Ieri siamo giunte in stazione in anticipo e il treno in arrivo da Milano il venerdì sera è sempre strapieno di viaggiatori.
Il treno marciava con trenta minuti di ritardo, quindi abbiamo cercato una panchina libera lungo la banchina e ci siamo sedute pazienti ad aspettare.
Herr Denk, il mio fedele cervello, stava osservando incuriosito la variegata miscellanea di persone in attesa, aveva adocchiato un’attraente ragazza in minigonna e faceva il galletto cercando di attirare, inutilmente, la sua attenzione.
Finalmente il convoglio entrò in stazione, tutti si accalcarono sulla banchina e fu un momento di caos generale: chi scendeva, chi saliva, chi spingeva, chi correva.
Noi allungammo il collo, ma di Gerardo nessuna traccia.
«Sei sicura sull’orario?», mi chiese Lara, che è la maggiore.
«Certo», risposi, «sicurissima».
«Non mi stupirei se tu avessi sbagliato giorno, svampita come sei», sibilò il “Malefico”, che non si fa mai gli affari suoi.
Intanto il treno stava ripartendo, la banchina si svuotò e vedemmo un tizio che avanzava a fatica trascinando due pesanti valige.
Ci stava venendo incontro sorridendo.
La prima a riconoscerlo fu Mara che esclamò esultante:
«Eccolo!».
Lara ed io ci voltammo e rimanemmo a guardare a bocca aperta.
Gerardo indossava un paio di jeans con un cinturone di cuoio provvisto di un’appariscente fibbia, una camicia a quadri, un paio di stivali mai visti, baffi alla messicana, lunghe basette e, per completare il tutto, un enorme cappello da “Ranger”.
Persino Denk era ammutolito, lo osservò per qualche secondo senza riconoscerlo poi scoppiò a ridere esclamando a voce alta, facendomi sussultare:
«Guarda com’è conciato questo, in questa famiglia siete tutti matti da legare!».
«Senti chi parla», pensai per un secondo mentre correvo tra le braccia di mio marito:
«Sembri uno straniero, con i baffi e quel cappello, ma sei sempre affascinante», gli sussurrai baciandolo.
Gerardo contraccambiò con trasporto le nostre affettuosità e insieme ci avviammo chiacchierando animatamente verso l’auto, mentre Denk, geloso, si coprì gli occhi con una mano e scosse il capo.
Tra un bacio e un abbraccio, mandai un messaggio mentale all’Impiccione:
«Sei talmente geloso e invidioso che faresti qualsiasi cosa pur di rovinare tutto, non intrometterti, pussa via, perdente!».
Denk tacque e, come fa di solito quando non riesce ad averla vinta, lasciò la partita e si chiuse in un mutismo offeso.
«Per fortuna», pensai io.
Ci avviammo verso l’auto catturando l’attenzione dei viaggiatori incuriositi dal singolare personaggio.
«Vi ho portato un sacco di regali, ragazze, alcuni oggetti di artigianato locale sono una meraviglia, sono sicuro vi piaceranno», esclamò Gerardo, rivolto a noi tre che non smettevamo di fare domande e lo circondavamo euforiche.
Che gioia quando la nostra famiglia si riunisce!
Arrivati a casa, mentre accendevo il fuoco sotto la pentola con l’acqua per la pasta, Gerardo portò le due valige sul letto e iniziò a distribuire i regali, accompagnato dai gridolini di meraviglia e gioia delle nostre figlie.
Ha portato felpe colorate con scritte appariscenti, camice, cinture e alcuni meravigliosi gioielli in argento, lavorati a mano dagli indiani, con incastonate pietre dure, come corniola e turchese.
Le ragazze hanno apprezzato molto, si sono chiuse nella loro stanza con i preziosi regali, mentre, mio marito ed io abbiamo festeggiato il suo arrivo con bicchiere di vino bianco ghiacciato.
Quando la cena fu pronta, ci sedemmo allegri a tavola mentre Gerardo raccontava le sue avventure e disavventure di viaggio.
Durante la sua assenza, Mara ha fatto tagliare i capelli cortissimi e li porta sparati all’insù, modellati con il gel.
La nuova pettinatura le dona un’aria sbarazzina e mette in risalto il suo viso minuto e, i suoi occhi, scuri ed espressivi, brillano come luminose stelle.
Improvvisamente, Gerardo, osservandola, disse:
«Mara, stai benissimo con i capelli corti, a Santa Barbara ho comprato un gel per capelli favoloso, ne ho portate due confezioni, provalo, non sporca, non indurisce e quando te li acconci, il pettine scivola via che è un piacere».
Naturalmente, Mara non se lo fece ripetere due volte, corse in camera e cercò il prodotto in valigia:
«Lo provo subito papà», gli urlò felice chiudendosi in bagno.
Gerardo era soddisfatto e osservò Mara che, poco dopo, arrivò con i capelli ben acconciati:
«Favoloso, Papi, ha anche un buon profumo, grazie».