Gerardo è tornato al suo lavoro d’ufficio, le ragazze sono a scuola ed io sto finendo di sistemare le cose di mio marito, come faccio di solito al suo ritorno dai viaggi.
Denk non si è visto e tutto scorre tranquillo.
Ora mi faccio una pausa e racconto che cosa è successo l’altro ieri.

«Fammi vedere quel gel miracoloso», dissi, parlando a voce alta, com’è mia abitudine e cercando tra i prodotti da toeletta disposti sulla mensola del bagno sotto lo specchio.
Vidi: rasoio, schiuma da barba, lozione dopobarba, pettine, profumo… ma del gel per capelli nemmeno l’ombra.
«Mara ha già finito la sua confezione e ha preso quella di Gerardo?», mi chiesi.
Entrai nel secondo bagno, riservato alle donne e, in mezzo a scatole di crema, ombretto, mascara, fard, smalti e profumi, trovai una confezione del gel americano, identica a quella del bagno di Gerardo, che campeggiava tra tutte le altre cianfrusaglie.
Presi in mano il flacone e lessi:
“GEL, (scritto in grassetto a grandi lettere), sotto, shave, (in formato minuscolo)”.
Compresi l’equivoco; Gerardo ultimamente ha qualche problema alla vista, poverino e, spesso, invece di usare gli occhiali da lettura, strizza gli occhi e vede solo quello che “riesce” a mettere a fuoco.
Scoppiai in una sonora risata, svegliai Denk che stava dormendo, il quale arrivò di corsa, i capelli arruffati, incuriosito.
Il diabolico guardò la confezione di gel e una risata malefica gli uscì dalla bocca:
«Ahahah! Tuo marito è un incapace, uno stordito, il “nuovo” Cristoforo Colombo ha riscoperto l’America. Ahahah! Non ci posso credere, è troppo divertente», ghignò saltellando su un piede e sull’altro.
Questa volta, forse una delle poche, fui d’accordo con Denk.
Sempre ridendo, continuai le mie faccende domestiche, Denk si chiuse nella sua stanza e lo sentii ridacchiare, mentre cantava, a squarciagola:
«Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar!»
Non vedevo l’ora che arrivasse la truppa, pregustando il momento della grande rivelazione.
Poco prima di cena, mi si avvicinò il Malefico, indossava un accappatoio bianco e, passandosi le mani tra i quattro peli che ha in testa, arruffati e umidi che lui definisce capelli, esclamò:
«Mi daresti con po’ di quel gel speciale? Devo acconciarmi i capelli per la serata.
Ahahah!».
«Adesso basta», lo ammonii, «sparisci, non vedi che ho da fare?».
Arrivò l’ora di cena, ci sedemmo a tavola, io stavo aspettando il momento propizio e sapevo, per esperienza, che a pancia piena, si è tutti più disponibili e rilassati.
Denk andava avanti e indietro, si era acconciato i radi capelli sparati all’insù con abbondante gel (quello giusto, si spera) e, così conciato, aveva un’aria veramente ridicola.
Mentre stavo servendo il caffè, con finta disinvoltura, chiesi:
«Allora, ragazzi, come vi trovate con il nuovo gel per capelli?».
Gerardo e Mara si scambiarono un’occhiata e, all’unisono, esclamarono:
«Benissimo, è fantastico!»
Andai nel bagno, presi con una mano la confezione, con l’altra gli occhiali di Gerardo e porgendoli entrambi a mio marito, esclamai ridendo:
«Peccato che stiate usando una schiuma da barba!».
I due agguantarono il flacone, lessero a turno, si scambiarono un’occhiata e, con gli occhi rotondi come due palline da ping-pong, esclamarono sorpresi:
«Hai ragione, senza occhiali ho letto solo“gel”», mormorò mogio il primo.
«Papà! », esclamò la seconda.
«Ahahah, troppo divertente, ahahah!», s’intromise il terzo, che era tutto il giorno che aspettava quel momento.
La serata finì con la mia famiglia divisa in tre: Gerardo davanti al televisore, serio e compunto, mogio e quasi offeso; Mara uscì senza fare commenti, tirata a lucido, e non si sa quale gel abbia usato; Lara ed io, seguite da Herr Denk, abbiamo riordinando la cucina, ogni tanto ci scambiavamo un’occhiata d’intesa, ridevamo ancora sottovoce, accompagnate dai ghigni dell’Impostore, che finalmente era soddisfatto.
A lui piacciono tanto queste cose!
Più tardi uscì anche Lara, raggiunsi mio marito in salotto e mi rannicchiai contro di lui sul divano.
Gerardo, seduto impettito, era un po’ abbattuto, ma gli stampai un grosso bacio su una guancia e gli mormorai in un orecchio:
«Vuoi un digestivo? Guarda che tu mi piaci proprio così, un po’ “imbranato” e con quell’aria da bambino indifeso».
«Oh, no, siamo di nuovo passati alle effusioni amorose, che delusione e che noia mortale; in questa casa non succede mai niente di piccante!», s’intromise Denk che, contrariato, si avviò verso la sua stanza.
Lo abbiamo ignorato, ci siamo scambiati altri baci, abbiamo sorriso rilassati e l’episodio è stato definitivamente archiviato e inserito nella raccolta dei ricordi più belli e divertenti che la nostra allegra famiglia conserva nella mente e nel cuore.