È veramente dura far fronte ad un rischio di epidemia: mi sento prigioniero. Degli eventi, di un corpo che l’età colloca tra quelli a maggior rischio, dell’impossibilità di fare qualcosa, della necessità di non fare nulla e, possibilmente, ancor meno di nulla.

Ma tutto questo è ancor meno se penso a chi, la stessa problematica, è costretto a viverla nelle cosiddette zone rosse. Per loro ogni giorno, ogni ora, ogni attimo deve essere angosciante e lì va il mio pensiero.

Se non posso scommettere sulla mia persona, sono convinto che se ne uscirà, più o meno malconci, magari decimati, di certo con una economia da rimettere in piedi. Forse io ci sarò, forse no: in realtà mi ritrovo a pensare che la prospettiva d’essere tra quelli che, se malati, non verranno probabilmente curati è di certo desolante ma, almeno la mia vita l’ho vissuta, le mie felicità l’ho avute e, tutto sommato, non ne faccio un dramma.

Sarebbe bello se, passata la buriana, si riuscisse a riflettere con serenità e saggezza sul “sistema di vita” che abbiamo messo in piedi. Questi giorni che stiamo vivendo dimostrano che non si può vivere all’impazzata, alla rincorsa d’un benessere vuoto di significati e idolatrando il dio denaro e l’impero della speculazione. Che va pensato un sistema dove tutti abbiano accesso alle risorse in maniera eguale, ove la sanità sia una speranza tangibile e la cultura qualcosa che nulla ha a che vedere con il sensazionalismo, Dove la politica non sia vuota ed amorale brama di potere alla maniera fascista, ma senso della comunità e della protezione dei deboli.

Se mi avete letto sin qui, di certo state pensando che le mia sono idee dal sapore “vagamente” comunista. Avete ragione e forse faremmo bene a rivedere certe cose che ci hanno convinto appartengano ad un passato sepolto. Se preferite invece andare in chiesa e pregare che un qualche dio ci salvi dalle epidemie o se pensate che tutto sta nel serrare le frontiere (!) allora tutto questo, per voi, passerà invano. Che ne restiate o meno vittime diviene irrilevante. Perché chi non è capace di “leggere” quanto accade nel mondo prima o poi si ritroverà con le stesse ingiustizie, con le medesime guerre, con gli scontati soprusi e violenze e, soprattutto, senza un vero briciolo di speranza. Buona fortuna, in ogni caso.