Patrizia Mandaglio

Per Emma

Affrontò l’ultima parte della leggera salita a occhi bassi, ascoltando il rumore delle rotelle sulla ghiaia. Faceva caldo, e d’altra parte c’era da aspettarselo. Sentì un rivolo di sudore lungo la schiena e provò il tipico disagio di chi non avrebbe potuto mettersi sotto una doccia fino a sera. Il viaggio, pensò. Un lungo viaggio, portando un sacco di cose con sé. Non indumenti e scarpe. Non guide turistiche, o libri da leggere. Il carico era quello dei ricordi, e delle speranze. I ricordi di quello che aveva fatto, che era successo; le speranze, quelle che riponeva nello sguardo e nell’espressione di chi avrebbe incontrato al suo arrivo. Sospirò, e svoltò l’angolo del viale.

«Ehi amico, dove vai? Torna indietro!
La voce di un uomo e una fitta violenta allo sterno lo costrinsero a fermarsi, ma fu questione di un attimo. Aveva abbandonato la moto subito dopo l’ultima curva secca che portava in cima alla collina per poi proseguire a piedi. Da un anno esatto aspettava di intraprendere quel viaggio e non avrebbe permesso a nessuno di fermarlo. Un percorso preparato con cura fin nei minimi dettagli. Lo faceva per Emma. Era il suo modo di chiederle perdono, l’unico per poterla rivedere. Trecentosessantacinque giorni senza lei. Un inferno. L’aveva supplicata di tornare ma le sue preghiere erano cadute nel vuoto. La decisione di andarla a cercare gli parve l’unica possibile per mettere fine alle sue pene. Avrebbe azzerato quell’anno appena trascorso ripercorrendo passo passo quel tredici agosto allo stesso modo.

Il tavolo sotto la pergola, prenotato per tempo “Alla baia del nostromo”, era il solito dell’estate precedente. Stesse linguine allo scoglio, stessa bottiglia di bianco frizzante andata giù come l’acqua. Gli girava la testa. Come allora. E come allora cavalcò la sua moto. Da solo stavolta.
Mezz’ora dopo sulla strada sterrata che lo portava su per la collina, il rombo del motore non riuscì a zittire l’eco di un ricordo.
«Paride torniamo a casa, non mi sembri in grado di guidare…»

«Non ti mollo, mi hai sentito?», ancora quella voce.
L’insistenza di quell’uomo gli impediva di procedere.
Ma che voleva da lui? Perché lo tratteneva? Sentiva i piedi diventare di piombo a ogni passo, stava per arrendersi a quel richiamo quando la vide in fondo al viale.
Moltiplicò le forze, un passo via l’altro, mancava poco.
Stumm! Un colpo al cuore. Secco. Violento.
«Arrenditi, è andato…»
«Non ancora»
Voci. Chi era quella gente?
Che importava Emma era lì, bellissima come sempre.
Bellissima e triste.
Non era contenta? Potevano rimanere insieme per sempre e…
Ali di farfalla le sue labbra sulla bocca e quella supplica: “Paride, fallo per me, torna indietro…”
Il nastro si avvolse… la moto, il guard rail, l’incidente, le rotelle della lettiga che stridevano sul selciato.
La luce blu dell’ambulanza gli ferì gli occhi ma riuscì a mettere a fuoco il volto di un uomo con il defibrillatore in mano chino su di lui.
«Bentornato amico» gli disse visibilmente commosso.