La città di sera ha un odore diverso, pensi, mentre cammini verso il ponte che attraversa il fiume. Ti stai calmando molto lentamente ma ancora hai i brividi e non per il freddo, la temperatura é mite, stranamente per una serata di Ottobre.

A metà del ponte c’è un uomo seduto in terra che suona la chitarra e canta. Ti avvicini incuriosito, ti piacciono i buskers, se ne trova sempre uno che canta o suona bene e spesso ti fermi ad ascoltarli per un po’ di tempo. La cosa ti aiuta anche a non pensare.

L’uomo canta in portoghese:

Mirem-se no exemplo

daquelas mulheres de Atenas

Vivem pros seus maridos

orgulho e raça de Atenas (1)

 

Ha gli occhi azzurri e stanchi, mentre canta e, anche se non conosci la canzone, ti fermi a guardarlo, ipnotizzato. Le parole non ti dicono nulla, non conosci il Portoghese e non riesci a cogliere nessun suono conosciuto, allora tiri fuori le cartine e il tabacco dalla tasca ma la mano ti fa ancora male, si sta gonfiando e non riesci a muovere bene le dita. La cartina ti cade in terra con tutto il contenuto e, imprecando furiosamente, dai un calcio al grumo di tabacco facendolo finire ai piedi del suonatore ambulante che, per un attimo, alza la testa ma continua a suonare, ora sorridendo:

Quando amadas, se perfumam

se banham com leite, se arrumam

Suas melenas

Quando fustigadas não choram

Se ajoelham, pedem imploram

mais duras penas;

cadenas. (2)

 

Quel sorriso è una sfida e ti fa pensare a Robert dell’ufficio vendite. Robert che, ogni volta che ti incontra, ha quel sorriso stampato in faccia che ti fa venire voglia ogni volta di spaccargliela, quella faccia, di appenderlo al muro per il collo e spaccargli quel nasino così perfetto da figlio di papà.

Ci pensi, a Robert, e pensi alla presentazione di domani, al meeting con tutti i manager ce-l’ho-più-grosso-io dell’azienda per la quale lavori e ai risultati del primo trimestre che devi presentare a quel gruppo di fighetti. Sei l’astro nascente dell’azienda e non hai paura di un branco di laureati ad Harvard con le camicie tutte uguali. Sei l’esempio di competenza, professionalità e rettitudine morale e nessun Robert-nasino-da-checca del cazzo può metterlo in discussione.

Ci pensi e ti massaggi la mano che intanto si sta gonfiando sempre di piú.

Il tizio canta ancora

Mirem-se no exemplo

daquelas mulheres de Atena

Sofrem pros seus maridos

poder e força de Atenas. (3)

 

Perché canta in portoghese, ‘sto pezzente, e cosa cazzo ha da ridere poi? Vaffanculo alle sigarette, pensi, e il pensiero ti va anche a Vivienne, la tua segretaria.

Un sorriso ti attraversa le labbra mentre rievochi tutte le scopate che vi siete fatti nel bagno del terzo piano. Pensi a quelle volte che ha dovuto nascondere la camicetta strappata sotto la giacca del tailleur dopo la furiosa sessione di sesso.

Vivienne, Vivienne, Vivienne… La tua troietta personale che fa tutto quello che dici e non solo dal punto di vista professionale.

Quando eles embarcam soldados

elas tecem longos bordados

Mil quarentenas

E quando eles voltam, sedentos

Querem arrancar, violentos

carícias plenas,

obscenas.(4)

 

Il tizio continua ad irritarti perché ora ti sta guardando con quegli occhi azzurri profondissimi e canta sorridendo. Hai voglia di spaccargli la chitarra e buttarlo di sotto, nel fiume gonfio di acqua per la pioggia di ieri.

Hai voglia di farlo smettere di cantare quella canzone di cui non capisci un cazzo.

Ma la mano ti fa male, troppo male, forse è rotta e forse dovresti andare in ospedale e hai voglia di fumare e domani c’è il meeting con quel testa di cazzo di Robert che farà tremila osservazioni, tremila domande, sempre con quella faccia da frocetto e il naso da attore e il sorriso da leccaculo.

La mano ti fa male. Dovresti andare in ospedale o tornare a casa.

No. A casa meglio di no per ora.

Non passano macchine, sul ponte e gli unici suoni nell’aria sono quelli del fiume che scorre, della chitarra e della voce del tizio che canta in quella lingua a te incomprensibile.

Mirem-se no exemplo

daquelas mulheres de Atenas

Despem-se pros maridos

bravos guerreiros de Atenas. (5)

 

Una parola riesci a coglierla però, “Mulheres”, donne. Il tizio ti guarda ancora e sorride.

Non hai più voglia di picchiarlo ora. Ora ti sta salendo un sentimento nuovo, ora hai paura.

Hai paura che quegli occhi azzurri, così intensi siano in grado di vedere oltre il vestito firmato e le scarpe firmate e le cravatte firmate e il cappotto firmato che hai addosso.

Oltre il costoso taglio di capelli e la costosa manicure e il costoso dopobarba e la costosa crema per le rughe per l’uomo che non ha bisogno di chiedere.

Hai paura che abbiano visto gli schiaffi, i pugni, i calci sulla schiena. Hai paura che abbiano udito le parole, le urla, gli insulti, i troia, i ti ammazzo, i ti sgozzo, i ti rompo la faccia.

Hai paura che abbiano trovato i lividi nascosti, i tagli sotto il vestito, il diario che lei sicuramente tiene da qualche parte, le ceneri dei pezzi di vita che le hai bruciato e che continui a bruciare tutte le volte che torni a casa.

Hai paura che abbiano scoperto perché ti fa male quella mano.

Hai paura.

Passa una macchina all’improvviso e il rumore ti distrae dalla trance in cui sei caduto e pensi che non puoi aver paura di un barbone che canta canzoni in mezzo ad un ponte.

Pensi che tu sei Mr.RisolvoLaSituazione e che domani sarai osannato per i risultati dell’ultimo trimestre, farai diventare Robert verde di rabbia e magari riuscirai pure a scoparti Vivienne nel bagno.

Il tizio non è più un problema ormai, anche se continua a cantare.

Quando eles se entopem de vinho

costumam buscar um carinho

De outras falenas

Mas no fim da noite, aos pedaços

Quase sempre voltam pros braços

de suas pequenas,

Helenas. (6)

 

Smetti di guardarli quegli occhi e torni lentamente verso casa.

Lei ora avrà pianto abbastanza e starà dormendo, pensi.

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(1)

Guardate all’esempio di quelle donne di Atene

Vivono per i loro mariti

Orgoglio e razza di Atene.

(2)

si lavano con il latte, si pettinano i capelli.

Quando sono frustate non piangono e in ginocchio,

chiedono e implorano pene più dure;

catene

(3)

Guardate all’esempio

di quelle donne di Atene.

Soffrono per i propri mariti

potere e forza di Atene.

(4)

Quando loro si imbarcano soldati

Tessono lunghi ricami

mille quarantene.

E quando loro tornano assetati

vogliono strappare con violenza

carezze piene

oscene

(6)

Guardate all’esempio

di quelle donne di Atene

Si spogliano per i propri mariti

bravi guerrieri di Atene.

(6)

Quando si riempiono di vino

e sono soliti cercare l’affetto

di altre falene.

Ma al termine della notte, a pezzi

quasi sempre tornano fra le braccia

delle proprie piccole,

Elene