Un giorno tutti gli angeli del Paradiso decidono di riunirsi per discutere alcune questioni importanti. Così si siedono in circolo su una nuvola e iniziano a parlare fitto fitto fra di loro. Tutti sono concordi nel dire che sulla terra c’è bisogno del loro aiuto. Troppe sofferenze e troppo dolore affliggono gli uomini. C’è bisogno del loro intervento. Così ad un tratto Jeliel, l’angelo caritatevole dice: “Io vado ad aiutare la signora Rita. E’ costretta a stare su una sedia a rotelle ed è sola. “Io invece” dice Sitael, l’angelo della speranza che protegge dalle avversità della vita quotidiana ”vado ad aiutare Raffaele. Ha avuto un ictus e anche lui non ha tanta compagnia”. “Io vado da Mario” aggiunge Lelahel, l’angelo della salute, “sta veramente peggio di tutti loro”. Il signor Mario, difatti, un uomo sulla settantina, un farmacista in pensione da diversi anni, è ricoverato nel reparto dei malati terminali presso l’ospedale San Giovanni di Roma, perché sta morendo. In questo momento del trapasso gli sono accanto la moglie e la figlia, i suoi unici parenti. Lui è disteso su un lettino, ha il volto pallido ed emaciato. Presto inizia a respirare in modo affannoso, il suo petto va su e giù come un mantice e inizia a scalciare le coperte ai piedi del letto. Poi dalla sua bocca esce un rantolo, poi un altro ancora ed entra in coma. La moglie e la figlia non riescono più ad assistere a questo spettacolo. Così escono in corridoio e si abbracciano piangendo. Ma intanto nella stanza di Mario accade qualcosa di sorprendente. Una luce bianca e chiara invade tutto lo spazio della camera che diventa fredda, gelida. E al centro di questa sfera luminosa prende corpo la sagoma di un giovane con i capelli ricci e biondi e gli occhi azzurri, che inizia a parlare.

“Mario calmati, respira piano, apri gli occhi così vedrai che sei di nuovo in vita.”

Mario apre gli occhi e vede il giovane, “Chi sei?”

“Sono Lelahel, l’angelo della salute e della guarigione rapida dalle malattie. Ti riporto in vita ma a una condizione.”

“Quale?”

“Devi fare del bene sulla terra. Cerca i più bisognosi e aiutali. Basta una sola buona azione. Promesso?”

“Promesso. Promesso.”

Detto questo l’angelo sparisce e Mario resta solo nella stanza. Non si è mai sentito felice come in questo momento. Dalla gioia gli tremano le gambe e solo ora si rende conto di quanto è importante la vita. Presto viene raggiunto dalla moglie e la figlia che vedendolo vivo urlano: “E’ un miracolo! Un miracolo!”

“Avete ragione” dice Mario “perché è stato un angelo a resuscitarmi”

“Adesso non dire le tue solite sciocchezze, Mario”, dice la moglie,“Chissà cosa ti è capitato…”

Entra un medico, un po’ perplesso, seguito da una infermiera. Insieme fanno una visita accurata a Mario. E dopo averlo rivoltato come un pedalino il dottore si togli gli occhiali, schiarisce la sua voce, e sentenzia: “Il paziente è in ottima forma fisica. Potete lasciare l’ospedale”. Così i tre, felici e contenti, si avviano verso la propria abitazione che si trova nella zona di Monte Sacro. E’ la prima volta che Mario apprezza così tanto la sua casa. Appena entra viene avvolto dalla calda atmosfera del soggiorno, arredato con mobili in stile rustico, tende di pizzo alle finestre, riproduzioni di quadri di Degas, Manet, Renoir alle pareti. Si dirige in camera da letto in fondo al corridoio della casa e la trova più luminosa che mai, con i suoi bellissimi mobili in stile veneziano. Passa in cucina e apprezza l’ordine e la pulizia. Sui mobili di formica non c’è un granello di polvere. Tutto merito di sua moglie che è stata da sempre una maniaca dell’igiene. Infine si accomoda sulla sua sedia a dondolo nel soggiorno, dove ha sempre fatto dei lunghi riposi. Ma oggi si sente un re seduto sul suo trono. Ora che è di nuovo in vita, per la prima volta, questa casa gli appare come un porto sicuro. La moglie lo nota subito, “Sei contento, vero?”

