Il mare d’inverno mi guarda cupo mentre cammino sulla sabbia fredda in cerca di pace per la mia anima oppressa. Osservo stanca quel cielo grigio e infinito che si fonde con l’orizzonte, offuscato da nuvole basse.
Mare d’inverno, quieto e immenso, solcato da navi solitarie, silenziose e lente; fantasmi sbiaditi che trascinano i miei pensieri verso luoghi lontani, come zavorre vuote.
Amo il mare della mia terra, lo sciabordio delle onde, l’odore di salsedine e la sua maestosità.
Mi fermo a guardare con curiosità una sedia abbandonata.
«Come mai si trova lì?»
Mi faccio domande senza risposta e cerco nella mia memoria immagini di tempi felici ormai trascorsi, ma troppo lontani e sbiaditi dal tempo.
Mare d’inverno, freddo e solitario, lascio a te il compito di donare respiro al mio cuore sanguinante; di rimarginare ferite, ancora aperte, che mi riempiono il cuore di una tristezza infinita.
La scia marcata d’impronte sulla sabbia bagnata, sono la traccia della mia presenza, fugace e solitaria.
Osservo con invidia uno stormo di gabbiani che sembrano volare spensierati.
Volteggiano leggeri e liberi nell’aria e mi donano una momentanea serenità e un senso libertà.