In fila con gli altri, Testardaggine ghignò:
«Fatevi sotto, non siate codardi, intanto lo sapete già che vincerò io!».
Si fece avanti Orgoglio, che era pure ferito dall’ultima Delusione subita:
«Lo sappiamo, Testa di Rapa, vincerai tu, ma diamine, non provi mai un po’ di Vergogna?».
Testardaggine alzò le spalle e si girò dall’altra parte.
Non sopportava nessuno, a parte, forse, proprio lui, Orgoglio, qualche volta Impazienza, ma, alla fine, sapeva che non erano capaci d’imporsi fino in fondo.
Conosceva, per sentito dire, Invidia, Avidità, Falsità e Ipocrisia, che evitava accuratamente; apprezzava le virtù, come Solidarietà, Altruismo, Disponibilità, Amicizia per non parlare di Amore e Pazienza che riteneva deboli e vulnerabili, pazzi e troppo imprevedibili.
Ignoranza? La odiava a morte.
Ripeté tra sé il suo motto preferito: “Stringere i denti e andare avanti”.
Sorrise a quel pensiero e, con il suo solito fare cocciuto, si allontanò dal gruppo e si auto nominò Regina, sapendo già che, di fronte alla sua Determinazione, gli altri avrebbero ceduto e le avrebbero lasciato il passo.
L’unico che le fece un timido applauso fu Orgoglio, ma solo per Solidarietà, infatti, soffrivano entrambi di un male comune: Solitudine.
Proprio per questo, esitò, tornò indietro, indossò il vestito più bello che possedeva e, con il consiglio prezioso di Saggezza, splendida nella sua Semplicità, ricordando quell’antipatica di Presunzione, Testardaggine pensò:
«Non posso farlo»,
Umiltà le sorrise e le tese una mano.
Testardaggine si ammirò ancora nello specchio magico, si spruzzò con un po’ di essenza di tutti i difetti, aggiunse un po’ di Gelosia, un pizzico di Vanità, mise in tasca il piccolo ciondolo a forma di cuore che gli aveva regalato Amore come portafortuna tanto tempo fa, e riprese ad avanzare.
Si sentì più adeguata, molto meno sola e, a braccetto con gli altri difetti, si avviò verso il traguardo, riconoscendo, per una volta, i propri limiti.