SAURO E CETTINA

Ad Alfredo e Livia, coppia tranquilla, silenziosa e soprattutto carente di udito, seguirono Tano e Angelina col figlio Tonio i quali restarono lì sforzandosi di tollerare quella inquietante presenza fintanto che quest’ultimo non trovò un buon lavoro a Palermo e li volle portare con sé.

Poi ci furono Aurelio , poi Alfio… e quella misteriosa presenza era diventata ormai nota a tutti.

Se ne parlava come di un fatto comprovato che al faro di capo Serice ci fosse un fantasma. Era quello del primo guardiano, Egisto, morto suicida per pene d’amore, che si palesava in modo più evidente nel giorno dell’anniversario di quel tragico gesto cioè il 6 di febbraio, festa di sant’Agata.

Ma ora c’era la guerra, quella del 15-18 e problemi ben più gravi erano fonte di paura.

Così, visto che i giovani erano tutti al fronte, mi ritrovai con Giovanni, un vecchio marinaio, ruvido e scorbutico.

Non ho mai scoperto cosa gli fosse successo prima di venire qui ma doveva essersi trattato di qualcosa di molto doloroso e traumatico. Era il classico lupo di mare dalla pelle cotta dal sole e prosciugata dalla salsedine, quasi incartapecorita. Tra i denti radi ed ingialliti teneva perennemente un mozzicone di sigaro che passava con disinvoltura dall’angolo destro a quello sinistro della bocca e viceversa quando si concentrava nel fare qualcosa.

Era da solo e poco lo interessavano le dicerie al riguardo del fantasma.

Infatti ai primi segnali ‘ strani’ provenienti dalle scale della torre, ricordo che fece alcuni gradini con un lume in mano e disse con voce ferma:

« Chiunque tu sia, ascoltami. Non ti ho mai fatto del male perciò credo che non me ne voglia fare. Non ho paura di te ma cerca di starmi lontano e di non darmi fastidio altrimenti chiamerò qualcuno per scacciarti via e spedirti all’inferno».

Non temeva i morti; era infatti convinto che fosse assai più facile ricevere male dai vivi.

E da essi intendeva tenersi il più possibile lontano non senza però osservarne nascostamente la vita. Non che fosse un voyeur, ma diciamo piuttosto che gli piaceva esserci e non esserci, fantasticare, prevedere e vincere scommesse con sé stesso su come sarebbe andata a finire l’una o l’altra storia.

E così un giorno vide arrivare tre fanciulle tali: Maria, Dolores e Cettina.

Arrivarono leste via terra ed ogni tanto si voltavano come per vedere se fossero state seguite.

Il vecchio Giovanni, come le intravide, si ritrasse e le ragazze, non vedendolo, non si curarono di non trovarlo in giro, tanto… si diceva che di giorno dormisse come un ghiro, fosse un po’ sordo ed anche un po’ rimbambito.

Niente di più falso.

Le osservò scendere per gli scalini in pietra a fianco del faro parlottando piano tra loro poi sedere su due scogli che spuntavano tra la sabbia della piccola spiaggetta lì sotto. Guardavano il mare in direzione di Serice ed avevano l’aria di aspettare qualcuno.

Infatti dopo poco ecco arrivare una barca a remi con un ragazzo a bordo.

Appena l’imbarcazione fu arrivata a riva, due delle fanciulle risalirono la scalinata e si misero sedute in cima.

Di sotto era restata Cettina e quello che poi seppi essere Sauro Scalici, un giovane apprendista fabbro e con le toppe al sedere che di lì a poco sarebbe partito per il fronte.

Giovanni si pose vicino alla finestra socchiusa ad ascoltare perché quelle manovre lo stavano incuriosendo un bel po’.

Maria sembrava essere piuttosto preoccupata:

«Senti Dolores, ho una fifa dannata che ci vedano. Mio padre passa sempre laggiù in fondo quando torna a casa»disse indicando un punto in fondo alla radura.

«Dai, stà calma, Cettina ha detto che le bastavano dieci minuti per salutarlo»le rispose Dolores.

«Fai presto a dirlo ma se lo viene a sapere mio padre che mi sono prestata a questa cosa… vabbè che Sauro presto parte per il fronte e si vogliono salutare ma se lo viene a sapere Antonio, il suo fidanzato…», insistè.

