«Piantetela subito! Finirete per fargli male!»
I due ragazzi che tenevano Luca a testa in giù dentro il bidone della spazzatura trasalirono sentendo la voce femminile alle loro spalle. Il più grande, Luigi, che faceva meno fatica a sostenere il peso, si voltò.
«Cazzo, Ermes,» sussurrò all’amico, «è Wendy, tiriamolo fuori!»
Sbuffando, i due piccoli teppisti tirarono su il ragazzino e l’appoggiarono di malo modo a terra.
«Adesso tiratelo su e pulitelo!», gli intimò Wendy, «Subito!» aggiunse, visto che i due esitavano.
I ragazzi obbedirono, cercando senza riuscirci di salvare la faccia davanti agli amici.
Il fatto era che Wendy, anche se aveva pressapoco la loro stessa età, sugli undici anni, vuoi perché le ragazze crescevano prima, vuoi per certe sue caratteristiche, picchiava duro – oh, se picchiava!
Se lo ricordava molto bene Salvatore, uno dei più alti e il capo della banda, che per essere andato a dire in giro che Wendy ‘era una troia’, anche se probabilmente non sapeva bene cosa significasse, si era ritrovato con il naso rotto e due denti in meno. Sì che aveva raccontato di essersi fatto male durante una rissa con gli sbirri, ma nessuno gli credeva, e comunque era il primo a girare alla larga dalla ragazza.
I più piccoli, che non avevano ben chiaro cosa stesse succedendo, continuavano a canzonare Luca, che aveva le lacrime agli occhi e faceva sforzi disperati per non mettersi a piangere.
«Luca ciccione! Luca merdoso! Luca puzzone!» cantavano in coro.
Uno sguardo furibondo di Wendy bastò a zittirli e a farli ritirare in disparte, la coda tra le gambe.
Ripristinato l’ordine, la ragazza prese per mano il piccolo Luca e lo portò lontano dalla banda.
«Ma cosa ti è girato di andare con loro?» disse, «lo sai come va a finire!»
A quel rimprovero Luca ruppe gli argini e le lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo viso.
«Ma io non credevo…» si giustificò, «anche oggi…. È Halloween, pensavo che mi lasciassero fare il giro con loro!»
Wndy scosse la testa.
«Halloween non è una festa di qui. Non è cattolica, è nata tra le popolazioni celtiche ed è diventata famosa in America. Qui la gente non c’è abituata, vi avranno dato poco o niente e magari qualcuno vi ha anche sgridato».
«Si, delle signore hanno detto che il parroco…»
«Vedi? Ma i tuoi compagni che si credono furbi sbagliano tutto! Bisogna andare a fare il giro nel quartiere degli stranieri: lì ci sono molti inglesi e americani: vedrai, ti riempiranno di dolci!»
«Adesso glielo vado a dire e…»
«No!» lo fermò Wendy, «non se lo meritano. Non vuoi fare bella figura e dimostrare che sei più bravo di loro?
«Beh…»
«Allora vai tu a fare il giro, e quando tornerai con un sacco pieno di dolciumi potrai rovesciarlo sul tavolo del vostro covo e dimostrare chi è stato più in gamba!»
Gli occhi di Luca brillavano.
«Però adesso non posso», disse la ragazza, «devo fare una commissione. Ci vediamo tra un’ora in fondo alla strada, così ti accompagnerò io. Ah, devo prendere anche un vestito, non posso fare il giro per Halloween in maglione e jeans!».
E si allontanò ridendo.
Rimasto solo, Luca si guardò in giro, poi, non sapendo cosa fare, si rimise in testa la maschera da scheletro e provò ad andare a bussare alle porte delle case popolari lungo la strada.

L’ora passò in fretta, ma come aveva preannunciato Wendy i risultati della questua erano stati deludenti: gli abitanti guardavano quel ragazzo grassoccio vestito da scheletro e se non si mettevano a ridere poco ci mancava. La maggior parte dicevano di non avere dolci, qualcuno non apriva neanche la porta.
Luca ciondolava sconsolato alla fine della strada quando vide arrivare Wendy a passo svelto. La ragazza sembrava allegra, indossava un costume da strega e aveva una maschera con un lungo naso adunco che teneva alzata sopra la testa.
«Sai, con questa in faccia non vedo quasi niente», disse, «la tiro già soltanto quando suono alle porte».

