La notte è il mio momento.

Quando le luci si spengono e anche le televisioni tacciono, quando I rumori degli uomini si stemperano sotto il grande manto scuro, quando solo i radi lampioni della strada tentano invano di lacerare il buio con la loro fioca luce, allora, solo allora io mi ridesto.

Infinite leggende sono state scritte su di me: «creatura notturna» mi chiamava il Poeta, «angelo della notte» un innamorato respinto, «messaggero del demonio» un ignorante fanatico nei suoi medievali deliri, ma io non sono niente di tutto questo.

Io sono il padrone della notte, l’ombra che silenziosa s’insinua in ogni cosa, in ogni angolo delle vostre case. Io sono colui che conosce ogni segreto e che vede scorrere davanti ai suoi occhi la vita e la morte, e mai giudica, mai muta la fredda luce dei suoi occhi.

Nomen omen, e mai locuzione fu più appropriata, perché il Latino che la inventò forse non conosceva la magia dei numeri ma sapeva leggere nelle stelle e nell’animo umano, e prestava attenzione alle sue azioni.

Così io, che del Grande Mago assunsi il nome, tanto vituperato dagli ignoranti quanto glorificato da chi conobbe gli arcani e I loro mistici segreti, io vivo nelle vostre case una pigra vita giornaliera, ma di notte spalanco le mie pupille come gialli fanali che sanno scrutare dentro ogni più riposto segreto e vengo da voi, che dormite sonni tranquilli o agitati, o respirate piano.

Allora, camminando con movimenti felpati, scivolo silenzioso sui vostri letti, sui vostri cuscini, e mi adagio vicino ai vostri corpi immoti, sì che sentiate il mio morbido calore avvolgere le vostre stanche membra e i vostri pensieri. E scivolo silenzioso dentro ai vostri sogni, percorro in perfetto equilibrio le intricate vie dei vostri pensieri e con la pazienza di mille e mille anni, la pazienza di chi già era padrone del mondo onirico al tempo dei signori delle grandi piramidi, mescolo speranze e desideri, ricompongo disperazioni, lacero I più ingrovigliati conflitti e carezzo con I miei morbidi polpastrelli i dolori di ognuno di voi, così da lenirli e restituirvi vivi al nuovo giorno.

Io, che sono Cagliostro, il nero compagno delle vostre giornate.