Gerardo, l’altra mattina era molto nervoso, questa notte l’ho sentito alzarsi da letto più volte e, dopo una notte insonne, aveva una faccia spaventosa.
Lo osservavo in silenzio preoccupata mentre beveva il caffè.
«Buongiorno, che c’è, Gerardo, hai dormito male?», gli chiesi con apprensione.
So che ci sono due cose che rendono nervoso il mio uomo: la fame e il sonno.
«Non senti niente di notte?», mi apostrofò con un impeto che giudicai un po’ esagerato.
«C’è quel gruppo di ragazzini sotto l’albero in piazza che la sera sosta là fino a tarda ora da settimane!», continuò con enfasi.
«Fanno un baccano infernale, senza parlare dei cani dei vicini nella casa qui sotto che scorrazzano liberi nell’orto abbaiando».
«Hanno ululato tutta la notte; non ho dormito niente», esplose Gerardo fissandomi con occhi truci come se fosse stata colpa mia.
Io possiedo una grande fortuna: quando dormo, l’unica cosa che sento, è la voce delle mie figlie quando mi chiamano.
Per il resto, sembro in coma, imbalsamata.
Continuò:
«Anche gli altri inquilini del palazzo si lamentano, devo indire una riunione di condominio al più presto!», esclamò alla fine deciso (avevo dimenticato di dirvi che Gerardo, tra le altre cose fa l’amministtratore del condominio).
Silenzio da parte mia.
Persino Denk, in questi casi, non rilascia mai commenti sarcastici.
Impegnata nelle mie faccende, dimenticai l’accaduto, pulii, lavai, stirai, rassettai la casa e cucinai, canticchiando con la radio accesa e la giornata trascorse come il solito: tranquilla e abbastanza noiosa.
La sera, a cena, la famiglia si riunì come il solito ma non tirava aria buona; Gerardo era di malumore; era taciturno e non partecipò alla conversazione.
Nei giorni seguenti, l’argomento quotidiano fu questo: il modo migliore per risolvere il problema degli schiamazzi notturni.
Ieri sera eravamo a letto e, mentre io, sfinita e assonnata stavo per addormentarmi, all’improvviso lo sentii alzarsi di scatto e uscire da casa, in pigiama e pantofole.
Dalla piazza, che si trova a una trentina di metri da casa nostra e sulla quale si affacciano le finestre, si sentivano le risa del gruppetto di ragazzini e l’abbaiare insistente dei cani della casa sottostante.
Un po’ preoccupata, mi alzai da letto anch’io e andai sul poggiolo a osservare la scena.
Vidi Gerardo avvicinarsi al portone della casa sottostante, suonare il campanello e nel momento in cui la proprietaria si affacciò alla finestra, la apostrofò irritato:
«Non sente come abbaiano i cani? Cos’è sorda? Per sua conoscenza, soffrono di solitudine, li chiuda in casa!», lasciandola affacciata alla finestra ammutolita.
Poi si avviò verso la piazza e, rivolto alla banda di ragazzini, esclamò con un tono più controllato e paziente:
«Scusate ragazzi, io abito nel palazzo là di fronte, state facendo troppo rumore, ve lo chiedo per favore, o smettere di fare casino o andate da un’altra parte», li ammonì conciliante.
I ragazzi lo guardarono in silenzio, aspettarono che si allontanasse, si scambiarono uno sguardo d’intesa, e scoppiarono in una fragorosa risata, come a dire:
«Che cosa vuole da noi questo cretino!».
Gerardo ritornò a casa infuriato, borbottando e imprecando tra i denti perché sapeva di non aver risolto il problema e si mise a letto, non prima di aver rovistato nel cassetto del comodino da notte e infilato un paio di tappi di cera nelle orecchie.
Giuro, non lo avevo mai visto cosi!
Lui si addormentò poco dopo ma io non riuscii più a prendere sonno.
«Ha ragione Gerardo, non si può andare avanti così», pensai mentre osservavo Denk che aveva indossato una tuta mimetica, imbracciato un mitra (esagera sempre) e marciava avanti e in dietro sul poggiolo come se fosse stato un soldato di ronda e fosse in guerra con chissà quale nemico.
(È completamente pazzo!)
Il risultato fu che non chiusi occhio perché, oltre che pensare a operazioni di guerra inopportune, l’Impostore, chiamò a raccolta i suoi amici, i Pensieri Negativi, che mi ronzarono in testa tutta la notte e non mi diedero tregua.
Dopo la notte insonne, il mattino seguente, ero irritata e contrariata come Gerardo, anzi, di più.
Nel frattempo Gerardo convocò un’assemblea condominiale e organizzò una raccolta di firme.
Ha in mente un piano di guerra preciso e risolutivo (forse si è fatto influenzare da Denk, chissà …).
Tutte le notti lo sento uscire, avvicinarsi alla casa di fronte e infilare uno stuzzicadenti nel pulsante del campanello bloccandolo e commentare:
«Se non posso dormire io, non lo farete neppure voi!».
Con i ragazzi è un altro discorso, non se la sente di intraprendere azioni di forza, sono tutti minorenni e sta cercando una soluzione ragionevole, usando pazienza e buone maniere.
A volte scende in piazza a discutere con loro ma con scarsi risultati: per un po’ abbassano la voce, poi ricominciano a sghignazzare.
I ragazzi, forse, non sanno che quando Gerardo si mette in testa una cosa, è più cocciuto di un mulo!
Sono curiosa di vedere per come andrà a finire.