«Dove siamo, esattamente?»
«A casa mia.»
«Che bella casa luminosa hai!»
«Sì, è vero»
«Non ci sono mai venuta qua?»
«Che dici mamma, sei qui da un sacco di tempo!».
«Davvero?»
«Non lo ricordo …»
La osservo con tenerezza, la guardo con amore. Com’è diventata fragile e indifesa!
«Sembra rimpicciolita e più bassa di statura», penso mentre la vesto e la accompagno in cucina, accanto alla finestra e la faccio sedere sulla sua poltrona preferita.
Tira fuori un libricino di preghiere e la consumata coroncina per il rosario e incomincia a pregare.
Mi si stringe il cuore al pensiero che lei, sana e forte, che mi donò la vita, ora dipenda in tutto da me; sembra tornata bambina.

Sono passati almeno trent’anni da allora, sono andata avanti con la mia vita, insieme alle persone che amo e che mi amano.

«Vieni qua, siediti», dico mentre la spoglio.
Mi lascia fare, docile, mentre mi osserva attenta.
Incomincio a lavarla con una spugna, delicatamente per non farle male, mentre lei, seduta su una sedia, si abbandona remissiva nelle mie mani.
La vesto, la pettino, le metto un goccio di profumo.
«Ecco, sei pronta», le dico porgendole uno specchio.
«Guarda come sei bella», le dico scherzosa.
Si osserva e mi ringrazia cento, mille volte.
«Non è il caso, sei mia sorella, tu faresti lo stesso per me».

Della nostra famiglia d’origine, siamo rimaste io e lei con vent’anni di differenza. Ha appena compiuto ottantotto anni e, osservandola, mi ricorda mia madre alla sua età; stessa situazione, stessa fragilità, stesso amore.

Vite a confronto, generazioni diverse, io, la più giovane, che mi prendo cura di loro con lo stesso struggimento.
Credo che quando il destino la farà scivolare verso l’infinito, ricorderò questi momenti con la nostalgia nel cuore ma con la consapevolezza di averle amate tanto, entrambe.
Il ciclo della vita si ripete all’infinito.
Guardo avanti, penso alle mie figlie e ai miei nipoti, il mio rifugio presente e futuro.
Mi passa davanti agli occhi un velo sottile di ricordi …
La risata allegra di mia madre quando mi rincorre intorno al tavolo in cucina, mia sorella paziente mentre mi aiuta a fare i compiti quando andavo a scuola e un’ombra di tristezza scivola nel mio cuore e si mescola alla dolcezza di quei momenti unici e indimenticabili.
«Quando toccherà a me?», penso con una punta di sarcasmo rivolta al mio Destino.
«Chissà, sarà quel che sarà …», mi risponde il Tempo con disinvolta noncuranza.