Scrivere libri per bambini è davvero un’arte! Oggi Writer Monkey ha in serbo una vera chicca, abbiamo infatti la fortuna di ospitare una intervista a Stefania Savino, insegnante e scrittrice, laureata in pedagogia, che sta per pubblicare il suo terzo libro (il secondo dedicato proprio alle storie per bambini).

Visto che Writer Monkey desidera accogliere la partecipazione dei più piccoli, come è già avvenuto grazie alla partecipazione di Lucia e Matteo (14 e 10 anni), abbiamo pensato di farle qualche domanda e chiederle consiglio sull’arte di scrivere libri per bambini e di comunicare con loro.

WM: Innanzitutto, i tuoi libri per bambini,  “Trip, Una scoperta nel buio”, in uscita in questi giorni e “Basta playstation!”. A quale fascia di età sono rivolti? Quando e perché hai deciso di scriverli e quando hai capito che erano pronti. Come nasce l’idea di scrivere un libro per bambini?

S: La mia avventura nel mondo della scrittura nasce in tempi lontanissimi, forse proprio quando ho imparato ad impugnare la penna. Mi è sempre piaciuto leggere e di conseguenza anche scrivere; dalla lettura per piacere e non per obbligo scolastico – elemento fondamentale che ho sempre cercato di tramandare ai tantissimi alunni che ho avuto il piacere di incontrare nella mia carriera scolastica – ho attinto stili e modalità di scrittura che poi ho calibrato nel tempo. Con la scrittura ho apprezzato un nuovo modo di comunicare con il mondo che mi circonda, ho delineato i miei stati d’animo, le mie continue emozioni, i miei pensieri e anche le mie tristezze. La prima pubblicazione dal titolo “Riflessi” raccoglie infatti una serie di poesie, pensieri sparsi che da epoche remote custodivo in un cassetto e dopo un po’ di tempo ho sentito la necessità di dedicarli a tutti coloro che amano fantasticare e sognare come me. Riguardo i racconti per bambini, lavorando da più di trent’anni nel mondo della scuola, ho avvertito la necessità di dar voce a tutte quelle emozioni semplici, ma allo stesso tempo profonde e genuine che solo i bambini possono trasmettere. Con loro e per loro ho lavorato su due storie scritte in classe, gli scorsi anni, in occasione di un concorso letterario, spunto questo da cui poi è iniziata l’avventura nel mondo dell’editoria. Il primo racconto “Basta Play Station” è rivolto ai bambini dai 6 agli 8 anni, mentre il secondo “Trip. Una scoperta nel buio” dai 9 agli 11anni.

WM: Quanto ha pesato la tua esperienza di insegnante nella scelta di scrivere libri per bambini? Il fine pedagogico è molto importante per te, almeno a giudicare dal titolo del tuo primo racconto, “Basta Playstation”. Come si fa ad educare senza annoiare?

S: L’essere insegnante ha sempre fatto di me una donna felice e innamorata del proprio lavoro. Maestra nell’anima e nel cuore, vivo la gioia di stare sempre e da sempre con i bambini e questa è la linfa che nutre la mia vita, giorno dopo giorno. Educare senza annoiare? Sempre e comunque…non ci si annoia mai con i bambini soprattutto perché, personalmente, anch’io ogni giorno divento un po’ bambina e, dietro quei banchi di scuola, apprendo tantissimo. Il messaggio pedagogico del primo racconto non è fine a se stesso né scontato riguardo il titolo. Si tratta di un racconto steso con i miei alunni, in classe (che successivamente ho rielaborato e riscritto) proprio per sottolineare l’importanza dei sentimenti e dei rapporti umani tra le persone. L’uso smodato della tecnologia, di play station, Xbox, computer, Ipad e altri strumenti non potrà mai sostituire una relazione tra persone e questo concetto è stato un po’ il motore, un po’ il filo conduttore di tutta la storia. La potenza delle emozioni, la carica dei sentimenti, l’empatia sono elementi troppo importanti e che hanno bisogno di essere esternati personalmente, “dal vivo”, quotidianamente, senza mezzi termini. Anche il solo guardarsi negli occhi e accennare un sorriso con le labbra appena dischiuse comunica tutto quanto si vuol trasmettere. Questo di sicuro, non potrà mai verificarsi avendo di fronte un freddo schermo o stringendo tra le mani un telecomando o un joystick.

MW: Dove trovi i tuoi stimoli creativi solitamente? L’osservazione dei più piccoli, che in qualità di insegnante è una esperienza quotidiana, ti aiuta a inventare per loro? Quanto è importate l’empatia nei confronti dei più piccoli quando si iniziano a scrivere libri per bambini?