“Contento è dir poco, sono molto felice di essere di nuovo in vita”

“Anche io sono felice che tu sei di nuovo con noi. Ma spero che quanto ti è capitato ti sia di insegnamento. Mi auguro che tu riesca, finalmente, a mettere la testa a posto”.

Invece, nei giorni seguenti Mario viene meno alle aspettative della moglie e dimentica la promessa fatta all’angelo. Così riprende a fare la vita dissoluta di sempre. Fuma, beve, va a donne e non ascolta i rimproveri dei suoi familiari. Intanto a casa accadono strani fenomeni. Le lampadine scoppiano, le finestre si aprono all’improvviso, le sedie e i tavoli scivolano sul pavimento come se ci fosse un terremoto. E questo trambusto sta facendo impazzire Mario e la sua famiglia. La mogli è esasperata: “Ma tu hai idea del perché accadono queste cose in casa?”

“Io un’idea ce l’ho. Per me è l’angelo”

“Ricominciamo con questa storia dell’angelo? Mario, vuoi che ti portiamo da uno psichiatra?”

Invece Mario ha ragione. Un giorno mentre sta cercando di riposare sulla sua comoda poltrona riappare di nuovo Lelahe, circondato dalla sua luce. Gli sorride e dice: “Ti sto facendo impazzire con tutti questi dispetti, ma tu non hai mantenuto la tua promessa. O ti metti a fare del bene o ti tormenterò fino alla fine dei tuoi giorni”

“No. No. Farò del bene. Promesso. Credimi”

Così il giorno dopo Mario si mette all’opera e inizia a girovagare per le strade di Roma. Si ritrova nei pressi della zona dell’anagnina, in un campo nomadi. Il paesaggio è desolato. In terra c’è fango, pozzanghere, bottiglie di birra. E tra l’immondizia corrono ratti grandi come gatti. Le baracche sono delle vere e proprie stamberghe senza acqua o riscaldamento. Mario non riesca a capire come si può vivere in queste condizioni. Nonostante tutto inizia a frequentare il campo assiduamente e intreccia dei rapporti di amicizia con la gente del posto. Un giorno accade un fatto che lo mette a dura prova nella sua nuova veste di benefattore. Mentre sta mangiando con due rom del campo entra un’altra zingara che disperata dice: “Mio marito sta male, aiutatemi!”

“Lo posso vedere?” domanda Mario.

“Perché ? Lei chi è?”

“Sono un farmacista in pensione. Di medicina qualcosa capisco.”

La donna annuisce e Mario la segue nella sua baracca. Qui c’è sporcizia ovunque e l’uomo è sdraiato su una specie di branda mentre tossisce e si lamenta come un cane. A un primo sguardo Mario capisce subito che l’uomo ha una brutta bronchite e si rivolge alla zingara ”Bisogna andare subito da un medico. Io ho un amico dottore ma bisogna pagarlo”

“Noi qui siamo di passaggio e non abbiamo soldi”

“Niente paura” risponde Mario e così dicendo estrae il suo portafoglio e da loro un mucchio di soldi. I giovani non sanno come ringraziarlo. La zingara si getta ai suoi piedi e il marito scoppia a piangere. Mario è contento perché ha fatto la sua buona azione. Ma ritornato a casa trova un’amara sorpresa. La moglie è arrabbiatissima: “In questi giorni ti abbiamo seguito. Ti sei impazzito? Ti sei messo a frequentare gli zingari?”

“No. No. Io sono andato in quel campo perché l’angelo vuole che faccia del bene ai più poveri”

“Non ne posso più di sentire queste sciocchezze. Sai che ti dico? Fai come vuoi.”

E difatti Mario continua  a portare avanti la sua missione. Aiuta un povero vecchio che chiede l’elemosina, un ragazzo nero e una barbona abbandonata. Un giorno mentre sta riposando nella sua comoda poltrona di sempre fa la sua apparizione il suo caro angelo.

“Sei stato bravo, tanto bravo che noi angeli abbiamo deciso che tu devi far parte di noi”

“Significa che devo morire?”

“Morirai su questa terra ma vivrai nel regno celeste con noi”

La sera la moglie e la figlia trovano Mario accasciato in poltrona. Si guardano affrante e sconsolate.

“Questa volta papà è morto davvero. Ma tutta questa vicenda è molto strana. Chi lo sa, forse tuo padre con quella storia dell’angelo aveva ragione.”