Un miao-ciao a tutti. Sono Ermenegilda Fiorenza Eleuteria Norwegian, per gli amici Emma ed ho urgente bisogno di un consiglio da parte vostra.
Dicono che sia molto bella, che abbia un portamento nobile, che sia riservata, intelligente… insomma abbia classe innata. Il mio manto è fitto e lungo, di color fulvo screziato ed arricchito da un elegante jabot bianco per sottogola. Debbo pertanto recarmi spesso dal micio-estetista spazzolatore per estenuanti sedute dalle quali esco morbida come una nuvola.
La mia umana letteralmente mi adora e me lo dimostra in mille modi. Si chiama Mirta Audentis, dei conti Audentis di Vallepiana Arbengonzoli De Cesaris Capeto. Abito con lei in una lussuosa villa dei primi anni ‘900 in zona Piazza Sant’Alessio in Roma con un bel giardino ordinato circondato da mura rossicce in parte ricoperte da siepi di gelsomino.
È tutto molto bello qui, ma mi annoio maledettamente a restar dentro, sempre seduta sul mio cuscino rigorosamente in tinta con il divano e qualche sonaglietto da rincorrere.
Passo il tempo a lisciarmi il pelo ed a guardar fuori ove mi è vietato andare perché mi potrei sporcare, prendere parassiti, raffreddare, mangiare cose nocive… come recita la tiritera infinita sciorinata da Mirta ogni volta che corre a chiudere la finestra per impedirmi di uscire. Ma …
Ma qualche tempo fa l’ho combinata grossa.
Un giorno ho sentito un strano rumore di foglie ed un tonfo provenire dal giardino. La finestra era socchiusa e Mirta era uscita. Così mi sono sporta dal davanzale per vedere cosa fosse ma non ho viso nulla.
La curiosità però era troppo forte e allora mi sono detta: “Non se ne accorgerà nessuno se scendo seguendo il cornicione che porta alle scale d’ingresso e do un’occhiata. Poi torno subito dentro” .
Sono scesa badando a non sporcarmi le zampine ed il pelo, evitando zone umide e fogliame e stavo quasi per risalire quando ho sentito un “Miauu” forte e deciso.
L’ho visto, tutto bianco e nero, coda dritta insolente ed occhi penetranti, di fuoco.
Aveva l’aspetto vissuto; una vistosa slabbratura all’orecchio sinistro testimoniava epiche lotte per motivi d’amore e d’onore. Mi sono spaventata e sono corsa subito in casa mentre il cuore mi batteva forte, forte.
Cos’era mai? Spavento? Rimorso per aver disubbidito a Mirta?
Comunque, una volta rientrata, mi leccai per bene le zampine ed il pelo poi mi riposizionai sul solito cuscino. L’avevo fatta franca.
Il giorno dopo, di nuovo quel rumore di sotto. Mi affacciai e dissi:
“Signor felino, la prego, si allontani. Questo è un giardino privato”
E lui: “Abbbella! So’ Achille, quello che te fa ffa’ faville. So’ er mejo gatto de Testaccio qua dddietro”.
Ed io: “ Mi è fatto divieto assoluto di proferir parola con gatti sconosciuti non presentati e privi di pedigree. Ripeto: si allontani da questa magione. La saluto”.
“Ma nun fa’ ‘a stro… (quella brutta parola!) e scenni giù”
“No, non insista”, gli risposi e con aria scocciata tornai dentro mentre sentivo ancora alle mie terga:
“ E su … E daje!”
Era uno sfacciato e maleducato… però, a pensarci bene, era davvero un gatto-fusto affascinante con quella coda così espressiva e le zampe muscolose.
“Certo”, pensai, “potrebbe piacere a qualche gatta sciacquetta ‘di fauci buone’, a me no di certo!”.
Dopo qualche giorno, l’ho visto allontanarsi veloce e saltare il muro di cinta con un paio di acrobatici salti poi, guardando il davanzale, vi ho visto adagiato sopra un bel topino-regalo morto.
“ Che gentilgatto!” ho pensato anche se, sinceramente, preferisco il patè di salmone ed i bocconcini di girello al Grand Marnier.
Non avevo ancora deciso cosa farne quando sentii un urlo talmente spaventoso da farmi drizzare tutta la pelliccia.
Mirta era saltata su una sedia e urlava come un’ossessa: “AHHHH! AHHHH! UN TOPOOOOO”
Non sapevo che voi umani faceste così quando ricevete un dono. Che strani siete!
E allora, onde evitare la ripetizione di altre simili situazioni, ho deciso che la volta successiva gli sarei andata incontro di nascosto appena l’avessi visto.
Non so cosa abbia inteso lui vedendomi così improvvisamente più disponibile, tant’è che mi si è avvicinato con passo felpato ondeggiante e, dopo aver lasciata cadere in terra una lucertola-dono, m’ha detto: “Miaociao, bella miciona, te sei decisa finarmente! Come te chiami, bella pupa?”
Ed io: “Emma”
“Emma, si ce stai, te faccio cantà ‘na bella canzone”.
Io non capivo bene, sapevo solo che avrei dovuto scappare.
Intanto lui mi fissava facendo vibrare ritmicamente le vibrisse mentre la coda dritta oscillava nervosamente.
Ero ipnotizzata, non riuscivo più a muovermi quando lui si accostò strusciando la sua pelliccia sulla mia.
Quel mix di pelo faceva scintille sulla mia pelle ed io mi sentivo sempre più molle ed arrendevole.
Poi mi mostrò il sottocoda per farmi capire meglio a quale gioco desiderasse giocare.
“Miaoooooo” dissi e lui: “ Sei pronta per un bel miao miaoooo?”
E così… ci fu un bel ‘miao miao ‘, intenso e selvaggio.
Mi ritrovai scombinata, sporca, spettinata con tutto il pelo in disordine, le zampette impolverate ma con una sensazione addosso proprio niente male.
A casa, Mirta capì subito cosa avevo combinato ma pensò che avessi incontrato Liutprando, il Maine Coon fulvo del giudice che abita nella villa accanto, un gatto con la emme moscia, odiosissimo.
Da un po’di tempo lei andava dicendo che me lo avrebbe voluto far conoscere e perciò si è tranquillizzata all’idea che avessi fatto miao miao con lui e, anzi, nei giorni seguenti si è pure adoperata a collocare i prossimi pregiati cuccioli presso amiche altolocate e tantissimo selettive.
Ma ora, ditemi, cosa farò, come farò se dovessero nascere cuccioli bianchi a macchie nere?
Foto: foto gentilmente concessa da L. D. S. ritraente la vera Emma.