S: Io vivo di empatia e i miei alunni lo sanno! Guardare il mondo attraverso i loro occhi è sempre stata una priorità per me. In classe abbiamo sempre lavorato tenendo presente chi ci è di fronte, cosa prova in un determinato momento l’altro e quale nome possiamo dare a ciò che proviamo. È necessario porsi empaticamente nei confronti dell’altro, attraverso un ascolto emotivo oltre al fatto di esternare i sentimenti in modo tale da poterli condividere con gli altri. L’empatia è alla base di ogni rapporto, ci rende felici e liberi, ci fa gustare le bellezze della nostra individualità in relazione a chi ci circonda in ogni ambito: a scuola, in famiglia, nel gruppo dei pari e nel quotidiano. Ogni attimo della nostra vita presuppone l’essere empatici, sempre e ovunque; di conseguenza è una costante nei miei scritti.

WM: Guardare il mondo attraverso i loro occhi, questa si che è una capacità non alla portata di tutti . Come insegnante e come scrittrice, ti sei fatta una idea su quali elementi sono indispensabili per mantenere viva l’attenzione dei più piccoli lettori o ascoltatori di storie?

S: Mantenere viva l’attenzione dei piccoli lettori non è sempre facile. Bisogna costantemente adeguare tempi e modalità a seconda del contesto e anche dell’ambiente in cui ci si trova. Diciamo che nel tempo ho imparato tanto sperimentando sul campo le varie strategie per evitare affaticamenti, svogliatezze e distrazioni. Da accanita ed inguaribile lettrice ho sempre letto tanto anche ai miei alunni, sin dalla tenera età; ho donato lettura sempre, soprattutto in classe, a fine giornata, quando ci si può rilassare e godere un “fare scuola” diverso. E non posso nascondere la gioia che provo quando scovo un alunno che, a testa china, legge di nascosto, un libro poggiato sulle ginocchia sotto il banco, magari anche quando la maestra sta spiegando…è proprio allora che il mio cuore scoppia di gioia e svanisce il rimprovero. “Maestra mi scappa di leggere” dona più gioia di un “Maestra mi scappa la pipì”. (Non sono certa di aver reso l’idea…ma ci ho provato con tutta me stessa!)

WM: Bellissimo il concetto di donare la lettura! Se dovessimo seguire una ricetta che ci indichi come scrivere un libro per bambini miscelando insieme storia, personaggi e linguaggio…. qualche consiglio sul dosaggio, occorre seguire delle regole?

S: Riguardo la storia, i personaggi e il linguaggio da utilizzare non ci sono specifiche regole che seguo… La storia prende vita strada facendo, i personaggi saltano fuori come un coniglio dal cilindro di un mago e il linguaggio è esattamente quello che muove le corde più delicate del cuore; le corde più sensibili e sonore, quelle che poi inevitabilmente lasciano il segno indelebile nella mente.

WM: Toccando nel modo giusto quelle corde, credi si possa parlare di tutto ad un bambino… anzi, si deve? Questo te lo chiedo anche e soprattutto come mamma.

S: I bambini hanno bisogno di conferme, di chiarezza e di semplicità. Non sempre le parole riescono a colmare curiosità e a fornire risposte. C’è un tempo per tutto, è vero, ma chi di noi sarebbe in grado di stabilire questo tempo? Noi adulti ci arroghiamo troppo spesso questo diritto, ma perché? Chi siamo noi per decidere? A mio avviso, da mamma e da insegnante, ho sempre cercato, tra mille difficoltà, la modalità adeguata per dare risposta magari anche ad una domanda complessa che i bambini mi hanno rivolto. Ma ho sempre dato una risposta, facendo leva su esempi e linguaggi adeguati soprattutto all’età. Ho affrontato argomenti complessi e a volte anche tristi; un buon libro, un disegno, un’immagine, ma anche una semplice stretta di mano, una carezza o un abbraccio in un preciso momento, sono accorse in supporto al mio essere “dispensatrice” di risposte.

WM: Altri consigli che vorresti dare a chi ha in cantiere un progetto di scrivere libri per bambini?

Ogni storia, ogni racconto, ogni scritto deve essere adeguato all’età del lettore. Il lavoro da fare è semplicemente sul tipo di linguaggio da utilizzare, ma sono convinta che scrivere sia un dono, un atto gratuito da offrire. Personalmente ho sempre avvertito la necessità di mettere nero su bianco principalmente per esternare il mio mondo interiore, fatto di emozioni da donare agli altri con la certezza che qualcuno, leggendo, ci si possa ritrovare. Scrivere è un po’ come sognare fra le righe di un quaderno, fantasticare su una pagina bianca e renderla magicamente colorata.

WM: Grazie mille Stefania, ci lasciamo con l’augurio di parlare presto di un tema che qui hai toccato e che ci interessa molto, che è quello di intrattenere i bambini con le parole e di stimolare la loro stessa invenzione di storie.

E perché no, anche con la speranza di pubblicare presto le risposte dei tuoi alunni agli stimoli creativi qui su WriterMonkey. Che con un’insegnante così proprio non possono mancare!