Non posso più continuare la nostra storia, amore mio.
La notte mi sveglio con la sensazione inquietante dei suoi occhi che mi osservano.
Rimango immobile. Fingendo il sonno.
Ma nel buio sento la fissità dolente del suo sguardo.
E’ così fragile. Vulnerabile.
Forse sa di noi.
Eppure, non dice nulla.
Troppa è la sua paura di perdermi.
Ha aumentato le sue premure.
Tracce della sua presenza.
Messaggi.
Del suo amore incondizionato. E sofferente.
Stamani, sulla mia scrivania, ho trovato un bocciolo di rosa.
I petali, ancora tutti strettamente serrati, tranne quell’ unico che giaceva solitario.
Come una lacrima di sangue.
Ho provato una stretta al cuore.
Intuendo la sua disperazione.
Muta. Remota.
Trattenuta.
E sono riandata, col pensiero, al nostro ultimo incontro.
Alla stanza inondata dalla luce chiarissima del giorno.
Al tuo odore aspro.
A quel mio perdermi nelle tue ombre più scure.
Cercare la notte dentro di te.
E rannicchiarmi nel tuo buio.
Per poter aderire ancora più intimamente alla prepotenza del tuo desiderio.
La voluttà delle tue braccia, amore mio, ha reso schiavo il mio cuore.
Così corro, ogni volta che posso, con il cuore che batte furioso e le tempie che pulsano, già umida di desiderio, alla nostra stanza clandestina.
Per consegnarmi a te.
Alla carnalità del tuo buio.
Dimentica dei doveri.
Delle regole e del rispetto.
E di quella che un tempo ero.
Prima di trovare te. Perenne notte.
E consapevolmente perdermi.
Ma stamani non posso ignorare la lacrima di quel bocciolo.
Quella muta richiesta, sulla mia scrivania.
E così mai più correrò alla nostra stanza segreta.
Mai più lambirò il tuo aspro sapore.
Mai più sosterò sul tuo ventre.
Mai più. Mai più. Mai più.
Amore mio.
Leggerai questa lettera di addio.
E sarai furente. E mi odierai.
Incapace di comprendere le ragioni della mia scelta. E l’inganno del tuo destino.
Mentre io sto piangendo.
Maledicendo quel petalo di rosa.