E’ notte, è ancora notte e dormi,
certo tranquillo ora è il tuo respiro,
mentre scivola scandendo il tempo
del buio la penna, tra le mani, sulla carta.
Ti vedo, e se volontà fosse potenza,
certo ti avrei ora a me vicina,
perché il cuore ha strani ritmi e tempi,
e si apre all’improvviso, come un fiore.

E’ facile pensarti, e certamente,
così come i miei sogni di un tempo,
creduti prima ancora che voluti,
di colpo franti e poi ricostruiti
fino a ritornare per me certezza;
facile è pure pensare di donarti
quanto so di aver dentro e che incertezza,
timidezza e anche paura, fanno di me avaro.

Ma io non credo alla felicità dei giochi,
e all’allegria costruita su richiesta,
inventata per i ciechi a fine settimana,
che sento fredda scivolarmi sulla pelle.
La gioia ha da essere costante,
di ogni istante che si prolunga in ora,
in giorno, in anno, e non voglio
che noi si aspetti insieme che il nostro tempo scorra

Persino nella notte ha senso questa vita,
nelle mille notti vuote che conosco
e che mai ho avuto il coraggio di riempire
d’altro che di sogni vaghi nella brezza.
Ma sento che qualcosa va cambiando,
lo avverto nel pulsare sicuro e calmo della mente,
che costruisce le sue linee e imprigiona lo spazio,
e finalmente rifiuta l’irrazionale terrore.

Così ora riacquisto giovinezza, già perduta,
e chiamo, che senza di te è troppo poco
questa nuova vita, e sarà forse breve,
ma la voglio intensa, e lunga,
e profonda, quanto me di certo.
Se hai capito questo mio richiamo,
sai che è giunto il momento della vita,
e so che tu lo sentirai, se ancora le parole
dalla mente sul foglio s’imprimono vibrando.