06.25
«Buongiorno signora Rita!».
«Buongiorno a lei! Bella giornata, vero?»
Luca sorrise e accennò di si: era veramente una bella giornata, ed era bello anche salutarsi attraverso le tendine di plastica della villetta, mentre il sole sorgeva debole dietro la collina.
06.47
I bambini avevano ormai finito di fare colazione e stavano cominciando ad uscire sui vialetti per aspettare l’autobus che li avrebbe portati a scuola. Tra pochi minuti il mezzo sarebbe arrivato silenziosamente e il signor Menichelli avrebbe aperto la porta davanti, invitandoli a salire con il suo largo sorriso. Come sempre il cane del signor Mimmo (ma come faceva di cognome?) avrebbe abbaiato e questo significava che sarebbe stata ora di mettersi a lavorare.
07.12
Certo che non era facile chiudersi in una stanza quando si avrebbe avuto voglia di uscire, ma qualcosa bisognava pur fare. Luca cominciò a mettere a posto i fogli di carta che aveva sulla scrivania e avviò il collegamento del terminale. Inutile, non riusciva proprio a concentrarsi… Che male c’era se avesse cominciato mezz’ora dopo? Poteva sempre recuperare a fine giornata, oppure mangiare lavorando, come faceva ogni tanto. E poi, non si diceva spesso che contava il risultato del lavoro, e non quanto tempo uno passava davanti allo schermo?
Convincersi o non convincersi non importava: la realtà era che poteva scegliere tra stare due ore a friggere su quella seggiola o rilassarsi un attimo e fare tutto con più tranquillità e soddisfazione. In effetti facendo quelle considerazioni aveva già scelto. Scuotendo la testa, mise in pausa il computer e si alzò.
07.32
Che bello vedere il furgone del lattaio passare nel viale e posare delicatamente e con precisione le bottiglie davanti alle porte! Lui era solo e ne consumava poco, ma sulla soglia della signora Lambertelli c’erano due bottiglie… per forza, con tutti quei bambini! Li sentiva cinguettare tutto il giorno, e riempivano d’allegria quel piccolo angolo di paradiso.
07.43
Certo che la simmetria degli alberi di mele a volte lo inquietava un po’: se fosse stato possibile mangiarne una probabilmente un ramo si sarebbe leggermente appesantito e sarebbe sceso… o forse no. Di sicuro lui preferiva la scura sagome dei due cipressi che svettavano all’angolo della strada, dritti ed austeri come si diceva fossero i gendarmi di una volta. Li guardò meglio: perfetti, non un ramo fuori posto.
07.59
Ok, ok, ora doveva davvero andare a lavorare, non poteva passare la giornata senza combinare niente. Chi era che veniva in bicicletta? Ah, si:
«Buongiorno Luigi, va a pescare?».
Il ciclista si fermò posando un piede sul marciapiede.
«Ha visto la canna? Si, voglio passare qualche ora al fiume… magari poi mi addormento come l’altra volta!» Rise pensando a quando erano venuti a cercarlo, temendo che si fosse sentito male.
«Non voglio trattenerla allora, buona giornata! «
«Grazie Luca, buona giornata anche a lei!», e spingendo con forza sul pedale sinistro si staccò dal marciapiede.
«In fondo va ancora dritto», pensò Luca, «buon segno».
08.07
Basta, doveva levarsi di lì! Con un sospiro si alzò e si avvicinò al cespuglio di rose che aveva al limitare del suo piccolo giardino. Si chinò ad annusarle e ne sentì il forte e intenso profumo. Rimase un attimo interdetto, poi si rialzò corrugando la fronte: non aveva programmato un delicato aroma di rosa appena sbocciata? Esaminò con cura i petali di morbida plastica rosa venata di bianco, ma non trovò difetti. Un insetto scese sul fiore e si posò al centro della corolla, Luca guardò il cronometro che aveva al polso, un secondo, due secondi…
Puntuale, dopo tre secondi e due decimi l’insetto mise in funzione i suoi delicati meccanismi computerizzati e si alzò ronzando nel cielo, verso un altro fiore perfetto, volando a 1,33 metri sopra il prato di erba sintetica.
Luca sorrise: era tutto a posto, era stata solo una sua impressione, ogni cosa funzionava perfettamente.
Rientrò in casa con un diverso spirito e stavolta riuscì a mettersi alla scrivania quasi con allegria.
«Certo», pensò, mentre si apriva il torace e collegava la complessa presa multifunzioni all’apparecchio, aspettando che venissero effettuati i controlli di compatibilità, «gli esseri umani avevano uno strano modo di vivere! Chissà come erano veramente…»