Scarpe comode per scatto veloce in avanti e suola in gomma per frenate improvvise, Ezio Bianchini scende dalla gloriosa Fiat Uno del 1996, prende la mascherina ed il flaconcino del disinfettante che infila in tasca.

Con la mano per un attimo rovista e sente il ruvido della carta del bigliettino che Lisa, sua moglie , gli ha consegnato prima di partire.

Toccarlo gli dà quasi una scossa, simile a quella che riceveva dal sergente Capuzzo al CAR di Cuneo quando arrivava improvviso e gli urlava un ordine a dieci centimetri dal naso, con l’alito alla cipolla.

Certo, Lisa è più dolce ma quando ci si mette… altro che sergente!

«E mi raccomando, testone, leggi bene la lista! Solamente quello devi comperare».

Ne ha ben ragione visto che una volta anziché una confezione da dodici di carta igienica, il tapino riportò a casa dodici confezioni della stessa.

Non sapendo dove infilarle, con esse avevano eretto un muro davanti al wc innanzi al quale ogni volta Lisa ricominciava la sua filippica che si udiva chiaramente fin là in cucina.

E quello non era stato il solo caso tanto che sua moglie ogni volta, al suo ritorno, apriva le sporte con un certo timore, con suspense per ciò che avrebbe trovato.

Ma stamani Ezio Bianchini è determinato, ha idee chiare come non mai.

Farà giusto un tuffo nel market , tipo entrata e fuga col malloppo, causa Covid19.

Niente distrazioni, niente sosta al bar, niente sguardi alle gentili signore, niente saluti e conversazioni con conoscenti.

Assolutamente vado dritto, veloce e con la lista precisa, pensa.

Afferra quindi un carrello, lo disinfetta per bene sull’impugnatura con un fazzolettino che ha preparato , tira fuori la lista e con passo si fa per dire deciso, entra.

Tenere le distanza, tenere le distanza, no no caro Gigi , della partita dell’Inter non ti posso parlare.

Infatti Gigi col quotidiano sportivo in mano, gli sta sorridendo con occhi ironici e gli fa cenno di avvicinarsi.

Lui fa cenno di no veloce col capo mimando : eh… non posso, sai il virus… E corre via pensando: e meno male il virus sennò sai che sfottò m’avrebbe fatto per via dell’Inter che ha perso!

Va dritto al reparto frigo impugnando il biglietto da cui legge:

Tre cubetti di lievito, due buste di parmigiano, burro per metà vegetale, quattro vasetti di yogurt, una confezione di tortellini, duecentocinquanta grammi di ricotta, uno stracchino Nonno Gigio…

E poi: accidenti, ma quella non è, non è la Teresa?

Sempre bella lei. Come era innamorata di me e come ce la spassavamo da ragazzi. Ah, donna generosa, sempre.

Insomma il nostro seduttore resta a bocca aperta di fronte ad una gentile e distinta vegliarda che incede col carrello e si ferma tutta interessata davanti ad una confezione di tagliatelle.

Ma lui s’è già perso tra i ricordi, con lo stracchino in mano.

Te lo ricordi quando facevamo l’amore dietro a quel fienile? Non ti bastava mai. Risento ancora l’odore tuo, del tuo piacere misto a quello della terra e delle granaglie. Mai come con te mi sono sentito poi nella vita. Dimmi che anche tu ricordi…

Non ce la fa proprio a trattenersi il nostro baldanzoso Ezio; i ricordi sono vividi ed i cinquant’anni trascorsi sembrano un soffio.

«Scusi, signora, lei riesce a leggere la scadenza?» le fa sorridendo con occhio teoricamente malandrino.

«Quindici dicembre» risponde lei con tono neutro e ritorna alle tagliatelle.

Ma lui insiste, non se la vuol far scappare l’occasione: «Ma mi scusi, bella signora, lei non è Teresa di Montegiorgio, cugina di Marisella Antolini di Petritoli?».

Lei lo guarda appena un attimo e poi cortesemente : «No, guardi. Sono di passaggio, vivo in Ancona».

Intanto pensa: Ma dai Ezio, non mi riconosci? Non ricordi come ti facevo ululare dietro al capanno e ti tappavo la bocca sennò ci sentiva zia Catò?

«Ah, mi scusi» fa sconsolato e confuso lui. E spinge via il carrello mentre lei pensa che sia meglio così.

Poco convinto, più in là Ezio si ferma a ripensarci, si gira ma lei già non c’è più.

Che figura! Pensa Sarà meglio che faccia veloce questa spesa. Ma … ma il bigliettino dov’è?

Sul pavimento no, in tasca no, nel carrello no. Ah, non importa, tanto ricordo ciò che c’era scritto. Erano due stracchini Valleamata, quatto cubetti, due yogurt, due ricotte e… sì, e una confezione di ravioli. Sì, sì.

Afferra velocemente il tutto e poi se ne torna a casa da Lisa, dal suo sergente che da quarantacinque anni è lì con lui. Dispensatrice di qualche filippica e tanto amore.

 

Foto trovata nel web.