Immagina, scrivi, sogna. Era quello che gli aveva detto Mr Freud, così lo chiamavano lui e Lisa. Luca era uno scrittore che viveva una crisi d’identità, questo lo aveva portato ad un impasse professionale… non riusciva più a scrivere da mesi oramai. Così nel bar Café degli artisti, nome inflazionato ma bar abbastanza frequentato, Betty, pittrice affermata e sua grande amica, gli consigliava di andare in analisi: “provaci, cosa ti costa? Gli strizzacervelli a volte aiutano”.
Luca, non era molto convinto, Betty era una tipa così lunatica e poco affidabile. Quella frase però si insinuava dentro la sua mente, così iniziò a pensare “cosa mi costa, qualche centinaio… di euro ma se dovesse funzionare ritroverei l’ispirazione per una nuova storia appassionante.” Così chiese il numero di Mr.Freud, il dott. Sperlazzi Jacopo, alla sua vicina di casa, Lisa appunto.
Nel pomeriggio, trovandosi a casa sua per il tè delle 5, loro appuntamento giornaliero, riuscì ad aprirsi con lei come mai prima di allora. Lei aveva un nuovissimo taglio di capelli, e non era da lei, che era restia ai cambiamenti.
“Hai fatto un nuovo taglio?” gli chiese con curiosità.
Lisa gli raccontò di come la sua vita stava cambiando da quando aveva deciso di seguire un intuizione elaborata nella sala di attesa del salone di bellezza in Via Cavour, proprio dietro casa.
“Passiamo le nostre vite da adulti dando tutto per scontato. Così mentre ero in attesa al salone di Nina, ho pensato che avevo bisogno di risvegliare lo spirito fanciullesco che tanto mi apparteneva quando ero ancora una dolce bambina non provata dagli eventi”.
Luca riflettè a lungo su ciò che aveva ascoltato, così decise di accettare il consiglio ricevuto da Betty.
“Lisa hai ancora il contatto di Mr. Freud, lo psico”.

Due giorni dopo si trovava in una stanza asettica, molto minimal. C’erano una scrivania, due poltrone, una posta di fronte all’altra, e pochi quadri. Nessuna libreria. Così, per prima cosa, chiese proprio il motivo di quella scelta di arredo.
Mr. Freud gli rispose con aria saggia e sicura:
“Bisogna trovarsi di fronte a pareti vuote, pochi mobili e arredi essenziali, questo scatena nei pazienti una sorta di agitazione ma allo stesso tempo li cura, siamo così pieni di tante cose superflue. Ma l’essenziale esiste e si manifesta solo quando ci depuriamo dal troppo e dall’inutile”.
All’essere umano serve poco in realtà.
– Però – pensò Luca – quel dottore sapeva il fatto suo.

Effettivamente quell’ambiente lo aveva messo a disagio, era così abituato ad arredamenti importanti che adesso vedere quella stanza vuota gli ricordava quanto non fosse abituato a tanto spazio vuoto.
Tuttavia cercò di mettersi a proprio agio e iniziò a raccontarsi.
I silenzi erano lunghi, non riusciva a parlare di sé, ad un estraneo poi… cosa poteva raccontargli?
È così difficile mettersi a nudo.
Mr. Freud lo guardava fisso negli occhi e forse non sarebbe nemmeno servito che Luca parlasse. Lui aveva già capito tutto. Luca era affetto da una malattia comune a molti, aveva troppo di tutto, poco del necessario, aveva smarrito se stesso, la sua impronta, la sua natura, era in corsa verso qualcosa, ma verso cosa poi?
A fine seduta Mr. Freud gli disse solo tre parole: Immagina… scrivi… sogna.
Luca pensò – È proprio questo che mi manca? Ho davvero perso l’immaginazione? –
Ormai quelle tre parole erano diventate ossessioni.
Ma cosa avrebbe potuto immaginare, in un Mondo dove era stato immaginato e scritto di tutto su tutto?
Sarebbe tornato da Freud per una nuova intensa seduta, forse lui conosceva la risposta!