Janet Ward, era una anziana vedova senza figli. Alla morte del marito, rimasta sola nella grande casa in collina, per far fronte ai costi di manutenzione, oltre a quelli del grande giardino e degli alberi da frutta, pensò di utilizzare le quattro camere da letto vuote affittandole ai turisti per una o più notti, a seconda delle loro esigenze. Per quanto riguardava la cucina, la signora aveva chiesto alla sua vecchia cuoca Rose, se fosse disposta a cucinare anche per gli eventuali avventori, lei accettò, così da tre anni a questa parte gli affari per Miss Janet andavano a gonfie vele. Nel mese di giugno di quell’anno aveva ricevuto già quattro prenotazioni per la seconda settimana del mese, e stava appunto aspettando che arrivassero i villeggianti. Lucy, una graziosa e gentile cameriera di vent’anni, aveva sistemato le camere con cura come sempre.
La prima coppia arrivò alle 8.30.
I Signori Maud e George Grant, entrarono nell’atrio dove vennero accolti da Miss Janet con grande cortesia, e fatti salire nella loro camera.
Alle 9.00 arrivò il signor John Felding, scapolo, che viaggiava abitualmente da solo.
Nel giro di un’ora anche gli altri ospiti giunsero a destinazione, Mary Burton col fidanzato Fred Sanders, infine una coppia di amici un po’ attempati, Geremy Growe e Stanley Parker.
Tutti furono messi a loro agio e sistemati nelle rispettive camere.
I coniugi Grant, senza dire una parola, disfecero i bagagli. Ogni tanto George guardava la moglie, come se volesse iniziare a parlare, ma lei fingeva di non accorgersene.
«Maud, ti prego parliamone, non posso più sopportare di vederti così»
«Davvero? – rispose lei – potevi risparmiarti il viaggio allora mio caro! Non ho nessuna intenzione di parlare con te»
«Andiamo cara, è stato un momento di debolezza lo ammetto, sai che ti amo, non puoi farmi pagare per sempre lo sbaglio di un istante!»
Maud non rispose e continuò a sistemare i vestiti nell’armadio.
Nella camera accanto il signor Felding mise il suo bagaglio sul letto e lo aprì. Tirò fuori due completi di lino, le camicie, poi, da una tasca della valigia, estrasse una pistola.
Si guardò intorno un momento, poi decise di nasconderla sopra l’armadio avvolta in un panno scuro.
Mary e Fred, contenti di passare insieme qualche giorno in quel posto magnifico fecero una doccia e, teneramente abbracciati, parlarono del loro futuro e di come sarebbero stati felici una volta sposati. La loro camera era di fronte a quella dei Grant.
I signori Growe e Parker intanto, nella camera a loro assegnata, discutevano animatamente.
«Stan ascoltami bene, diceva Jeremy, sai benissimo che questa per noi non è affatto una vacanza. Quindi, per favore, stai molto attento a ciò che dici, e soprattutto non bere troppo, metteresti in pericolo la nostra vita»
«Stai tranquillo vecchio mio, rispose Stan, non sono uno stupido, so perfettamente che corriamo grossi rischi, infatti non sono venuto qui impreparato»
Estrasse un pugnale dalla valigia.
« E se questo non bastasse…»
Alzò il suo bastone da passeggio facendo scattare un bottone, ne uscì una lama lunga quindici centimetri.
«Come vedi, sono preparato a tutto»
«Spero che non sia necessario – disse Growe – fra quattro giorni verranno a prenderci amici fidati e fuggiremo in Africa! Nessuno ci troverà mai! Per il momento stiamo in guardia»
Scesero tutti nell’atrio dove Miss Janet aveva fatto preparare tartine e aperitivi di benvenuto per i suoi ospiti.
«Signore e Signori, vi comunico che il pranzo sarà servito alle 12.30 in punto, vi auguro un piacevole soggiorno. La nostra cara Rose sta preparando dell’ottima faraona al forno e frutta fresca a volontà. Nel frattempo potrete fare una bella passeggiata»
Uscirono tutti quanti nel grande giardino ricco di alberi da frutta e fiori meravigliosi.
