a lungo implorato, ha pianto.
Gli ho asciugato le lacrime con la mia bocca: sapevano di gratitudine.