Scrivere dialoghi non è facile, perché la struttura del dialogo in narrativa non rispecchia il dialogo naturale, quello che sentiamo al bar e per strada, e neanche quello che siamo abituati a vedere al cinema. Nella narrazione il dialogo deve essere costruito per riuscire a rappresentare nella mente del lettore una conversazione così come si verifica. Oltre a questo, poiché il dialogo è parte integrante della storia deve servire anche a farla progredire e a fornire indicazioni sull’ambientazione e sul personaggio. Tutto qui? No: un buon dialogo serve anche a definire il tono del racconto o del romanzo e a suggerire, attraverso il non-detto, quello che il lettore non deve sapere ma intuire per conto suo.
Essendo la questione così complessa i consigli degli esperti si sprecano. Questo è positivo perché c’è sempre da imparare, ma anche negativo perché gran parte dei consigli sono sbagliati, o quantomeno molto specifici. In realtà non s’impara a scrivere dialoghi studiando la teoria, ma una volta acquisite le necessarie indicazioni bisogna darsi da fare nei soli due modi possibili: leggendo e scrivendo.
Quello che voglio proporre oggi è un piccolo esercizio: ho tratto un dialogo da un racconto abbastanza famoso (vediamo quanti lo riconosceranno) e l’ho messo in forma descrittiva. Naturalmente nel fare questo ho snaturato il racconto, e poiché non ho messo i nomi dei protagonisti l’ho anche riempito di ripetizioni, ma c’è un motivo: sarete voi ad inserire i nomi (che comunque suggerirò) e i verbi di attribuzione, secondo la vostra fantasia, o meglio, secondo il vostro stile. Non è necessario cercare di ricreare il dialogo originale, ma cercate piuttosto di raccontare tutta la storia attraverso il dialogo, proprio come fa l’Autore a cui ho massacrato il racconto. A tutti quelli che proveranno a cimentarsi nell’esercizio invierò il racconto originale. Gli altri? Be’, visto che sono così pigri da non provarci nemmeno possono almeno fare la fatica di cercarselo da soli 😀
L’esercizio:
Nomi dei personaggi:
Il ragazzo : Jack
La ragazza: Carla
Il proprietario della casa: Max
(Poiché mi sento particolarmente bravo darò un’imbeccata: ecco in grassetto le prime battute del dialogo):
Un uomo stava svuotando la sua casa e aveva sistemato parte dei mobili sul prato davanti all’ingresso per venderli. Ogni tanto una macchina di passaggio rallentava e la gente guardava incuriosita. Ma nessuno si fermava. Gli venne in mente che non si sarebbe fermato neanche lui.
«Oh Signore, dev’essere una svendita», disse la ragazza al ragazzo.
I due stavano arredando un piccolo appartamento.
«Vediamo quanto chiedono per il letto», disse la ragazza.
«Chissà quanto vogliono per quel televisore», disse il ragazzo.
Si fermarono e cominciarono ad esaminare gli oggetti. La ragazza invitò il ragazzo a provarlo. Lui chiese come era, e lei lo invitò ancora a provare. Lui era dubbioso, preoccupato che ci fosse qualcuno in casa, ma lei si sedette e insistette perché lo facesse anche lui.
Finalmente Il ragazzo la imitò e sistemò un cuscino sotto la testa. Alla domanda su come lo sentisse, lui rispose che gli sembrava sodo, e allora lei si strinse a lui e gli chiese un bacio. Imbarazzato, il ragazzo cercò di alzarsi, ma lei lo stringeva, tanto che dovette aprirle le dita a forza. La ragazza rise, immaginando la scena. Lui si alzò e decise di cercare il proprietario per vedere quanto volesse. Lei gli disse di offrire comunque dieci dollari meno della sua offerta, perché doveva essere disperato, e si mise a guardare la televisione. Il ragazzo osservò che la tv non sembrava male, e lei gli disse di chiedere quanto venisse a costare.
In quel momento il proprietario, ritornò dal supermercato con la borsa della spesa e vide il televisore acceso, il ragazzo in veranda e la ragazza sul letto.
Li salutò e lei rispose che stava provando il letto e che non le sembrava male.
Il proprietario convenne che non era male, e restò un attimo in silenzio. Il ragazzo disse che gli interessavano il letto e la televisione, e forse anche la scrivania, e chiese il prezzo del letto. Lui rispose che voleva cinquanta dollari. La ragazza chiese se gli andavano bene quaranta, e il proprietario accettò, prese un bicchiere e tirò fuori una bottiglia di whiskey dal sacchetto del supermercato. Il ragazzo chiese quanto costava il televisore. Il proprietario rispose che voleva venticinque dollari, la ragazza propose venti e lui disse che andava bene, poi disse loro di prendere due bicchieri e versarsi da bere. Il ragazzo prese i bicchieri e chiese alla ragazza quanto whiskey volesse. Lei le rispose di non versarne molto, e disse di aggiungere un po’ d’acqua. Il proprietario fece cenno al ragazzo di prenderla da un rubinetto che gli indicò, poi si sedettero tutti al tavolo della cucina. Il ragazzo si schiarì la gola. Il proprietario bevve d’un sorso il suo whiskey e fece il gesto di accendere la piantana, ma la cicca della sigaretta gli cadde nel divano. La ragazza lo aiutò a cercarla.
Il ragazzo tirò fuori il libretto degli assegni e chiese alla ragazza se volesse ancora qualcosa, e lei rispose che le piaceva la scrivania e chiese quanto costava.
Il proprietario disse di fare un’offerta. Mise un disco sul giradischi e disse che anche quello era in vendita, tutto era in vendita.
I due ragazzi si versarono un altro bicchiere di whiskey, anche se cominciava già a girargli la testa.
Il proprietario li invitò a ballare al suono della musica, ma il ragazzo disse di essere troppo brillo, così lei si mise a ballare con il proprietario, stringendosi forte a lui, mentre il ragazzo cominciava ad addormentarsi e lei si lasciava andare piano piano.