(Questa è una storia piena di stereotipi e potrebbe sembrare esageratamente melodrammatica e parziale se non fosse che ogni paio di giorni se ne sente una analoga stavolta macchiata di sangue.)

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Matilde era incappata evidentemente nell’ultimo dei Neanderthaliani.
Incauta e sfigata, col mito dell’uomo che ‘non deve chiedere mai’, quell’uomo dai modi così sicuri di sé la riempiva di fragile languore e le dava quella sicurezza che nessuno le aveva insegnato mai a trovare in sé stessa. Aveva bisogno di appoggiarsi ad un muro forte perché così le era stato detto che andava fatto ed altro futuro non immaginava per sé.

Mario era così, con le sue asprezze da assecondare mentre sognava che prima o poi il principe che era in lui si rivelasse. E lo aveva sposato.

Se avesse cercato lenzuola bollenti, era stata di certo servita e forse anche rosolata.
Ma per il  resto… ahi, ahi, ahi!
Poche idee martellanti, lui, e senza tregua dentro quel cervello modellato a colpi di scure e gliele voleva imporre proprio tutte, senza il minimo accenno a ripensamenti. Tutto era bianco o nero, per lui, nessuna mezza misura o compromesso. La verità era sempre la sua e le sue mani pesanti.
Matilde invece aveva un animo gentile, mediava e cercava di reggere dignitosamente con la schiena dritta ai colpi della vita e alle sue insicurezze.
Era stata educata a sentirsi in dovere di tenere unita la famiglia costi quello che costi e s’aggrappava a quella certezza con stoica determinazione sopportando, soffrendo e perdonando.
Aveva sognato un tempo, da bambina, un mondo, una vita in cui regnassero il bello, l’armonia, la gentilezza ma solo nel sogno oramai trovava rifugio per non smarrire sé stessa.
In certi rari momenti tra una tempesta e l’altra, quando le era concesso il respiro, si metteva a guardare fuori dalla finestra e sognava.

Si vedeva che suo sguardo cambiava luce, si faceva trasparente, d’acqua , di sole, di cielo.

Sono passati gli anni e quella luce nei suoi occhi s’è fatta ora più fioca ma Matilde ancora nel sogno si va a rifugiare immaginando quella vita che non fu e mai sarà.
E, se passate di lì quando la notte è serena, quando la magia della luce lunare proietta i sogni sui muri come guizzi di misteriose silhouette… la vedrete nel sogno danzare.

 


M.M. foto dal web