Nella famiglia Calz, di origine scozzese, nacquero due gemelli che furono chiamati Ino ed Etto.
Avevano classe innata in quanto la ditta Calz era sinonimo di classe, esclusività, raffinatezza.
Non erano nati sotto un cavolo loro, bensì sotto un bell’albero di Natale ed appena venuti al mondo, furono subito accarezzati, palpeggiati in mezzo a tanti sorrisi. Si illusero per un po’ circa la vita che li attendeva ma già il giorno seguente capirono che la loro destinazione non era accanto ad un sorriso ma un po’ più in… giù.
Si, infatti il giorno dopo al risveglio Marco li separò con un taglio netto di forbice, poi se li infilò ed uscì in giro. La loro nuova destinazione era un ambiente molto stretto ed anche decisamente puzzolente. Era difficile anche respirare ma li confortava il pensiero di essere letteralmente l’uno ad un passo dell’altro. Si chiamavano sottovoce in modo che nessuno li sentisse: “Ino, ci sei?” , “Si, Etto, non temere, sono qui accanto a te”.
Andò avanti così per un po’ tra brevi separazioni e nuove passeggiate finché un giorno Ino si ritrovò solo, angosciosamente solo. Aspettò, aspettò per giorni sopra quel brutto mobile nello sgabuzzino, aspettò con la speranza sempre più flebile di ritrovare Etto Si sentiva incompleto senza di lui, la sua stessa esistenza non aveva significato.
Languiva così tanto tristemente che arrivò addirittura a meditare di farla finita, di buttarsi nel secchio dell’indifferenziata. Mentre era immerso in questi funerei pensieri, gli si avvicinò un lontano parente di nome Ettone, un tipo grosso ma in verità molto caloroso che gli propose di far coppia con lui. Accettò di buon grado, quasi un po’ sollevato, ma durò poco quella storia anche perché lui insistè nel volerlo portare in un posto poco raccomandabile: il “Vortice D’Acqua”.
Lì girava ovunque una misteriosa polvere bianca e gli avventori, che erano di tutti i colori, erano completamente fatti di quell’acqua densa di polvere. Così, prima ancora di capire bene la situazione, iniziò una musica assordante: Psccccccccccccccccchhh, blum…blum… blum… infine iniziò a girar tutto follemente un po’ in qua ed un po’ in là. C’era totale promiscuità lì dentro molto imbarazzante per un raffinato come lui. Si trovò avviluppato ad uno strofinaccio a scacchi che gli faceva gli occhi dolci mentre uno slip brasiliano gli sfiorava in modo inequivocabilmente provocante l’elastico; un reggiseno rosa lo accolse per un po’ in una coppa e fu un attimo davvero bello quello. Ad un certo punto vide Ettone annodato ad una manica di camicia mentre una canottiera lo abbracciava in una strana cosa a tre. Roba tosta, veramente hard, da raccontare sottovoce solo ad Etto semmai lo avesse ritrovato. Poi, d’un tratto questo porno vortice accelerò parossisticamente, si trovò spinto alle pareti, svuotato d’ogni energia. Si guardò: era tutto acciaccato, sfinito e con striature e tracce di altrui colori addosso.
Intanto Etto se ne stava al sole, alquanto impallidito e con un odore antipatico addosso. Era infatti caduto nella piscina della signora Gina Candèg. Lì giacevano immobili, in mistica attesa di purificazione, panni vari ex peccatori goduriosi recanti tracce inequivocabili di bagordi: sughi, cioccolate, vini, caffè. Si dovevano mondare da tutti qui peccati giacendo per un adeguato periodo in potere della signora Gina, donna dalle maniere decisamente forti ed aggressive per cui stavano tutti zitti e buoni ad aspettare.
Arrivò infine il giorno che Ino ed Etto si ritrovarono su quel brutto tavolo dello sgabuzzino ma l’uno sbiadito e l’altro macchiato. Si riconobbero subito e se ne fossero stati provvisti, avrebbero pianto lacrime di gioia intensa. Avevano perso eleganza, stile ma si erano arricchiti d’esperienza. Erano oramai diversi esteriormente ma il cuore era lo stesso. Si abbracciarono stretti, stretti e decisi a non separarsi più. E stanno ancora così perché Marco non li indossa più di certo.
M.M. immagine dal web.