«Quanto è lontana Montmartre? Mio dio, è dall’altra parte della luna!».
Augustin si accorge troppo tardi di non essere solo. L’uomo, l’ubriaco, a dire il vero, che l’ha sentito, barcolla e si appoggia a lui per sostenersi, inondandolo di un fetore insopportabile.
Un coro di risate fa eco alla sua espressione sorpresa e costernata. Si volta verso il locale e vede all’esterno un gruppo di uomini malvestiti nonostante il freddo che sogghignano alle sue spalle.
«Ahahah, un’altra vittima del buon Chaïm! Vieni straniero – sei straniero, vero? Nessun parigino si vestirebbe così a Montparnasse! – dentro abbiamo la cura per il tuo naso, se non per il suo odore!»

A parlare è stato un uomo magro, scuro di capelli, di media statura, insolitamente bello. Nella mano destra tiene tra le dita una sigaretta quasi consumata, nella sinistra una bottiglia. È a capo scoperto, vestito di un completo di velluto sdrucito.
«Allora, vieni dentro o vuoi continuare a contemplarlo?».
«Piantala, Max, non vedi che è solo sconvolto? E chi non lo sarebbe dopo aver annusato Chaïm così da vicino?».
Max Jacob studia per un attimo Augustin: «Sì, forse ai ragione» dice, «peccato!»
«Ma… e lui?» chiede Augustin, indicando l’ubriaco, che ora si è seduto contro la ruota di un carro.
«Lascialo perdere» dice Modigliani, accennando ad entrare, «il suo odore riuscirebbe a scacciare anche la polmonite!»
Pur esitando, Augustin si decide a seguire gli uomini dentro il locale, non mancando comunque di guardarsi indietro.
«Ma come è possibile…»
«Il buon Soutine ha deciso di mettersi a dipingere animali morti. Non nature morte, capisci, proprio animali! Solo che è lento e dopo un po’ i cadaveri si decompongono…»
«Ah, ecco a cosa era dovuto quell’odore!».
«Appunto. Per questo l’abbiamo cacciato fuori.»
Augustin scuote la testa e si guarda intorno. «Mi dispiace, ma non credo di avere molti soldi, e devo ancora trovare da dormire…»
«Niente paura!» fa un ragazzo con un forte accento polacco, «vieni con noi alla Ruche!»
«Moïse ha ragione! Alla Ruche c’è posto per tutti!».
«E alla Closerie des Lilas non si nega da bere a nessuno!» gli fa eco un altro uomo, più anziano, che porta in testa un cappello a tesa larga e sopra le labbra un paio di improbabili baffetti.

«E così hai conosciuto anche il principe dei poeti!» dice quello che l’aveva accolto, mettendogli un braccio intorno alle spalle, un po’ per avvicinarlo al tavolo e un po’ per sostenersi.
Vinto dalla stanchezza e da quell’atmosfera, Augustin si lascia cadere su una sedia, accetta il bicchiere di vino rosso che gli viene dato, ne beve un sorso, quasi si strozza sentendone il gusto forte e aspro, ma poi prende un respiro e tracanna d’un sorso il liquido.
«Bravo, così si fa!» gli dice soddisfatto l’uomo con i baffi, tu cosa fai? Sei un pittore, uno scultore, un poeta come me? Ricco di sicuro non lo sei!». Ed esplode in una risata.
Timidamente, Augustin si guarda intorno. Cosa è meglio dire a quegli uomini così diversi uno dall’altro, accomunati soltanto dall’ebbrezza alcolica e – forse – dall’arte? Potrebbe dire che anche lui è un pittore, e uno scultore se avesse i soldi per i materiali, ma teme che farebbero domande, che vorrebbero sapere, e l’esperienza gli ha insegnato che più si parla e meno e più è facile sbagliare.
«Io, per la verità, 𝑑𝑜𝑟𝑚𝑜…» dice, dopo un attimo di esitazione.
Dopo un attimo di stupore, una risata collettiva accoglie la sua dichiarazione.
«Bravo! Scriveremo un nuovo manifesto, “Les endormis”!».

Il vino continua a scorrere, cattivo ma forte quanto basta, e pian piano le ore passano. Qualcuno esce, qualcun altro crolla sulla sedia, viene rimesso insieme e portato fuori, a risvegliarsi all’aria fredda. Chaïm Soutine dorme ancora appoggiato alla ruota, e ci starà finché il carrettiere non verrà per andare al mercato, la mattina dopo, o finché non sarà morto di freddo.
Augustin esce con gli ultimi e viene accompagnato barcollando alla Ruche, dove gli ubriachi entrano ridendo e cantando. Da una finestra al piano superiore un uomo si sporge e urla oscenità. Lui lo guarda stupito, ma gli altri gli dicono di non farci caso.
«È quel prete di Chagall!» dicono, ancora più forte, «fa così tutte le notti, gridagli anche tu qualcosa». Augustin unisce la mani a coppa davanti alla bocca e urla a tutta voce: «𝐴̀ 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑐𝑒 𝑠𝑒 𝑡𝑟𝑜𝑢𝑣𝑒 𝑀𝑜𝑛𝑡𝑚𝑎𝑟𝑡𝑟𝑒?».
C’è un attimo di silenzio, poi Marc Chagall risponde: «𝑀𝑜𝑛𝑡𝑚𝑎𝑟𝑡𝑟𝑒 𝑒𝑠𝑡 𝑑𝑒 𝑙’𝑎𝑢𝑡𝑟𝑒 𝑐𝑜̂𝑡𝑒́ 𝑑𝑒 𝑙𝑎 𝑙𝑢𝑛𝑒!», scatenando l’ultima generale risata della notte.