Chi non ha mai sognato un viaggio a Dubai? Ecco io ero una sognatrice, dopo qualche anno di sacrifici e scongiurato mio marito titubante, finalmente il sogno un giorno divenne realtà.

E così fu che ci trovammo catapultati nello sfrenato lusso dei grattacieli d’oro.
A pochi chilometri,  dalla Dubai dei grattacieli, si estendeva il deserto, per un bel safari. Si doveva decidere se affidarsi a un tour guidato,  e farsi trasportare su queste  distese di sabbia a bordo di un fuoristrada con tanto di guida, oppure decidere di mettere alla prova il nostro talento da turisti fai da te, e guidare noi stessi noleggiando le tradizionali fuoristrada.

Dopo aver fatto due conti mio marito il solito spilorcio optò per il noleggio.
Romanticamente parlando si poteva noleggiare anche un cammello, capirai lui nemmeno in groppa a un cavallo sapeva salire.E così noleggiammo il fuoristrada.
Ora voglio darvi un consiglio portatevi più ruote di scorta, noi solo una, molto  carburante, olio per il motore, cinghie della ventola, chiavi inglesi, praticamente un officina dietro.Eppure sembrava che eravamo carichi di roba superflua.

Le temperature nel deserto, di giorno, sono molto elevate e le condizioni  sono abbastanza estreme, ma noi sapevamo da mappa di raggiungere presto un accampamento con tipica cena e un bel tè, e mio marito non vedeva l’ora di vedere esibizioni della danza del ventre e la possibilità di fumare un tipico narghilè, come un tossico.

Il viaggio cominciò un po’ ventoso con la sabbia negli occhi, cavolo mi ero dimenticata anche il foulard in albergo per tapparmi almeno la bocca.Si dondolava tra le dune e non si vedeva nemmeno l’ombra di un  accampamento.
Improvvisamente uno scoppio, bumm…e vaiii!! pneumatico forato.
Mio marito incominciò a darsi forza furfugliando qualche cosa  per cambiarlo, sudato marcio finalmente ci riuscì, bevve come un cammello una borraccia di acqua, ci rimettemmo in cammino, per dove: bhoo!

Lampeggiava una spietta sul cruscotto, mio marito scese riempì il serbatoio di benzina e soddisfatto si rimise alla guida, io intanto provavo col cellulare a vedere qualche indicazione, invece in  quell’immensità che ci circondava  non c’era campo.La spietta comunque continuava ad essere accesa, il fuoristrada si bloccò e rimanemmo in panne, era la spia olio mancava , non ne avevamo.

In lontananza scorgemmo delle fioche luci, decidemmo di incamminarci a piedi, sperando che non fosse solo un miraggio.La temperatura cominciava a calare, cominciavo a sentire freddo, non si arrivava mai, i piedi affondavano nella sabbia,  l’acido lattico ormai sicuramente era arrivato nel sangue, gli occhi ormai bruciavano da non poterli più tenere aperti.Finalmente stremati arrivammo all’accampamento ci accolsero e ci rifocillarono. Ora mio marito era tranquillo e beato a vedere la pancia che oscillava tra i veli di una ragazza mozzafiato.Io ero agitatissima per il viaggio di ritorno dell’indomani.Due occhi scuri nascosti sotto il tipico turbante mi fissavavano, ora mi rendevo conto che i tuareg sono quello che sono, affascinanti.

Tutta la notte non ho chiuso occhio, un po’ bruciavano, un po’ il viaggio di ritorno mi dava ansia, e poi quei due occhi di onice sembrava che ancora mi fissavano.
Stetti tutta la notte a pensare, non farò più un viaggio nel deserto ma se dovessi ripeterlo lo farei da sola, senza marito rincoglionito.Non con un fuoristrada, ma noleggerei un cammello e quell’uomo blu con occhi di onice e vaiii!! thiè!!!