Abbiamo visto che una storia è formata da almeno tre storyline che nella grande maggioranza dei casi determinano la sua struttura tematica. Non è detto che questo schema esaurisca tutto il soggetto, è possibile che nel corso del romanzo o della sceneggiatura ci si trovi davanti ad un’altra struttura parziale, così come è possibile, per esempio nel caso lavori con le caratteristiche della multitrama o della antitrama, che diverse strutture tematiche coesistano parallelamente tra loro, ma questo rientra nella infinità delle variazioni, e comunque è sempre possibile destrutturare l’insieme fino a separare i singoli impianti.
Restando al caso più semplice, avremo tre storyline, che abbiamo chiamato:
A) Problema esterno
B) Conflitto interiore
C) Conflitto di relazione
Si è visto anche come la storyline A) sia quella più evidente e rappresenti solitamente l’obiettivo del protagonista. La storyline B) è quella dove sono evidenziate le difficoltà personali che il protagonista deve affrontare per ottenere quel risultato. Notiamo che ho evidenziato il termine “personali” perché se le difficoltà sono esterne fanno sempre parte della A) e assumono la funzione degli antagonisti da superare, secondo il noto schema di Propp. Questi antagonisti possono essere fisici, umani, ma anche il Destino, una malattia o comunque una cosa al di fuori del controllo del protagonista.
Ma come fa il protagonista a risolvere il conflitto interiore B)? È chiaro che non riuscirà a farlo autonomamente, altrimenti non si capirebbe perché non l’avesse già fatto precedentemente e tutta la storia avrebbe soltanto il sapore di una descrizione caratteriale, ma avrà bisogno di un intervento esterno a sé, qualcosa o qualcuno che dia l’impulso necessario a smuoverlo, qualcosa con cui sia in relazione, e questo è appunto il conflitto di relazione C).
Vedremo che, come quasi sempre succede, è proprio questo conflitto meno evidente, più sfuggente, a rappresentare la chiave per la risoluzione del conflitto presente nella storyline B) e di conseguenza per ottenere il risultato che il protagonista si è prefisso nel plot A).
Sembra complesso, ma un semplice esempio riportato da Dara Marks lo chiarirà facilmente.
Un esempio e diversi scenari
Immaginiamo di avere una storia poliziesca. Un poliziotto o un detective deve risolvere un crimine, generalmente un omicidio. Nel descrivere il plot A), quello esterno, lo scrittore dovrà quindi fornire al lettore tutti gli elementi necessari ad entrare nella storia, in genere l’esistenza del crimine attraverso il ritrovamento del cadavere o la scena della rapina o del rapimento, quindi degli ostacoli esterni, cioè al di fuori del controllo del protagonista, che si oppongono alla soluzione del caso, siano di carattere naturale che dovuti ad azione umana (pensiamo alla pioggia che cancella le tracce, all’occultamento della scena ecc.).
Il plot B) è invece quello che deve dare profondità al protagonista e rivelarne le sue caratteristiche umane, mostrando gli elementi interni che si oppongono al raggiungimento del risultato che si è prefisso in A). Tipicamente si tratta di caratteri della personalità, per esempio un atteggiamento aggressivo che lo fa travalicare i suoi diritti, oppure problemi di alcolismo o di droghe, o psicologici. Questa è una costruzione delicata, perché allo stesso tempo qui bisogna mostrare cosa ha prodotto questi comportamenti, altrimenti il lettore dovrà desumerne che facciano parte dell’indole del protagonista e che quindi siano immodificabili (perlomeno, nel corso della narrazione) e facilmente si staccherà emotivamente dal nostro personaggio.
Cosa potrebbe aver provocato questi problemi? Potrebbe essere la moglie che l’ha lasciato, il capo che l’ha licenziato o non l’ha promosso, ma anche un evento violento che gli ha fatto perdere fiducia negli altri.
Sarà quindi sfidando ciò che ha originato le sue difficoltà, cioè mettendosi in relazione con le loro cause, che il protagonista potrà affrontarle e, senza necessariamente superarle, pervenire al risultato finale.
Scrive Dara Marks che per una storia semplice come quella descritta, ma comunque tridimensionale, esistono quattro possibili scenari risolutivi:
PRIMO SCENARIO: Il protagonista risolve il crimine (plot A) perché è stato capace di smettere di bere o di essere aggressivo (plot B). Supera queste tendenze autodistruttive risolvendo i problemi interiori che le hanno create e hanno causato il conflitto di relazione (plot C). Questo è il caso tipico dell’arco eroico del personaggio, e la ricompensa del suo viaggio è la capacità che acquisisce di controllare i suoi demoni.
SECONDO SCENARIO: Il protagonista non risolve il crimine (plot A) perché non essendo stato capace di risolvere il conflitto di relazione (plot C) non è riuscito a rimuovere i problemi (plot B) che ne ostacolavano l’azione. Questo è lo scenario tragico, perché ci mostra che se non affrontiamo i nostri demoni interni finiranno col prevalere quelli del mondo esterno.
TERZO SCENARIO: Il protagonista risolve il crimine (plot A) anche se non è riuscito a smettere i comportamenti autodistruttivi (plot B), il che indica che ha fallito nel suo tentativo di risolvere il conflitto di relazione (plot C). In questo caso lo scenario è ugualmente tragico, perché il protagonista molto probabilmente è destinato a rimanere vittima dei suoi demoni interni, che finiranno per dominarlo. È il caso di Shareefa, per esempio, per chi l’avesse letto.
QUARTO SCENARIO: Il protagonista risolve il conflitto di relazione (plot C) e smette di avere i comportamenti negativi (plog B) ma non riesce a risolvere il crimine (plot A). Questo scenario può anche essere eroico se il protagonista si rende conto che in fondo catturare l’assassino non era la cosa più giusta da fare per lui (questi poteva aver subito un torto ancora più grande), o cinico se introduce una riflessione sull’inutilità delle nostre azioni, o anche portare a considerazioni filosofiche sulla casualità della vita.
La cosa veramente importante, a conclusione di questo esame, è notare come sia la storyline C (o conflitto di relazione) la chiave di volta per risolvere ogni altro aspetto della nostra storia, ed è per questo motivo che nelle grandi narrazioni è sempre il conflitto di relazione la parte che rimane più impressa nella mente dei lettori.