Al che Dolores: « Fidanzato… te lo appioppa la famiglia per convenienza e magari è brutto ed odioso e lo devi pure amare. Povera Cettina, comprendila, che diamine. È innamorata da sempre di Sauro Scalici. Non ti ricordi che pure a scuola si incantava sempre a guardarlo e quante ne studiava per poterlo incontrare e vedere un attimo? E adesso l’hanno fatta fidanzare con Antonio solo perché è un possidente».

Ma Maria si mostrava assai meno comprensiva:

«Però i genitori certe scelte le fanno a fin di bene perché , si sa, l’amore passa e poi ti trovi magari a fare una vita di stenti».

Insomma, la giovane mostrava d’essere stata ben istruita circa i propri futuri doveri di madre e moglie ed era pronta ad essere fatta sposare al miglior offerente, come al mercato dei buoi. Dolores, invece, reclamava una maggiore autonomia in merito a ciò.

Intanto il tempo passava, Cettina e Sauro erano spariti e non si sentivano neppure parlare.

Il vecchio Giovanni, che il mondo lo conosceva bene, sorridendo sotto ai baffi ipotizzò che fossero entrati in quella piccola grotta presente sulla spiaggia e stessero sciogliendosi in bollenti effusioni.

Concentrò l’ascolto in quella direzione; lo sciabordio delle onde sembrava portare con sé note inconsuete, bisbigli d’ effusioni e di passione.

Maria era al limite:

« Adesso basta, però. Ci farà passare dei guai seri e, se si verrà a sapere in giro, saremo considerate ragazze facili e ci cercheranno solo per ‘quello’».

Dolores cercò di rabbonirla quando, finalmente, ecco risalire Cettina scarmigliata, con le guance rosse ed il vestito tutto acciaccato ed insabbiato.

A quella vista le due restarono basite.

«Dio mio! Che hai combinato! Ce lo hai scritto in faccia», fece Maria scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

Dolores prese a toglierle la sabbia e a sistemarle la gonna, poi:

«Dai, pettinati, ricomponiti così possiamo andare a casa che è tardi».

Allora Cettina:« Mi dispiace ma è stato qualcosa più forte di me.. mi si è fatto vicino, l’ho sentito fremere addosso a me, mi baciava, mi voleva ed io pure lo desideravo. È stato un fuoco improvviso, lo sento ancora…».

«Sei un’incosciente e adesso come farai con Antonio… Ti devi sposare tra un mese, che guaio!» esclamò Maria.

«Non mi importa niente. La prima volta l’ho voluta con chi mi fa tremare il cuore e se ne dovrò pagare pena… non mi importa; sono stata sua, così sarà sempre e, ogni volta che dovrò stare con Antonio, penserò a lui».

Poi continuò: « Parte dopodomani e vi vorrei chiedere se anche domani mi potreste accompagnare qua. Poi non lo rivedrò più e non vi chiederò più nulla, giuro».

Vedendo le facce corrucciate delle amiche, insistette:

«Vi prego! Vi prego!»

Al che Maria : «No, mi spiace. Rischiamo troppo e poi se avessi saputo fin dove ti saresti spinta, non sarei venuta neppure oggi».

Invece Dolores: «Va bene, io ti accompagno. Inventeremo qualche scusa».Chiacchierando in tal modo, si allontanarono.

Il vecchio Giovanni si affacciò sul mare; Sauro stava già remando verso Serice.

Ed io, maturo faro, ormai ricco d’esperienza annotavo mentalmente tutto ciò che avveniva intorno a me.

Ma a casa di Cettina quella strana, prolungata uscita con le amiche non supportata da una convincente motivazione, avevano destato qualche sospetto.

La madre in particolare, col tipico fiuto materno, aveva percepito qualcosa di strano in sua figlia e pensò fosse bene tenere gli occhi aperti.

Il giorno dopo vidi arrivare solo Dolores e Cettina, ancor più circospette della volta precedente.

«Non sapevo cosa dire a mamma perché mi guardava con aria dubbiosa. Così le ho detto che desideravi fare una passeggiata con me e magari prendere il sole in riva al mare. Lei mi ha risposto che di sole e mare ce n’è pure a volontà davanti casa» raccontava Cettina.

« Cavolo! Hai scaricato su di me la responsabilità della cosa ma va bene, siamo amiche si o no? Invece Maria… già sarà tanto se non racconterà tutto ai suoi per mettere le mani avanti e tirarsene fuori» commentò l’altra e poi aggiunse:

«Ti aspetto qui sopra e… aspetta, ho un’idea. Ecco, prendi il mio cappello e se vedo arrivare qualcuno ti chiamo. Dirò che un colpo di vento l’ha portato via, è caduto giù in basso e tu sei scesa a recuperarlo. Però devi risalire subito appena ti chiamo».

