A fare da contraltare alle recensioni ‘cattive’ di Angel Devil vorrei parlare di un libro che invece mi è piaciuto moltissimo, una raccolta di racconti che è tra le migliori in assoluto che abbia mai letto, scritto da una donna dotata di una straordinaria capacità di osservazione, Lucia Berlin.

La raccolta si intitola A Manual for Cleaning Women, dal titolo del racconto forse più significativo, tradotto in italiano in maniera sciagurata con La donna che scriveva racconti, ed è una lucida carrellata attraverso “l’universo della periferia americana, con gli immigrati, le famiglie con gli orologi in punto, le lotte di classe, le suore, i bambini, i puzzle a cui manca un solo pezzo con un angolino di cielo e un pezzetto di acero, le discariche, le camicie sbottonate, le palme, le pareti tappezzate da pagine di giornale, il whiskey, le moquette, gli ospedali, gli uomini, le mattinate in hangover, l’amore, la vergogna, il menefreghismo, gli autobus, le preghiere, le lavanderie e le sigarette,” ma Berlin riesce a far diventare periferica anche New York, o Los Angeles e a parlare di Čechov e Mishima insieme ad alcolizzati e teppisti.’ (L. Bousquet).

Lucia Berlin scrive in maniera semplice, chiara ed incisiva, come soltanto uno scrittore di grande talento può fare, e racconta della vita, della sua vita, che non si è fermata ad osservare dietro una finestra ma che ha vissuto in maniera impetuosa ed appassionata, riuscendo nonostante questo a non smettere mai di scrivere, tanto da arrivare ad essere considerata, purtroppo soltanto dopo la sua morte, una delle più importanti scrittrici americane del Novecento.

Prendere in mano questo libro è un’avventura emozionante perché si percepisce immediatamente la realtà di quello che stiamo leggendo, e la tecnica narrativa è tanto raffinata da passare sempre sotto traccia, tanto che non è possibile classificare la Berlin in rapporto ad altri grandi scrittori, come Carver, Cheever o Yates, ma semmai è possibile vedere l’influsso da lei esercitato su scrittori di racconti che ora vanno per la maggiore, come Saunders.

Non voglio entrare nel merito della vita di questa donna straordinaria, né andare a descrivere singolarmente le quarantatre storie che racconta. Voglio semplicemente invitarvi a tenere questo libro sul vostro comodino, in modo da centellinare i suoi preziosi racconti e lasciarsi pervadere dal mondo affascinante della sua scrittura.
Se poi vi capiterà, come è capitato a me, di rimanere storditi con il libro in mano, chiedendovi cosa scrivete a fare visto che non riuscirete mai ad eguagliare una tale limpidezza, pensate che poco dopo vi verrà voglia di riprendere la penna – o la tastiera – e riscrivere in maniera diversa quell’idea che avevate in mente, perché questo è il senso di essersi rinfrescati in acque così pure: imparare qualcosa nella maniera più esaltante, con l’esempio, e aver subito voglia di metterlo in pratica.
Questo è il significato del suggerimento di tutti i grandi romanzieri di “leggere, leggere, leggere…”: è la maniera più semplice, ma anche l’unica, di crescere davvero come scrittori.