Come ogni anno, anche questa estate, io con mio marito Piero e la nostra piccola Sara andiamo a trascorrere le nostre vacanze a Torvaianica. Qui abbiamo una villetta a tre piani con tanto di mansarda e ampio giardino dove ci sono due bellissimi alberi di mimosa, i cui tronchi hanno una corteccia molto dura che ci ha permesso di sistemare una bellissima amaca per riposare. Nell’orto abbiamo un bellissimo albero di salice piangente che a noi piace molto. Crea molta ombra, così Piero può dedicare molte ore alla lettura, il suo hobby preferito. Appena arrivata a Torvaianica, apro tutte le finestre per dare aria alla casa. Poi disfo le valige e sistemo i nostri abiti negli armadi, perché io e Piero, abbiamo intenzione di trascorrere parecchi giorni di vacanza. Preparo poi un piatto veloce a base di tonno e pomodori. Nel pomeriggio mentre Sara e Piero dormono, mi metto a pulire la casa. In serata andiamo in piazza a mangiare un gelato. Io e Piero ci sentiamo molto felici di goderci, finalmente, le nostre ferie dal lavoro. Abbiamo entrambe delle occupazioni faticose. Io sono infermiera in una casa di riposo per anziani e Piero, invece, gestisce un bar. Così la mattina seguente, molto presto, andiamo in spiaggia perché vogliamo far godere a Sara le prime ore di sole, dal momento che la piccola ha solo un anno. Mentre Piero è con lei, sotto l’ombrellone, io vado in riva al mare a raccogliere un po’ di sassi perché li colleziono. Tra i tanti ne scelgo uno, dove c’è inciso “Ti amo, Luca”. Lo mostro a Piero, “E’ proprio un bel sasso” dice, “prendilo per ricordo”.
Poi io e Piero, a turno ci facciamo un bagno in un mare che è una tavola. Quando più tardi, mi avvicino a lui per dargli un bacio, sento la sua pelle piena di sale. Trascorriamo parecchie ore sulle spiaggia, ma Sara non la portiamo sulla battigia perché il mare si sta un po’ agitando. Ci limitiamo a bagnarla con un piccolo annaffiatoio di plastica pieno di acqua. Lei ride e agita le sue piccole mani in aria.
E’ una gioia vederla. Nel pomeriggio telefona mia madre, “Ciao Patrizia, io e tuo padre, vorremmo venire a trovarvi. Ho un regalo per Sara”.
“Mi fa piacere, mamma. Venite al più presto. Però potevi fare a meno del regalo”, già so che So che Piero non è molto contento della visita dei miei genitori, ma non dice nulla, perché è consapevole che questa casa ce la troviamo anche grazie a loro.
Grazie al suo silenzio sula questione trascorriamo comunque delle ore serene, sistemandoci sul dondolo è in giardino e mentre sorseggiamo il nostro aperitivo ci godiamo la frescura della sera.
Il giorno dopo, nel pomeriggio, vengono i miei, che abbraccio con affetto. Trascorriamo parecchio tempo a scartare i regali. La “nonna” ha donato a Sara una culla bellissima, in giunco, e tanti libri di fiabe che le leggerò la sera prima di dormire. Non so come ringraziare i miei genitori di questi pensieri così generosi e per ricambiare io e Piero li invitiamo per il giorno dopo, a pranzo dal marchigiano, che è famoso per la sua cucina casereccia. Accettano con entusiasmo così la mattina dopo raggiungiamo pratica di mare e ci addentriamo in campagna, dove si trova il ristorante. Alla carne, preferiamo un menù a base di pesce e ci gustiamo anche il dolce e qualcuno di noi il gelato.
Dopo pranzo passeggiamo nel giardino che circonda il ristorante. Al centro c’è un pozzo molto bello che ricorda l’epoca medievale.
“Ho trascorso una bellissima giornata”, sorride mia madre “ma adesso andiamo perché a Roma abbiamo molti impegni, soprattutto con le visite specialistiche”.
Io, Piero e Sara continuiamo le nostre vacanze che però anche per noi presto giungono alla fine. Agli inizi di settembre ritorniamo a Roma, alla nostra solita vita fatta di casa e lavoro e piano piano arriva l’inverno che quest’anno è molto freddo.
Piove e grandina in continuazione, le vacanze sono un ricordo lontano. Presto siamo coinvolti in una disgrazia: Sara si ammala di broncopolmonite e siamo costretti a ricoverarla in ospedale, precisamente al Bambin Gesù. Io e Piero trascorriamo mesi di angoscia con la
nostra mente nel caos più totale.

“Patrizia, Ce la farà?”, ripete Piero, quasi fosse un disco rotto. Ma io non rispondo e piango.
Poi, finalmente, come per magia, Sara guarisce e possiamo portarla di nuovo a casa. Sono sfinita, ma felice, e con la mente già la riporto al mare.