“Il Natale è una magia!”, dice il grande prestigiatore, tirando fuori dal cilindro i jingle e le luminarie.
Poi con grande maestria incanta con le sue carte.
“Trovate la vostra!”, dice al suo pubblico.
E in un ventaglio offre i suoi doni: gioielli, viaggi, grandi firme per alcuni. Piccoli oggetti, chincaglierie o anelli di fumo per gli altri.
La carta di cuori rimane in fondo al mazzo.
Ed io ci penso. Penso al Natale.
Penso ad una voce. Tanto tempo fa.
Madre di mia madre, rifugio profumato di liquirizia Cru ed essenza di mandarino.
E rivedo la mia testa bambina appoggiata alla sua spalla mentre la vigilia di Natale mi racconta della fuga in Egitto della Sacra Famiglia.
Poi di punto in bianco mi chiede: “Lo sai tu perché i lupini sono così amari?”
– No, non lo so.
– Allora te lo racconto

“Capita che la Madonna, fuggendo da Erode, insieme al suo umile sposo, trovò rifugio in un campo di lupini, ma questi, con i loro baccelli pieni di semi secchi, fecero talmente tanto rumore che rischiarono di essere scoperti.
Allora Maria, angosciata si rivolse agli arbusti dicendo: “Perché mi fate questo? Ah, se solo aveste metà della mia amarezza…”
Pensa bambina mia , solo la metà…
Superato questo pericolo la famiglia fu accolta dai rami carnosi di un fico che con le sue foglie larghe la nascose ai suoi inseguitori.
E Maria seppe ringraziare donando ai frutti dell’albero metà della sua dolcezza.
Pensa solo la metà…”

Ci pensai allora e ci penso oggi. Da donna.
E penso a questa madre in fuga, disperata e forte. La vedo partorire la sua creatura. Sua e sua soltanto.
Mi pare di sentirne la muta supplica alla stella più grande e luminosa : “Nasconditi ti prego,
fammi godere la gioia di essere madre nell’intimità di questa capanna.”
La vedo controllare le dita dei piedini e delle manine del suo bambino, se ci sono tutti.
La vedo affondare il viso nel piccolo collo, per sentirne il profumo di neonato.
La vedo cullare questo figlio facendogli succhiare la vita dal suo seno.
E fargli una promessa: “Ti proteggerò sempre, ora… tra cento… mille… duemila anni ed anche più!”
E lo farà.
Quando ancora dovrà scappare nel deserto, lontano dall’Erode di turno.
E il suo deserto sarà il mare .
E si aggrapperà a quel gommone con le unghie e con i denti per proteggere quel ventre gravido.
Perché quel figlio nascerà , in terra straniera, al freddo e al gelo di tanti cuori, ma nascerà.
Allora, e soltanto allora, la stella cometa brillerà nel cielo illuminando quell’ultima carta del mazzo.