Mary disse a Fred:
«Caro, andiamo a fare conoscenza con i signori Grant, sembrano simpatici»
«Veramente la moglie mi sembra una musona – rispose Fred – comunque, se lo desideri»
«Buongiorno signor Grant, mi chiamo Fred Sanders, questa è la mia fidanzata Mary»
«Molto piacere – rispose Grant cortesemente – questa è mia moglie Maud»
Le due donne si strinsero la mano e si sorrisero, poi iniziarono tutti e quattro a passeggiare chiacchierando tranquillamente.
Giunti a una curva del sentiero, Mary prese una storta alla caviglia e si fermò dolorante. Subito il signor Grant, che era più vicino a lei, si precipitò ad aiutarla.
Mentre la sollevava da terra lentamente le disse:
«A mezzanotte dietro il capanno degli attrezzi! Ti aspetto!»
«Si!» disse lei in un soffio, mentre sopraggiungevano di corsa il fidanzato Fred e Maud, la moglie di Grant.
«Cara stai bene?»
«Si grazie Fred, è solo una piccola storta! Forse è meglio che torniamo indietro piano piano, mi dispiace!»
«Ma certo – esclamò Grant – torniamo tutti, non c’è problema»
Presero la via del ritorno, ognuno seguendo in silenzio il corso dei propri pensieri.
Growe e Parker intanto bevevano una bibita fresca, quando il signor Felding si avvicinò loro dicendo:
«Buongiorno signori, mi chiamo John Felding, disturbo se mi siedo con voi?»
«No di certo, piacere di conoscerla, io sono Geremy Growe e questo è il mio amico Stanley Parker»
«Molto piacere – disse Parker sorridendo – come mai da solo signor Felding?» chiese.
«Oh, io viaggio sempre da solo sapete, non sono sposato, e il mio lavoro mi tiene occupato molte ore al giorno, quindi ho deciso di concedermi un periodo di vacanza»
«Capisco – disse Growe – comunque il fatto di non essere sposato non è certo una disgrazia. Avete visto il signor Grant? Poveretto, con una moglie così imbronciata non è certo l’uomo più felice della Terra»
Risero allegramente della battuta, quindi Felding chiese:
«E voi signori, in viaggio di piacere? Immagino che anche voi abbiate la fortuna di essere scapoli!»
«Ah ah ah – rise Growe – io lo sono, il mio amico Stan invece è rimasto vedovo due anni fa»
«Oh, mi dispiace molto mi scusi – disse Felding – certo, per lei sarà stata una consolazione avere un amico come il signor Growe immagino»
«Naturalmente – rispose Parker – ma vedo che è ora di pranzo, rientriamo?»
Dopo essersi complimentati con la cuoca per l’ottimo pranzo ognuno andò per conto proprio. I coniugi Grant a fare un riposino, i due fidanzati in giardino all’ombra di un albero, Felding in camera sua, Growe e Parker a giocare a scacchi.
Felding salì su una sedia e controllò che la pistola fosse ancora al suo posto quindi, rassicurato, si mise a leggere il giornale.
Maud, con un’espressione triste, guardava il marito appisolato sul letto – che vigliacco – pensava, parla di un attimo di debolezza, ma io so per certo che mi ha tradita molte altre volte, non gliela farò passare liscia, parlerò con mio padre, lo farò buttare fuori dalla società e poi chiederò il divorzio.
Il pomeriggio trascorse calmo e pigro per tutti, faceva molto caldo, si stava meglio in camera sotto le pale del ventilatore che fuori all’aperto.
Alle 19.30 si ritrovarono in sala da pranzo. Terminata la cena tutti gli ospiti chiacchierarono amichevolmente per un po’ finché uno ad uno si ritirarono per la notte.
Mary era molto tesa, erano le 23.30, fra poco avrebbe dovuto andare all’appuntamento con George Grant. Guardò Fred che dormiva profondamente, scese dal letto, indossò la vestaglia e, senza far rumore, aprì la porta piano piano, controllò che non ci fosse nessuno e scese le scale. La porta d’ingresso era chiusa, provò ad aprire una porta finestra che dava sul giardino – finora tutto bene – pensò – riaccostò la finestra e si recò a passo veloce verso il capanno degli attrezzi.
