Gerardo.
Gerardo, mio marito, è un bell’uomo, alto, slanciato, con i capelli scuri e lisci.
È simpatico e comunicativo, ha (anzi abbiamo) un sacco di amici con i quali intraprendere sempre nuove avventure.
Forse, invecchiando ha accumulato qualche chilo di troppo, si è arrotondato un po’ sui fianchi, ma questo non lo rende meno attraente ai miei occhi (solo ai miei, spero!).
Viaggia spesso per lavoro, in Italia e all’estero e, di comune accordo, abbiamo deciso che la gestione familiare sia di mia competenza.
Siamo entrambi convinti che i genitori debbano accollarsi l’educazione dei figli, quando è possibile, naturalmente e, poiché Gerardo ha un buon lavoro che ci permette di vivere abbastanza agiatamente, ho deciso di fare la casalinga a tempo pieno.

Sono tre mesi che Gerardo è negli Stati Uniti, in California e precisamente a Santa Barbara, e le ragazze ed io incominciamo a sentire la sua mancanza, anche se parliamo al telefono tutti i giorni.
«Ragazze, domani arriverà papà e andremo insieme alla stazione», annunciai alle mie figlie.
«Arriva il capo!», sentenziò subito Denk.
Io sono ultra felice che torni Gerardo, tenere a bada le due pargole non è mai un’impresa facile!
«E poi, i figli sono una bella responsabilità, li metti al mondo e ti sconvolgono per sempre la vita, è un dato di fatto» penso.
«Essere genitori non significa dividersi le responsabilità?»
«Nella gioia e nel dolore?»
«Ti lamenti?», interviene ghignando Denk.
«Che cosa c’entra Lui adesso! Non posso mai riflettere tranquilla!»
Appunto! Lo ignoro.
L’arrivo di Gerardo è sempre una grande festa e in casa siamo in trepida attesa.
«Farò la spesa e inizierò a preparare i piatti preferiti di Gerardo per dargli il bentornato come si deve», penso mentre riordino la cucina.