Cettina, sollevata, sorridendo annuì e scese velocemente i gradini in fondo ai quali già la stavano aspettando le appassionate braccia di Sauro.

Giovanni intanto teneva sotto controllo la situazione attraverso gli scuri socchiusi del suo alloggio e, mentre da sotto giungevano inequivocabili segnali, osservava Dolores che, per quanto fosse razionale e controllata, iniziava a smaniare perché il tempo passava e il rischio stavolta s’era fatto davvero elevato.

Infatti dopo una mezz’ora e più di questa storia, Giovanni vide in lontananza arrivare con passo deciso una donna  e plausibilmente si trattava della madre di Cettina. Quindi la situazione si stava facendo davvero pericolosa per le due ragazze, per non parlare poi del ragazzo con cui se la sarebbero vista il padre, il fidanzato ed i due fratelli di lei.

Stava per scoppiare una mina, lo annusava nell’aria, glielo diceva la sua lunga esperienza di marinaio che in gioventù ne aveva fatte e viste di tutti i colori.

Così, in un inconsueto slancio d’altruismo, decise di intervenire uscendo fuori ad avvisare Dolores.

« Buon giorno, signorina. Lo so che non è bello impicciarsi dei fatti altrui ma ieri ero sveglio e non ho potuto non ascoltare. So cosa state combinando ma state attente perché da una delle finestre qui sopra ho visto che sta venendo in questa direzione una donna».

Dolores, a quelle parole, scattò in piedi, guardò in fondo alla stradina e prese a chiamare ripetutamente:

«Cettina, corri su, arriva tua madre! Vieni, sbrigati».

Giovanni le restò accanto ed iniziò a simulare il proseguimento di una ipotetica conversazione mentre la signora trafelata stava sopraggiungendo:

«… e la luce arriva fino a 12 miglia, più che sufficiente per le piccole barche. D’altra parte l’attracco è più in là, a Serice… Ah, buon giorno signora!»

La madre di Cettina, trafelata:

«Dov’è mia figlia? Dov’è quella disgraziata? E tu, Dolores, non hai niente da fare? Che idee strane ti vengono, faresti meglio a restartene a casa tua piuttosto che trascinarti dietro mia figlia che invece è una ragazza così ammodo e riservata».

E mentre Dolores ammutolita per quella scarica di insulti velenosi non sapeva che pesci prendere, Giovanni provvidenzialmente prese in mano la situazione.

«Ah, signora, non si preoccupi. Ho visto queste due brave giovani ferme ed incantate ad osservare il faro così, chiedo scusa a lei se mi sono permesso, ho domandato loro se volessero visitarlo ed ammirare il panorama dal terrazzino della lanterna».

Poi continuò:

« Siamo stati un bel po’ a chiacchierare poi un colpo di vento ha portato via il cappello di questa signorina e sua figlia si è gentilmente precipitata di sotto per recuperarlo. Ma chissà dove si sarà infilato».

Finalmente ecco risalire Cettina, rossa in volto e trafelata a cui Giovanni si rivolse come se continuasse un precedente discorso con lei

«Eccoti qua dunque, vedo che ti sei accaldata nel salire di corsa i gradini ed insabbiata tutta. Il sole scotta, ti ci vuole una rinfrescata. Vieni, anzi, venite tutte in casa così vi faccio un bel caffè e vi potete rifocillare un po’».

Dolores era basita, era convinta che Giovanni fosse un vecchio scorbutico, rimbambito ed anche un po’ malefico mentre invece in quel momento si stava rivelando un alleato astuto, sveglio e gentile. Ripensandoci successivamente, si ricredette molto su di lui pentendosi dello stereotipo che gli aveva cucito addosso.

Fu così che Cettina e Dolores evitarono per un soffio il finimondo ed io scoprii un lato finora nascosto del burbero ed accigliato Giovanni.

Ci tenemmo compagnia io e lui per tutta la durata della guerra poi, troppo anziano per restare qui da solo, se ne andò non so dove e da chi.

Spero che almeno abbia potuto chiudere la sua vita con un sorriso.

Cettina, come programmato, dopo un mese sposò Antonio e dopo altri otto mesi gli donò un bel maschietto.

La rividi qua dopo alcuni anni insieme a Dolores ed al suo bambino che, a guardarlo bene, assomigliava tanto ma proprio tanto al suo amato Sauro non più tornato dalla guerra.

Lo sguardo di Cettina si perdeva sul mare e sorrideva lievemente, ricordando.