SENZA FONDO 

Erano le 15 di un pomeriggio di metà giugno, fuori non c’era ancora la calura agostana ma era comunque decisamente meglio starsene a casa, tanto, da pensionato che era, non aveva più da correre a lavorare.

Suonò il videocitofono e quel rumore squillante lo infastidì non poco; chi mai andava in giro a casa altrui a quell’ora? Era sicuramente qualche vicino che aveva da recriminare su qualcosa, pensò, magari il solito rag. Persichetti, il tuttologo rompiballe puntiglioso che di sicuro gli avrebbe attaccato un bottone da mezz’ora almeno…

Gaudenzio se ne stava sul divano col suo pingue ventre rigonfio e, no, non aveva affatto voglia di alzarsi.

Slacciate la camicia e la zip dei jeans per liberare quella rotondità bianchiccia, pelosa e rigonfia di cibo, urlò alla moglie in cucina:

Guarda un po’ chi è, senza rispondere, però. Non ci siamo.”

E la moglie: “Bho, non so… ho visto appena un cappuccio di felpa nera tirata su ma non so chi sia.”.

Sul tavolo c’erano ancora gli avanzi del pranzo che raccontavano di crostini di cinghiale, lasagne del godurioso, frittura tripla ed agnello arrosto, tiramisù e caffè corretto al mistrà.

Ora Gaudenzio teneva in mano una tripla dose di whisky tanto per digerire un po’ e far sistemare meglio il cibo nello stomaco.

Sudava leggermente ed ansimava per il poco spazio rimasto ai polmoni per dilatarsi.

Ah! Ne era valsa la pena, però. Alla faccia delle prediche della moglie e del medico: “Stia attento, signor Gruè, il suo cuore è stanco e dovrebbe perdere peso.”.

Ma che andasse a quel paese quel rompiballe! Per tutta la vita quello era stato il suo stile… e non era mai successo niente. Stava benissimo, lui.

Mentre si stava accendendo una Galois senza filtro aspirando la prima boccata di fumo, suonarono alla porta.

Ehi, Lena, vai ad aprire”. Disse scocciato mentre una goccia di sudore gli scivolava dalla fronte alla punta del naso solleticandolo fastidiosamente.

Spense la sigaretta nervosamente e si stropicciò il naso rubizzo riuscendo almeno un po’ ad eliminare quel senso di disgusto che lo stava invadendo.

Ma si, ci volevano proprio due sorsi ed una bella grattata allo stomaco così, tanto per richiamarlo al dovere e sicuramente quella sensazione sarebbe passata come tutte le altre volte. Sono così pochi i piaceri nella vita! Meglio non farseli sfuggire, anzi, goderseli a ‘sfondo’. Guarda là, infatti, Ninetto il dirimpettaio che cavolo di vita parca e triste conduceva: insalatina, una mela , un pezzetto di cacio… eccolo lì, secco come un chiodo e con quell’aria triste da Venerdì Santo. E mica era vita la sua!

Però… accidenti che caldo faceva e quel persistente senso di disgusto stava diventando oppressione, un peso, un dolente fastidio!

Forse, invece dei calamari, sua moglie avrebbe dovuto friggere degli scampi, pensò.

Oppure dipendeva dal tipo d’olio usato. Faceva sempre così, quella benedetta donna che per risparmiare acquistava schifezze.

Un rumore di passi per il corridoio catturarono la sua attenzione mentre stava buttando giù ancora due sorsi di whisky.

Nel girarsi in direzione della porta fece appena in tempo a vedere il guizzo nero d’un lembo di veste.

Un brivido freddo lo percorse. “Ma chi…”, esclamò.

Poi qualcosa si frappose tra lui e la luce che filtrava attraverso la tenda in quel luminoso pomeriggio di giugno.

Rovesciò indietro la testa.

Così lo colse la nera signora e così lo trovarono poi.

(Foto dal web)