Un’ombra si affacciò sulle scale seguendo con lo sguardo Mary che ignara usciva nella notte. Era Felding!
Intanto Mary, arrivata al capanno, col fiato sospeso si guardò intorno, non c’era nessuno, era buio pesto. Perché non mi ha aspettata fuori? – si chiese. Aprì la porta del capanno con mani tremanti…
«George, George sono io…»
Nessuna risposta.
Cercò di abituare gli occhi all’oscurità quasi totale dell’ambiente
«George… ah» i suoi piedi urtarono qualcosa mentre avanzava piano. Restò immobile trattenendo un grido, avrebbe voluto fuggire ma la paura la fece rimanere inchiodata al pavimento. Con il cuore che batteva all’impazzata, si chinò e tastò con le mani l’ostacolo. Un barlume di luce illuminò per un istante il volto di Geremy Grove. Inorridita, tappandosi la bocca per non urlare, Mary tornò a precipizio sui suoi passi, uscì dal capanno e fuggì di corsa verso la porta finestra che aveva lasciata accostata. Senza guardarsi intorno salì le scale trafelata e rientrò nella sua camera, dove il suo fidanzato dormiva placidamente. Col cuore in tumulto, si chiedeva cosa fosse giusto fare. Non poteva chiamare aiuto, tutti avrebbero saputo di lei e di Grant, Fred l’avrebbe lasciata immediatamente, e lei sarebbe stata rovinata per sempre – No, no, non dirò niente, qualcuno lo troverà prima o poi – si coricò cercando di calmarsi.
George Grant, si girava e rigirava nel letto con i nervi a fior di pelle. Maledizione! La strozzerei con le mie mani, – pensava – guardando Maud, che finalmente era riuscita a prendere sonno. Ma ormai erano le due di notte, l’appuntamento con Mary era saltato, e lui era tormentato dal pensiero che lei l’avrebbe accusato di averla ingannata. Ma quella sera Maud aveva voluto parlare con lui a tutti i costi, diceva che avrebbe chiesto il divorzio. No, questo lui non poteva permetterlo, la sua fortuna dipendeva dal suocero che pagava profumatamente il suo lavoro, e li faceva vivere negli agi. Per cui passò tutta la serata a rassicurare la moglie che era pentito, che le avrebbe dimostrato il suo amore e la sua fedeltà da quel momento in poi. Asciugò le sue lacrime e la tenne stretta tra le braccia fino a quando non si addormentò. – Ancora maledizione! – disse fra sé, farò in modo di spiegarmi con Mary. Il signor Felding, dopo aver visto Mary uscire furtivamente dalla porta finestra, fu tentato di seguirla, ma rinunciò subito – è meglio non rischiare, qualcuno potrebbe vedermi – pensò – quindi rientrò in camera. Al mattino Bert, il giardiniere di Miss Janet, andò al capanno per prendere gli attrezzi da lavoro come ogni giorno. Si meravigliò molto nel trovare la porta socchiusa – strano – pensò, sono sicuro di averla chiusa bene ieri pomeriggio. Entrò e restò senza fiato: il cadavere di un uomo era riverso sul pavimento, con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca, le mani irrigidite contro il petto. Fece un balzo all’indietro per lo spavento e, con un grido soffocato, si mise a correre verso la casa, chiamando a gran voce Miss Janet.
«Ma cosa succede Bert – disse lei – farai spaventare i miei ospiti»
«Miss Janet, una cosa terribile! Nel capanno c’è il cadavere di un uomo! Presto venga a vedere!»
Miss Janet seguì di corsa il giardiniere, nel frattempo i villeggianti, che stavano facendo colazione, avevano notato la mancanza di Growe.
«Dov’è il suo amico signor Parker?» chiese Fred, il fidanzato di Mary.
