Sollevo la gonna allargo le gambe che stanotte vorrei non fosse solo sussurro di voce ma dita di carne che mi frugano il sesso ed il ventre con mani vischiose di umido intrigo solerti lascive ingiuriose che il corpo s’adegua e l’anima pure ai sensi oltraggiati che reclamano lingua e dita furiose che non placano l’urto che toglie il respiro e riduce al silenzio il battito sordo delle tempie e del cuore che non è più solo cuore ma corpo di pelle di seni di gambe di sesso bagnato e di voglia che cresce e si espande e trasborda con voce affannata che implora ed impone e s’allarga come onda invasiva che tutto sommerge in un grido di gola e di denti e di unghie ed annaspa nel vuoto in cerca di peso che pur quella voce appartiene ad un uomo con occhi e capelli e mani e sesso e non solo ad un fiato rauco e sospeso che imprime e dirige comanda ed implora ancora ancora ancora come se di dita e di bocca fosse fatta la voce e coppa il ventre che supino raccoglie lo spruzzo finale e se ne imbeve e stravolge ancora ancora ancora evocando quel membro di carne a toglier la voglia che pure persiste e non s’assottiglia e diventa lamento e poi solo silenzio.