Autore: gabba

Dennis e la solitudine

La città è triste quando non puoi permetterti un eye-contact nella metropolitana fatta di odori stranieri, di cuffie ben indossate a prova di rumore di acciaio che sfrigola, di occhi scuri e ostili che ti guardano e che in realtà erano il tuo riflesso su un vetro istoriato da artisti in erba, di due adolescenti che si prendono per mano e che li odio e li invidio e probabilmente hanno sentito il mio telepatico livore e quindi avvicinano le proprie labbra incuranti di ciò che è stato e ciò che verrà. Gli innamoratini innescano il rifrullo a trentacinque chilometri...

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Che fine hanno fatto quei sogni

Che fine hanno fatto quei sogni in cui abitavamo, insieme Senza le pieghe della tristezza della muta delusione Che fine hanno fatto i sorrisi che a volte ci ristoravano dalle corse di gioventù verso linee di fuga, lontane Che fine hanno fatto i volti che più non riconosco nascosti dietro scuse immersi nel quotidiano Quei sogni che avevamo dove dormono dimenticati Erano la nostra vita, un tempo il tempo era la vita stessa Quei sogni anelo, bramo inseguo, cerco e manco come sabbia tra le dita di un manichino stanco. Recommend0 Enable Javascript to click a...

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Le Signore

Apro gli occhi, piano, e per una volta non ci sono rumori esterni ad interrompere la catena del sonno. Credo sia presto. Il caldo è soffocante, ed è un bestio di un solo occhio che mefiticamente alita suda sgomita e ruggisce aumentando la temperatura corporea con l’aumentare del suo respiro, un Ciclope sincrono al cicaleggiare mattutino che emana calore senza poesia. L’aria è densa come melassa, e sembra prendere corpo, solidificarsi intorno alle gambe e soprattutto nella zona cerebrale, sussurrando frasi dolci ed improprie come Rimani A Letto, Gabba Fuori E’ Troppo Caldo, Gabba Sei Sicuro Di Doverlo Fare,...

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La lista nera

Ognuno di noi ha una lista delle cose meno preferite. Quelle che preferiresti non ascoltare, non vedere, non degustare, non esperire, non pensare. Io aggiorno la mia lista, finora segreta ed aggiornata al 2017, delle parole che in un discorso mi fanno immediatamente disattivare l’unica Sinapsi (Olga, la chiamo per nome, ci incontriamo quasi tutti i giorni) sopravvissuta alla senescemenza che trasporto con disonore. L’algoritmo è semplice: alla prima occorrenza della parola in questione il mio umore può variare dal sorriso amaro all’amaro livore (non è un digestivo). Egregio lettore (forma neutra, vale per bipedi maschili e femminili), hai...

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Fratelli

Prologo. Erano fratelli. Non nel senso biologico della parola, ma nella dimensione più profonda, non immediatamente percepibile da agenti esterni, non intuibile con l’umano talento del comprendere qualcosa senza le sufficienti informazioni. Erano diversi ed uguali, ed alle volte, in intimità, era possibile vedere l’invisibile legame che li univa, come una corrente d’aria che lambiva i loro volti senza toccarli. Uno era straidato su un letto d’ospedale, l’altro seduto a fianco. Sorridevano stancamente a turno, come a darsi il cambio in una ciclistica fuga in salita, l’inseguitore e la lepre che giocano a cedere all’altro il proprio ruolo per...

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Unforgiven

Bambino, su questa terra
messo in fila, insieme agli altri
dopo il dolore di una guerra
e le regole che rendono scaltri
 
Ragazzo non consapevole
della lotta che s’avvicina
giovine uomo, ricorda lodevole
il giuramento fatto quella mattina
 
E passa il tempo, energie spese,
perse inseguendo il niente
come tante candele accese
spente dall’alito della gente.
 
Anziano, senza alcuna vittoria
la giornata è diventata corta
questa battaglia che oramai è storia
un uomo stanco a cui poco importa
 
Il vecchio che si prepara
a morire con rimpianto
quel vecchio sono io
ma col bambino accanto

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1 day ago
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