«Non saprei, immagino che si sia alzato presto e sia andato a fare una passeggiata, certo poteva anche avvisarmi, d’altronde lui è fatto così, non mi meraviglio più di tanto»
Udirono tutti le grida di Bert il giardiniere e incuriositi, vedendo che correva verso il capanno con Miss Janet, si alzarono e li seguirono tutti insieme.
«Oh mio Dio – gridava Miss Janet fuori di sè per l’orribile scoperta – bisogna chiamare subito la polizia!!!»
I signori Grant e Felding affrettarono il passo, giunti al capanno rimasero impietriti:
«Ma è Growe! È morto! Ma come è possibile?»
Giunsero anche gli altri, che si scambiarono occhiate di sgomento. Il povero signor Parker alla vista del suo amico esanime, si prese la testa fra le mani gemendo e farfugliando parole senza senso.
«È la giustizia divina! Tutti pagheremo… i nostri peccati… Dio vede tutto»
Felding, dopo il primo momento di smarrimento, stava fissando Mary con intensità. Possibile che fosse lei l’assassina? Lei stava immobile e si appoggiava a Fred, senza espressione e senza dire una parola. Grant, spaventato a morte, stringeva le spalle di sua moglie Maud, che tremava come una foglia. Arrivò la polizia con il medico legale, il quale stabilì che la morte risaliva a molte ore prima, sarebbe stato più preciso in seguito. I poliziotti fecero gli accertamenti del caso e dissero ai presenti di mettersi a disposizione delle autorità. Il commissario Stenton li avrebbe interrogati entro la mattinata. Mentre uscivano dal capanno, Parker si accorse di un piccolo triangolo di carta che usciva da una tasca dei pantaloni dell’ucciso. Lo prese velocemente e se lo mise nel taschino del gilet.
Tutti i villeggianti naturalmente erano agitati, ognuno per le proprie ragioni: Mary perché non poteva parlare con nessuno della scoperta del cadavere, Grant perché non aveva modo di parlare con Mary per spiegarle il motivo del mancato appuntamento, Maud, moglie di Grant, era molto provata dalle discussioni col marito, si sentiva debole e confusa, e questa morte improvvisa l’aveva distrutta del tutto. Felding era molto perplesso, non sapeva come interpretare il fatto di aver visto Mary uscire dalla casa a mezzanotte. Vedendo Parker, l’amico del morto, da solo in un angolo della sala, gli si avvicinò e chiese:
«Forse il suo amico era malato di cuore?»
«Beh, non era in perfetta forma, ma quello che proprio non capisco è cosa ci facesse nel capanno a quell’ora!»
«Certo, ha ragione, è davvero strano» – disse Felding.
Andò a versarsi un bicchiere di aranciata con aria pensierosa.
Parker si era appartato per poter leggere il biglietto preso dalla tasca di Growe, quando Felding si allontanò lo aprì e lesse
“alle 23.00 al capanno”
Ma che significa – pensò sempre più inquieto – chi poteva dargli appuntamento senza che io lo sapessi? A meno che… No, non può essere, però… da uno come lui… mi aspetterei di tutto. Forse si stava accordando per andarsene da solo, senza di me, avrà contattato gli amici in mia assenza per lasciarmi da solo ad affrontare le conseguenze del…. accidenti! È tutto così assurdo, non so che pensare. Il giorno seguente il medico legale comunicò al commissario Stenton che la morte del signor Growe era stata causata da un infarto e, a parte la stranezza del ritrovamento nel capanno, nulla faceva pensare a un omicidio, bensì a una morte naturale.
George Grant riuscì a trovare Mary in giardino, momentaneamente sola, le si avvicinò e disse:
«Mary cara, lascia che ti spieghi.. stanotte io…»
«No, George, non voglio più sentire le tue bugie, quando sono arrivata al capanno e ho trovato il corpo di quell’uomo, quasi morivo dalla paura, tu non c’eri e io non sapevo cosa pensare! Poi ho riflettuto, e ora mi domando se tu c’entri qualcosa con questa storia»
«Io?? Ma sei pazza? Sono dovuto restare tutta la sera in camera con Maud, non riusciva a dormire, piangeva continuamente, non potevo assolutamente allontanarmi! Te lo giuro!»
