«Ma Cristo, sei davvero convinto di essere Dio?»

Aveva quarantacinque anni, vissuti senza mai risparmiarsi, aveva raggiunto il successo e adesso gli veniva fatta questa domanda?

«Piantala, Charles» rispose «sai benissimo che non credo in Dio!»

Ma dopo una pausa:

«E se ci credessi, perché no? Il mio Dio sarebbe universale, ogni cosa farebbe parte di lui. quindi anche io e te… male­detto stronzo.»

Il generale fece roteare nel bicchiere il suo Mojito, osservando l’hierba buena galleggiare nel rum.

«Quanti di questi si possono bere senza ubriacarsi?» chiese.
«Non ne ho idea, io non mi ubriaco mai.»
«Lo vedo!»

Il militare si alzò in piedi, un po’ traballante. L’altro non ci provò neanche. Nel mare mosso dell’Avana l’Esquire rolla­va continuamente. L’alcool, secondo lo scrittore, serviva appunto ad evitare il mal di mare.

«E adesso cosa conti di fare? Hai dimostrato quello che vali, hai conosciuto il pericolo e la morte, la gloria. Hai ucciso uomini e animali, ti sei sposato troppe volte…»
«Sei ubriaco, Charles, altrimenti non mi diresti queste cose.»
«Puah!» ribattè l’altro, facendo il gesto di sputare sulla tolda «tu sei nato ubriaco!»
«Si, ed è apposta per questo che nuoto nel rum come un pesce nel mare.»
«Non so se sarà l’alcool o un fottuto incidente ad ammazzarti, Ernest. Magari tutti e due.»

Lo scrittore si alzò in piedi e si portò alla balaustra, osservando il mare scuro della notte. La luna era bassa all’oriz­zonte e soffiava un vento di mare caldo e umido che infradiciava uomini e vestiti.

«Ma cosa credi, Charles, che gli anni della bella gioventù, della guerra, delle avventure durino per sempre? Presto, molto presto, scenderà su di noi l’autunno che ci renderà deboli, fragili, paurosi. Questo me lo diceva sempre Ezra, ma allora io non lo capivo. Ora lo so.»

L’amico taceva e guardava affascinato lo sfogo di quell’uomo straordinario.

«Io non voglio finire così» continuò «non voglio un giorno svegliarmi e scoprire di aver paura della morte, non voglio conoscere la malattia.»

Tacque un attimo, poi riprese:

«Morire è molto semplice. Ho guardato la morte in faccia e lo so. Se avessi dovuto morire sarebbe stato molto facile. Proprio la cosa più facile che abbia mai fatto… E come è meglio morire nel periodo felice della giovi­nezza non ancora disillusa, andarsene in un bagliore di luce, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse!»

Il vecchio generale sorrise amaramente, assentendo a quelle parole.

«Per tutti suona la campana, vero?»

«» disse Hemingway «e sento che presto suonerà anche per me.»

Una lacrima scese tra le rughe del volto stanco, creando nel bicchiere una serie di cerchi che si allargarono sempre di più, finché lo scrittore non ne vuotò il contenuto d’un fiato e con un gesto brusco gettò il vetro nel mare, dove lo guardò affondare lentamente.