Per il suo ottavo compleanno Alfredino ebbe in dono una piccola chitarra e una bicicletta.
Erano due cose che desiderava tanto perciò tutto felice iniziò a strimpellare e cantare a squarciagola.
Quando la mamma gli disse di smetterla che le stava rompendo i timpani, lui prese la bicicletta e andò a fare un giretto, senza dimenticare la chitarra che assicurò al portapacchi. Non c’era pericolo poiché la strada era senza uscita e portava a un campo di grano. Mentre gironzolava tutto beato vide affacciata alla finestra di una casa una bambina, o meglio, una ragazzina, così carina ma così carina che Alfredino si fermò e le sorrise. La ragazzina ricambiò, mostrando due deliziose fossette sulle guance.
“Ciao – disse – come ti chiami?”
“Io sono Alfredino, abito laggiù – e indicò con la manina. E tu come ti chiami?”
“Maristella”.
“Che bel nome! Anche tu sei carina, aspetta ti faccio una serenata”.
Detto fatto, tolse la chitarrina dal portapacchi e cominciò a suonare… plin plin, plan plan… Naturalmente era una musica senza capo né coda, ma lui si impegnava al massimo”.
Maristella, sorrideva divertita, era proprio carino quel bimbo, però… che stridore quella musica!.
Finito di suonare Alfredino disse:
“Vuoi essere la mia fidanzata?”
La ragazzina scoppiò a ridere:
“Ma io sono troppo grande per te, tu sei ancora un bambino”.
Un po’ mortificato Alfredino rimise a posto la chitarra, salutò Maristella e tornò a casa.
Doveva assolutamente chiedere spiegazioni al papà. Lo trovò in giardino intento a leggere un libro.
“Papà, ho chiesto a una bambina più grande di fidanzarsi con me, mi ha detto no, perché sono un bambino”.
“Beh, ma tu lo sei Alfredino, per fidanzarti devi diventare un uomo”.
Dopo aver riflettuto a lungo sulle parole del papà, Alfredino capì qual era il problema.
Avrebbe detto al papà di togliere le rotelline dalla bicicletta e sarebbe ripartito all’attacco.