«D’accordo George, ho capito benissimo! Per te contano più il denaro e la carriera, sei disposto a restare per sempre con una donna che non ami, pur di non rinunciare alla vita comoda. È finita George, vattene via! Io per te avrei rinunciato a tutto»
George stava per replicare, ma la voce di Fred lo bloccò:
«Mary, tesoro eccomi… oh Grant c’è anche lei, e Maud dov’è? Potremmo andare insieme a fare due passi per rilassarci un po’»
«Maud non si sente molto bene Fred, grazie lo stesso. È ancora sconvolta per lqa morte di Growe, sa, mia moglie è molto impressionabile. Ci vediamo all’ora di cena»
Due giorni dopo la vacanza finì per tutti, erano in arrivo altri villeggianti, quindi ognuno preparava il proprio bagaglio. Parker aveva provveduto al trasporto della salma del suo amico e ora si apprestava a fare ritorno nella sua città col treno delle 18.30. Incontrò Felding nell’atrio mentre fumava una sigaretta.
«Salve Parker, in partenza?»
«Eh si, senza il mio amico Stan non mi resta che tornare a casa e riprendere la solita vita monotona, mi mancherà»
«Ho un idea Signor Parker – disse Felding – se vuole le dò un passaggio fino in città, sa, io non vivo molto più lontano, devo comunque passare di lì, ci faremmo compagnia. Che ne dice?»
«Oh, lei è davvero gentile Felding, accetto volentieri, l’idea di viaggiare da solo in questo momento mi deprime»
«Ok allora, affare fatto, potremmo metterci in viaggio fra un paio d’ore, va bene?»
«Benissimo, grazie ancora»
Intanto Mary e Fred, con i bagagli già pronti, salutarono con affetto Miss Janet, poi gli altri villeggianti, e se ne andarono.
Dopo una mezz’ora, anche George e Maud furono pronti, salutarono tutti, salirono in macchina e partirono. Infine, giunse anche per Parker e Felding il momento di andare.
Miss Janet fece i migliori auguri a Parker, gli rinnovò le condoglianze per la perdita del suo amico, salutò Felding con simpatia e li guardò andare via sorridendo.§Durante il viaggio i due conversarono del più e del meno. A un tratto Felding disse:
«Sa Parker, il suo amico, il signor Growe, era un tipo simpatico, e mi sembrava una brava persona, vi conoscevate da molto?»
«Da più di trent’anni, quante ne abbiamo fatte insieme, quando io mi sono sposato ci siamo un po’ persi di vista, ma siamo sempre stati ottimi amici. Voglio confidarle una cosa caro Felding, non so perché ma lei mi ispira fiducia. L’ho tolto dai pasticci più di una volta»
«Davvero? Forse beveva troppo?»
«Ah si, beveva come una spugna, ma la cosa peggiore era che parlava troppo e inoltre aveva il brutto vizio di proporre affari non sempre… come posso dire… sicuri»
«Che intende dire? Truffava la gente?» chiese Felding.
«Beh, a volte sì. Le potrei raccontare un fatto molto increscioso avvenuto circa 25 anni fa, se non l’annoia ascoltarmi»
«Tutt’altro, sono molto curioso» rispose Felding.
«Quell’anno Growe si era messo in testa di fare un investimento molto forte nelle miniere di Stanford, quindi, non avendo denaro sufficiente, chiese la somma a un certo Shirling, suo amico da anni, col quale aveva già fatto piccoli affari»
«E come andò l’investimento?» – chiese Felding con una certa curiosità.
«Un disastro, la miniera saltò in aria, morirono decine di minatori, e l’affare andò in fumo»
«Sono rischi che si corrono – disse Felding – e come finì?»
«In modo tragico, purtroppo. Shirling, disperato, chiedeva a Growe la restituzione del denaro che gli aveva prestato, ma lui disse che non ne aveva, così fu denunciato e finì davanti al giudice»
«Restituì la somma dunque?»
«Sa giovanotto, rispose Parker, io a quel tempo ero un abile avvocato, e riuscii ad evitare, a furia di cavilli giudiziari, che pagasse. Non sono fiero di questo, ma eravamo giovani e tutto sembrava lecito… capisce?»
