Frecciarossa in direzione Firenze.
Adesso.
Partita da Verona accompagnata da una splendida e tiepida giornata di sole, questo ora il paesaggio padano fuori dal finestrino: nebbia.
È un fenomeno che nella mia quotidianità non conosco, la nebbia.
Dalle mie parti, tra monti e valli e fino a Bressanone, non esiste. Ho lasciato un cielo terso e luminoso, stamattina, partendo dalla stazione di buon’ora.
La nebbia mi riporta indietro con la memoria ai miei anni d’infanzia quando, a novembre, con mamma, papà e fratellino, si saliva tutti sulla vecchia 500 azzurrina per raggiungere, infine, il paese di origine dei miei genitori, nelle campagne al confine tra il mantovano e il veronese.
Nebbia.
Talmente fitta, a quell’epoca e in quel periodo, che davvero la si sarebbe potuta “tagliare con il coltello”, come si suol dire. E guidare, in quelle condizioni, cavava letteralmente gli occhi; dal lato sinistro della carreggiata si intravedeva appena la linea bianca di mezzeria, mentre lungo quello destro correvano per chilometri fossati invisibili.
Tensione per papà che guidava e per mamma col naso appiccicato al finestrino; gioia e senso d’avventura, invece, per noi bambini. Anche se la nostra destinazione, dopotutto, erano i piccoli cimiteri di campagna sparsi appena fuori da paesini quasi sperduti in quel grigiore padano, in un’atmosfera novembrina e ovattata che la nebbia fitta accentuava, a braccetto col silenzio di quei luoghi destinati ad accogliere le spoglie dei nostri cari e farne la loro ultima dimora: i miei nonni materni, e poi le tombe di due zii, fratelli di papà, morti in guerra e mai conosciuti.
Questa nebbia, ora, fuori dal finestrino di questo modernissimo e comodo treno superveloce, in corsa verso le destinazioni dei vivi, mi ha riportato a quelle immagini lontanissime nel tempo ma ben impresse nei miei ricordi.
La voglio considerare un dono, oggi, questa nebbia cui non sono abituata.
Mi ha ricondotto con la mente ad istantanee di vita vissuta in tempi ancestralmente lontani, ormai, dal mio essere d’ora.
Ma non dalla memoria del cuore.

E anche Firenze mi ringrazierà…