È una fresca sera di giugno, quassù in Alto Adige, tra le mie belle montagne e il verde nuovo di una natura rigogliosa.
Negli ultimi due giorni è piovuto spesso e qui, si sa, l’aria si rinfresca subito, stasera il clima quasi autunnale per essere giugno non è particolarmente invitante ad uscire.
E quindi me ne sto qui, alla mia scrivania, e guardando fuori dalla finestra mi sorprendo incredibilmente ancora a notare come lunghe e chiare siano le serate di giugno a queste latitudini.
Eppure, il buio avanza, sì, a grandi passi.
Le luci accese nelle case vicine viste da qui sembrano tante piccole lucciole richiamate a illuminare la sera come tante minuscole lanternine fioche ma ben determinate a non venire meno al temporaneo ruolo di guide illuminanti dell’ormai incipiente oscurità.
Ed anche in questa ordinaria scena di quotidiana normalità, sai, non è affatto difficile scorgere motivi di gioia semplice e gratitudine sincera.
Basta fermarsi, anche solo un attimo, osservare, prestare attenzione al molto che ci circonda, là fuori, dedicandogli spontanea considerazione e affetto; quella stessa considerazione e quello stesso affetto che dobbiamo rivolgere, grati, anche a noi stessi.
Per essere qui, ora.
Per avere occhi per vedere (e per piangere).
Per avere orecchie per ascoltare.
Per avere bocca per parlare, per ridere, per cantare.
Per avere mani per agire.
Per avere piedi per camminare.
Per avere testa, e anima, e cuore per il nostro essere Uomini.
Piccoli grandi Uomini
Piccole grandi Donne
I bambini, invece, loro sì, Grandi lo sono sempre stati.