Felding tacque per un po’, poi domandò:
«Che ne è stato di quel Shirling?»
Parker aspettò diversi secondi prima di rispondere.
«Shirling, completamente rovinato e moralmente distrutto, si uccise con un colpo di pistola alla tempia. Questo ricordo ha tormentato molte delle mie notti in seguito. Ma ormai era fatta. Growe tentò di rimediare, offrendo il suo aiuto alla moglie rimasta sola coi due figli, ma lei rifiutò sdegnosamente. Non li ho mai più rivisti, non so più nulla di loro» Felding frenò all’improvviso e si fermò sul ciglio del fossato. La strada era deserta, Parker, spaventato da quella manovra gridò:
«Ma che fa, è impazzito?»
«ERA MIO PADRE!!!»
«Cosa?? – Parker lo guardò sbalordito – Ma che sta dicendo Felding! Suo padre? Chi era suo padre?»
«David Shirling era mio padre, maledetto bastardo! Si è ucciso a causa vostra, tua e di quel Growe!»
Parker aveva gli occhi fuori dalle orbite, non riusciva ancora a rendersi conto di ciò che stava avvenendo.
«Ma è giunto il momento di pagare finalmente. Raggiungerai il tuo amico all’inferno!»
«No, no… ma che dice, è passato tanto tempo ormai, ma… sono disposto a farmi perdonare, mi dica lei cosa vuole…»
«Voglio che ascolti la mia storia»
«Sì.. sì… certo come vuoi..»
«Io mi chiamo Robert Shirling, quando mio padre si uccise, la nostra vita, che fino ad allora era stata molto serena, divenne un calvario. Per mia madre, che andò a lavorare come serva in casa di gente ricca, che prima ci salutava cortesemente, dopo la disgrazia ci teneva a distanza come appestati. Per noi figli, ancora bambini, che perdemmo tutti gli amichetti. Sa, il suicidio è un peccato mortale, diceva il pastore a mia madre. Cambiammo città, ci trasferimmo in un piccolo paese di campagna, dove mia madre lavorò nei campi e badò alle bestie del fattore in cambio di cibo e alloggio, fino a morirne, distrutta dalla fatica. Lei, che non aveva mai lavorato prima, se non per accudire il marito e i figli. In qualche modo diventammo grandi, mia sorella ed io. Maggie ora è sposata e ha una famiglia unita, io invece, ho passato questi anni pensando solo alla vendetta. Sapevo che volevate fuggire perché le persone che avete truffato due mesi fa vi stavano cercando per uccidervi, quindi vi ho fatto avere un messaggio, dicendovi di recarvi alla pensione di Miss Janet, dove certi ”amici” vi avrebbero aiutati a scappare>>.
Parker era impietrito, non riusciva a parlare, una paura folle si era impossessata di lui.
«Ho ucciso io Growe!!!» disse gelido Felding.
«Oh no, oh Dio aiutami…»
«Ci sono veleni che non lasciano tracce, non lo sapevi? È stato un gioco da ragazzi avvelenargli il brandy e poi fargli avere un biglietto in cui gli dicevo di farsi trovare al capanno alle 23.00»
«Io ho trovato quel biglietto, e… l’ho distrutto!!» – balbettò Parker.
«Ahahah, credevi che il tuo caro amico ti avesse tradito! Molto divertente! Ora basta! Scendi dalla macchina!»
«No ti prego, perdonami, la colpa è tutta di Growe ed è morto! Risparmiami!»
Mentre gridava e piangeva venne spinto fuori dall’abitacolo. La canna della pistola infilata in bocca gli impedì di chiedere ancora pietà. Il colpo esplose assordante e implacabile. Robert Shirling guardò il cadavere con un ghigno soddisfatto, poi con un piede lo spinse nel fossato. Non lo avrebbero trovato tanto presto. Il fosso era profondo e quella strada poco frequentata. Risalì in macchina, accese una sigaretta, guardò verso il cielo dicendo: «Giustizia è fatta papà!».
Ripartì lasciando dietro di sé una nuvola di polvere.
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