Camminando di buon passo uscirono dal quartiere e si avviarono lungo il viale alberato dove erano le villette degli stranieri che lavoravano al centro tecnologico vicino alla città. Qui le abitazioni erano eleganti, ognuna con il suo piccolo giardino, immerse nell’ombra proiettata dagli alberi che oscuravano i pochi lampioni. L’aria era profumata, tutto era pulito, ordinato, in silenzio. Sembrava un altro mondo.
«Adesso stammi a sentire», disse Wendy, «tu suonerai alla porta, e quando apriranno gli dirai la frase. Ah, a proposito, devi dire ‘trick or treat’, che sarebbe dolcetto o scherzetto in inglese, la lingua che parlano tutti, altrimenti non ti capirebbero.»
«E tu?»
«Non appena avranno aperto e sentito la tua frase, io sbucherò dall’ombra e ti girerò intorno, facendo il sabba delle streghe. Guarda, ho portato anche la scopa!»
E mostrò tutta fiera una scopa di saggina piuttosto spelacchiata.
«Beh, non è nuova, ma vola lo stesso!» esclamò, ridendo.

Arrivarono alla prima casa, bussarono, fecero la scenetta che avevano programmato e una giovane signora bionda corse dentro e ritornò con un intero sacchetto pieno di caramelle e cioccolatini. Luca non credeva ai suoi occhi: in un colpo solo avevano raccolto più di quello che aveva fatto l’intera banda in tutta la mattinata!
«Beh, cosa fai lì impalato?» lo scosse Wendy, «andiamo? La via è lunga, semmai che ci daranno troppa roba torneremo con un carretto!»
Luca rise felice e le corse dietro.
Visitarono parecchie case, quasi sempre con ottimi risultati. Quando furono veramente carichi Luca disse: «Io non ce la faccio più! Torniamo indietro?»
«Sì» rispose Wendy, «anzi, no, aspetta! Vedi quella casa là? Facciamo anche quella e poi basta, mi dice bene!»
Anche se stanco, Luca la seguì volentieri.
La villa che la ragazza aveva indicata era simile alle altre, solo un po’ più isolata e buia.
«Ma sei sicura che qui ci abiti qualcuno?» chiese Luca, dubbioso.
«Certo! Staranno guardando la televisione! Dai suona, così poi torniamo a casa!»
Luca si fece avanti e premette il campanello, che rispose con un ding dong profondo.
Ci furono alcuni istanti si silenzio, nei quali il ragazzo ebbe modo di osservare la struttura in legno della porta, molto più antica e lavorata di quelle delle altre villette che avevano visitato. Visto che nessuno sembrava venire ad aprire, fece per premere ancora il campanello, poi cambiò idea e si voltò indietro verso il viale d’ingresso. Proprio in quel momento la porta si aprì con un cigolio sui vecchi cardini.
Sull’uscio comparve un uomo alto, anziano, con i capelli bianchi e un paio di baffi dello stesso colore. Indossava un vestito scuro, elegante, come se stesse per uscire, e ai piedi aveva un paio di lucide scarpe nere.
«T…rick or trea…t», disse, esitante.
L’uomo si mise a ridere, una bella risata profonda, di petto.
«Ah ah Un piccolo scheletro! Bello grassottello! Bene, bene. Non vuoi venire dentro? Allora aspetta lì che vado a prenderti i dolci!»
Luca attese, spiando l’interno semiscuro dell’abitazione. Si girò: come mai Wendy non era venuta a fare la solita danza?
In quell’istante vide precipitarsi verso di lui una figura avvolta di stracci che volava su una scopa, e un tremendo colpo di vento lo investì e lo trascinò dentro la casa.

«Bel lavoro Wendy», disse l’uomo, togliendosi i baffi e la parrucca che ne nascondevano l’aspetto cadaverico.
«Sì, è bello grassottello, stavolta non puoi proprio lamentarti».
Wendi si stava trasformando: adesso non era più una ragazza di undici anni, ma una donna di mezza età dall’aspetto severo.
«Non dirmi che non ti diverti a fare la ragazzina!» rise l’uomo.
Poi, fattosi più serio:
«Sai quali sono le mie esigenze: una volta all’anno…»
«Sì, sì, lo so: un bambino una volta all’anno per continuare a vivere. Solo che adesso dobbiamo andarcene: ho preso le mie precauzioni, ma più di due anni di fila…»
«Stai tranquilla, ci avevo già pensato, mia dolce strega: lasciamo calmare le acque e ci trasferiamo. Ho già studiato la nostra prossima destinazione, sarà la città di…»