Capitolo ventitreesimo

Lo stato di salute di Caterina peggiorò improvvisamente , non più per l’artrite a cui si era abituata ma per una lesione al midollo spinale provocata da una frattura alle vertebre .
Questa provocava spasmi dolorosissimi in tutto il corpo ed era terribile non poter controllare i propri movimenti.
Era troppo, Caterina non aveva più voglia di combattere, voleva solo morire.
Le fecero un intervento alla schiena senza assicurarle niente, era un tentativo e lei sperava di non svegliarsi dall’anestesia.
Ma questo non era il volere di Dio o chi per Lui.
Dopo un anno di ricoveri, complicazioni, esami, riabilitazione Caterina tornò a casa sulla sedia a rotelle e dipendente completamente dagli altri.
Avendo bisogno di assistenza giorno e notte dovette assumere delle badanti.
Fu un via vai di sconosciute di tutte le nazionalità che la sballottavano, la lavavano, la vestivano, invadevano la sua casa, la sua intimità.
Era difficile abituarsi, rimaneva sempre la paura dell’impotenza a muoversi, dell’abbandono ogni volta che la badante cambiava.
Caterina certe notti sognava di alzarsi da letto, di correre, di fare lunghe nuotate in mare.
Erano gli unici momenti di gioia.

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A Sestri arrivò una bella signora americana, parlava bene italiano ma con l’accento di quelli che hanno vissuto negli USA a lungo.
Si sistemò in albergo e cominciò a cercare casa: l’agente immobiliare era stupito della sua conoscenza di Sestri ma lei non dava molte spiegazioni ed era determinata nelle sue scelte.
Non aveva problemi di soldi e comprò una casa sulla Mandrella con un prato davanti dove, tra i pini, si vedeva la Baia del Silenzio.
Mentre aspettava che le sistemassero la casa, Wendy andava in giro per Sestri, trovò la casa dove era cresciuta, la scuola, i luoghi dell’infanzia, negozi alla moda al posto degli alimentari, quartieri completamente nuovi, le case sul mare abitate quasi tutte da forestieri.
A volte incontrava persone dall’aria familiare, riconobbe anche qualche vecchia amica ma a fatica si tratteneva dall’abbracciarla e raccontarle tutto.
Al cimitero trovò la tomba dei suoi genitori: come erano morti giovani e vicini uno all’altra!
La foto sulla tomba li ritraeva felici e sorridenti e Wendy rimase a osservarli con molta nostalgia.
Ora bisognava trovare Caterina!
Non fu difficile rintracciarla e decise di scriverle una lettera per informarla del suo ritorno, darle qualche ragguaglio e chiedere di incontrarla.

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Ci vollero tutte le forze dei parenti e degli amici unite insieme per fare accettare a Caterina il suo nuovo stato.
Ebbe la fortuna di trovare una nuova amica, una giovane dottoressa che era venuta ad abitare nell’appartamento sotto il suo con i due figli.
Era molto bella e simpatica ma soprattutto amava il suo lavoro.
Si prese carico di Caterina e la curava con scrupolo, preparazione e disponibilità. Rese la vita di Caterina molto più semplice.
Le amiche le facevano compagnia, cercavano ogni modo per rallegrarla, farle tornare la voglia di vivere.
Per il suo compleanno la vicina amica Tiziana le organizzò un concerto privato con due musicisti che Caterina amava molto e loro cantarono e suonarono solo per lei.
Fu una emozione grandissima!
Piano piano ricominciò a leggere, ad ascoltare musica, qualche volta a uscire anche se con la sedia a rotelle era complicato.
Poi cominciò a fare una cosa che aveva giurato non avrebbe mai fatto:scrivere.
Lei aveva sempre saputo di non avere talenti:era una buona lettrice, ascoltava musica, amava il cinema, visitava mostre e musei, ma di suo non sapeva fare niente.
E ora, diventata vecchia e con poche alternative, le venne questa passione che le occupava gran parte della giornata.
Una mattina, nella posta tra le solite bollette, la badante le consegnò una lettera che arrivava da Sestri: era di Wendy!

Non fu molto sorpresa,sembrava quasi che si aspettasse il suo ritorno e ne sentiva il bisogno.
Anche se non si erano più viste né sentite c’era un legame indissolubile tra di loro.
Le telefonò subito: che effetto risentire le loro voci!
Caterina con la voce bassa, la sua cantilena genovese, faceva quasi fatica a parlare; Wendy con un tono squillante e uno strano accento americano organizzò subito un incontro.
Caterina parlò di lei come una vecchia amica conosciuta a Parigi tanti anni prima.
Sembrò molto strano agli amici e soprattutto a Marisa e Nino non aver mai sentito parlare di lei ma a volte si crede alle cose più assurde e non alla verità.
Arrivò il giorno fatidico: Wendy entro nella stanza dove Caterina la aspettava seduta sulla sua sedia a rotelle, si guardarono negli occhi e capirono che erano di nuovo un unico essere.
Quante cose da raccontare: due vite vissute in condizioni completamente diverse ma intensamente.
Quella di Caterina così dura ma piena di affetti, quella di Wendy facile e con tutto quello che era mancato a Caterina; ora che si erano ritrovate potevano completarsi.
Ma la domanda restava: chi decideva i destini delle persone, chi stabiliva ciò che non dipendeva dalla volontà dell’uomo?
L’unica certezza è che la vita è una e devi viverla meglio che puoi.
L’unica speranza è che non finisca tutto con la morte ma che essa serva a sciogliere tutti i dubbi.

EPILOGO

Wendy e Caterina andarono od abitare insieme nella casa sulla Mandrella.
Wendy era felice di incontrare i vecchi amici rivedere i fratelli, conoscere i nipoti.
Tutti vedevano questa bella signora, con un fisico da ragazza,
un bel sorriso, solo gli occhi avevano qualcosa di familiare e assomigliavano a quelli di Caterina.
Riuscirono a condividere una grande gioia: la nascita di Federico figlio di Tiziana, bambino venuto al mondo con caparbietà e simbolo della rivincita sulla sofferenza e sulla sfortuna.
La vita andava avanti e potevano godersi la loro vecchiaia
non con Giuseppe o Nelson come avevano pensato ma insieme.
Alla sera, sul prato, contemplavano la Baia dove tutto era cominciato e tutto sarebbe finito.

FINE