Da qualche tempo, figlia, è difficile parlare con te ed è per questo motivo che ho deciso di scriverti.
«Forse sarà più facile», mi sono detta.
Invece sono qui che fisso il foglio bianco e non so da dove incominciare.
I pensieri si accavallano nella mia mente e vanno veloci in cerca di ricordi, immagini, sensazioni e lascio che sia l’amore profondo che provo per te a farmi da guida e mi aiuti a trovare le parole più adatte.
Ti sei chiusa in te stessa come un riccio e non parliamo più come una volta.
«Ricordi quando mi raccontavi tutto di te?» Ora rimani in silenzio per ore e, se ti chiedo:
«Com’è andata a scuola, che cosa avete fatto?» o «Tutto bene in piscina?» mi rispondi a monosillabi:
«Sì, bene, boh, niente, non so!»
Parli fitto, fitto e ridi soltanto con la tua amica del cuore, ed è normale, mi dico, pensi che sia solo lei a capirti.
Ti osservo mentre guardi la TV. Hai l’aria un po’ imbronciata e annoiata e mi domando:
«Che hai figlia mia?”
Me lo chiedo spesso e a volte non comprendo che cosa ti angusti e ti faccia sembrare così insoddisfatta e quasi infelice.
«Cosa le manca?», mi ripeto.
Mi rispondo da sola:
«E’ l’età».
Ritorno con la mente alla mia adolescenza, a quando avevo tredici anni come te e so che non è facile diventare adulti.
Vedo il tuo corpo che cambia così in fretta, da bambina ti ritrovo donna.
Ti sei ammorbidita nella figura con curve aggraziate, anche se a volte ti muovi un po’ impacciata e nel profondo dei tuoi meravigliosi occhi verdi (quelli di tuo padre) ci sono ancora tanta purezza e innocenza.
Anche tu, quando ti guardi allo specchio, ti vedi diversa, una sconosciuta, un’estranea; t’interroghi e temi le nuove emozioni che stanno nascendo dentro di te e non riesci a ritrovare te stessa; non sai nemmeno tu quello che vuoi.
Sbuffi e, insofferente, alzi la voce, alterata: «Voi non potete capirmi!».
Ti alzi di scatto, corri su per le scale e sbatti la porta della tua camera per chiuderti dentro, soltanto perché ti abbiamo chiesto di non fare tardi e non ti lasciamo frequentare qualcuno più grande; lo facciamo solo per proteggerti e sei tu che non ti rendi conto di quali e quanti pericoli puoi incontrare.
Vorresti uscire dal guscio protettivo della tua famiglia, che trovi un po’ stretto, oramai, per andare alla scoperta del mondo.
Quanta ansia dovremo ancora provare io e tuo padre? Com’è difficile fare il genitore! Ora lo so, ma purtroppo non te lo insegna nessuno.
Questa sera ho esagerato, lo so, e ti ho ripreso per il voto dell’interrogazione che non è andata troppo bene a scuola e ti ho inflitto un castigo un po’ pesante:
«Via il cellulare, via il computer, basta con la TV, non esci per un mese!», ma ero stanca e mi sono arrabbiata e, sai come siamo noi mamme, vorremmo che i nostri figli fossero i migliori in tutto!
Ora stai dormendo, entro in camera tua in punta di piedi, mi siedo accanto a te, piano, per non svegliarti e ti poso un lieve bacio sulla fronte mentre ti osservo con tenerezza.
Hai un profumo che sa di buono, di giovinezza. I capelli sparsi sul cuscino t’incorniciano il viso come una corona dorata. Sì, il tuo viso è così bello e dolce; adesso è sereno e il leggero trucco che usi da un po’ di tempo si è sbavato perché hai pianto.
Forse, ora, stai sognando di essere una principessa e di correre incontro al tuo principe azzurro.
Tu sei già una principessa, la nostra, ed io sono qui per cancellare i tuoi dubbi e le tue paure, per incoraggiarti nei momenti d’incertezza.
«Ricordi quando ti svegliavi nel sonno piangendo, mi abbracciavi tremante, mi guardavi con fiducia e speranza e ti aspettavi che cancellassi con un bacio ogni orribile mostro?».
«Quando ti facevo il bagnetto e giocavi felice con le paperelle di gomma?».
«O quando facevi i primi e incerti passi aggrappandoti a me o a tuo padre?».
«Come sorridevi felice!».
Fallo ancora, bambina, fragile e delicata creatura, lasciati guidare da chi ti ama e ha più esperienza di te.
Ti ho atteso e ricevuto come una grazia dal cielo e ti assicuro che sei e sarai sempre, per me, la persona più bella e importante che esista al mondo.
Credi forse che potrei desiderare di meglio? No, il mio meglio sei tu.
Non volermene se a volte ti sembra che ti stia soffocando con i miei consigli e premure e sorridi alla vita, che è complicata e difficile ma così preziosa.
E, quando sarai pronta a volare da sola per le strade del mondo, ti lascerò andare ma ti accoglierò ogni volta che tu lo vorrai.
Non è forse il compito di ogni madre? Consigliare, guidare ma, la vita no, è solo tua e ne farai ciò che vorrai.
Forse, quando sarai madre pure tu e guarderai con apprensione i tuoi figli, ricorderai questo periodo con nostalgia ma, avrai sulle labbra il sorriso di chi sa che quando c’è amore, tutto passa, tutto si aggiusta, e il tuo viso si rasserenerà perché avrai la certezza che i figli ritornano sempre da chi gli ha donato la vita con amore.
Tua madre