M’incantai quella sera
sull’aurea appannata
del sorriso lunare.

Osaron rapirlo
gonfi navigli di nubila
ma il cielo lo trattenne
mentre il vento soffiava sulla coltre
e una gatta raminga
taceva sul tetto
ad ascoltare i racconti
delle nuvole sui loro viaggi.

Si mosse la livrea pelosa
e il selenico chiarore
riprese parte della scena
sfiorando di carezze l’intorno
che arrossì senza essere scoperto
dipanato nel blu notturno.

Mi ritrovai fra le mani
una falce di luna
a mietere esili e trasparenti cirri
per far splendere le stelle,
e quante ne contai
prima d’arrivare a te.

(Foto dal web)