La neve era scesa copiosa, aveva coperto gli alberi e i tetti delle case, Fiorenza scostò la tendina bianca di pizzo e guardò fuori; anche il suo piccolo giardino era sepolto sotto la neve, il riverbero di tutto quel candore le dava fastidio agli occhi.
Non era stato un anno piacevole, per fortuna stava per finire, quel maledetto virus aveva reso tutti prigionieri delle quattro mura, ma era riuscito a fare strage di vite umane prima, anche lei aveva perso alcune amiche sue coetanee.
“E’ quasi Natale – pensava – e sarò sola, nessuno può venire da me”.
Una lacrima già le bruciava fra le ciglia quando, un passerotto planò sul davanzale della finestra e si fermò con le zampette sprofondate nella neve. Muoveva il capino velocemente di qua e di là; “Oh, quanto sei grazioso, ma cos’hai sulla testina? Un cappellino col pon pon rosso!  Qualcuno te lo avrà confezionato, non sarai fuggito da una gabbietta?” Aprì la finestra e tese la mano; “Vieni dentro al caldo piccolo, andremo a cercare la tua casa”. L’uccellino la guardò un istante, emettendo un cinguettio con un piccolo balzo le saltò sulla mano. Fiorenza, fece per ritirarla ma lui sbattè le alette e spiccò il volo.
“No passerotto, non andare via!” Ma era già lontano.
Fiorenza richiuse la finestra e restò sola con con la sua solitudine.