Da cosa è composta una storia? Da una struttura, ovviamente, altrimenti non sarebbe possibile fare un’analisi e ogni testo sarebbe un evento a sé, il che, anche senza andare a scomodare gli esperti di narratologia, non è evidentemente vero.

Gli elementi di una storia possono essere definiti nel seguente modo:

  • Valori della storia: sono le qualità dell’esperienza umana, le polarità che nel corso della narrazione sono in grado in ogni momento di invertire la propria carica: possono essere esperenziali, come amore/odio, libertà/schiavitù, verità/bugia, coraggio/viltà, lealtà/tradimento, morali come bene/male, etiche, come giusto/sbagliato o anche caricate di un valore, come speranza/disperazione.
  • Un evento della storia crea nella situazione esistenziale del personaggio un cambiamento significativo che viene espresso e vissuto nei termini di un valore e ottenuto attraverso il conflitto.
  • La struttura della storia, a sua volta, è un insieme di eventi tratti dalle storie esistenziali dei personaggi, sistemati in un ordine scelto per causare precise emozioni ed esprimere una precisa visione della vita.
  • La trama (distingueremo poi i diversi significati tecnici di fabula e intreccio) è semplicemente il risultato del muoversi dell’Autore attraverso il territorio della storia e scegliendo la via giusta tra le possibili direzioni diverse. La trama è la scelta degli eventi e del loro disegno nel tempo.

 Ma vediamo i vari componenti della struttura della storia dal più piccolo al più grande:

  •  Il beat è una modifica di comportamento a livello azione/reazione. Un certo numero di beat creano la svolta di una scena.
  • Una scena è un’azione che avviene attraverso il conflitto in una condizione spazio-temporale più o meno invariata e che modifica, a livello di valori, la condizione esistenziale di un personaggio per quanto riguarda almeno uno di questi valori e con un grado di significato percepibile. In un romanzo ci sono un numero variabile di scene, da 40 a oltre 60.
  • Una sequenza è composta da una serie di scene – generalmente da due a cinque – che culmina con un impatto maggiore di quello di qualsiasi scena precedente e che può corrispondere  ad un capitolo.
  • L’atto è composto da una serie di sequenze che portano ad un cambiamento radicale nella condizione esistenziale carica di valori del personaggio. In un romanzo potrebbe essere una sezione, o una parte.

 

Come si sarà notato, abbiamo posto l’enfasi sull’ARCO DI TRASFORMAZIONE DEL PERSONAGGIO, un concetto su cui torneremo frequentemente in pillole di scruttura successive. Questo elemento è di estrema importanza nella costruzione di una storia perché le narrazioni, anche quelle basate su avvenimenti effettivamente accaduti, non sono mai l’esperienza reale ma solo una rappresentazione di quell’esperienza. Questo significa che le storie non si occupano della vita di un individuo, ma della vita in generale, per cui i personaggi e le situazioni hanno una funzione simbolica. Poco importa che l’Autore ne sia o meno consapevole: è questo il modo in cui il lettore percepisce la storia, per cui se manca un approfondimento sul livello interiore del (o dei) protagonisti la sentirà priva di spessore, vuota, e di conseguenza lontana da sé. E il lettore deve essere coinvolto per venire interessato, sempre.

Ecco che si comincia a capire perché sia così necessario avere il pieno controllo su tutti gli elementi della storia, anche se questo significherà piegare le nostre idee fulminanti alle necessità della struttura. D’altra parte eviteremo con tutta probabilità di dover rivoluzionare tutto quello che abbiamo scritto quando, nelle successive riletture, ci accorgeremo che la nostra storia semplicemente non funziona.

Concludiamo con un piccolo esercizio:

Esaminate attentamente una scena che avete scritto e chiedetevi: quale valore è in gioco nella vita del mio personaggio in questo momento? L’amore? La verità? Che carica ha quel valore all’inizio della scena? Positivo? Negativo? Un po’ di entrambi? Annotatevi la risposta. Poi passate alla fine della scena e chiedetevi: dov’è ora questo valore? Sul positivo? Sul negativo? Su entrambi? Annotate la risposta e raffrontate. Se la risposta che avete scritto alla fine della scena è la stessa che avevate segnato all’inizio dovete a questo punto farvi un’altra domanda importante: che ci sta a fare questa scena nel mio romanzo? Se la condizione esistenziale del personaggio con la sua carica di valore rimane immutata dall’inizio alla fine di una scena vuol dire che non succede niente di significativo. La scena contiene delle attività – si parla, si fanno cose – ma nulla cambia di valore. È un non-evento.

Perché allora questa scena sta nella storia? La risposta è quasi certamente “a scopo di esposizione”. Sta lì per soddisfare il lettore curioso di origliare informazioni circa i personaggi e il loro mondo. Il problema è che il lettore non è affatto desideroso di sentirsi raccontare queste cose.

Più probabilmente la scena starà lì perché non siamo riusciti a fornire le stesse informazioni durante l’azione, o perché queste informazioni non sono essenziali; stiamo facendo infodumping, uno dei sistemi più sicuri per annoiare il nostro lettore e spingerlo ad abbandonare il libro.