La notte delle streghe.
Mi trovavo in un bosco meraviglioso, pieno di mille stranezze; fiori mai visti dai colori brillanti e vivaci spuntavano tra l’erba alta color smeraldo ed erano in compagnia di funghi giganteschi. Animali sconosciuti e spaventosi con lunghi denti e unghie appuntite, con occhi di fuoco che mandavano scintille, si scorgevano qua e là e mi fissavano con aria feroce.
I raggi del sole che filtravano tra i rami, lasciavano sul terreno ricami dorati e le foglie sussurravano, con bocche invisibili, parole incomprensibili.
Il profumo dei fiori mi accarezzava le narici mentre la strada sterrata e sinuosa, correva attraverso alberi alti e frondosi.
Il mio viaggio fu interrotto da una ragnatela d’argento sulla quale si dondolava pigro un grande ragno nero e peloso, che mi fissava immobile.
Per prudenza, cambiai direzione e, alla fine della strada, spuntò un piccolo villaggio, molto grazioso, le cui case erano dipinte di vivaci colori.
Per le stradine di pietra, persone senza età camminavano lentamente, mentre le parole uscivano dalle loro bocche mute come fumetti di personaggi di cartoni animati.
Incontrai un ragazzo che gridava attraverso un fumetto:
“ Ho perso la palla! Chi ha visto la mia palla?”
Arrivata in fondo al villaggio, vidi una grotta, dalla quale uscivano un bagliore accecante e un profumo intenso.
Mi avvicinai curiosa e vidi mille candele accese e, da un anfratto della roccia, spuntava un fiore bellissimo che brillava come un tesoro.
Un pappagallo faceva da guardiano, appoggiato a una gruccia, legato con una corda d’oro. Mi guardò con i suoi occhietti rotondi e lanciò un grido rauco di avvertimento e di sfida:
“Non toccare il fiore!”
Non so perché, ma lo ignorai, allungai una mano e accarezzai i petali del fiore che sembravano di seta.
All’improvviso si alzò un vento fortissimo che rubò le foglie agli alberi, i fiori appassirono, la terra incominciò a tremare, gli animali e gli abitanti fuggirono e si ruppero i vetri delle finestre delle case.
Il pappagallo cercò di scappare ma la corda glielo impedì e incominciò a gridare spaventato:
“Aiuto, aiuto!”, mentre saltellava sulla gruccia con le piume arruffate. Un gatto nero con il pelo irto uscì dalla grotta correndo e soffiando.
Dal fondo della caverna apparve una strega che brandiva un paio di forbici.
I capelli erano lunghi e argentei, la faccia rugosa, il naso pieno di verruche, le mani lunghe con unghie uncinate e, dalla sua bocca senza denti, uscì una risata orribile e agghiacciante.
Incominciò a rincorrermi brandendo le forbici.
Io scappai spaventata e caddi, mi rialzai a fatica perché mi muovevo al rallentatore.
Chiesi aiuto ma le parole uscirono dalla mia bocca come farfalle rubate dal vento.
La strega si avvicinava, il mio cuore batteva all’impazzata ed io mi sentii perduta….
Una mano uscì da un cespuglio e mi spinse verso una porta apparsa all’improvviso:
“Esci da qui, svelta”, mi sussurrò un nano con un berretto strano sul capo pelato che era sbucato dal nulla, “nella notte delle streghe, si nascondono dappertutto!”
Mi svegliai, bagnata da un sudore gelido, mi guardai attorno con sollievo.
Il sole stava filtrando dalle fessure della finestra e un gallo cantò rompendo il silenzio dell’alba.
“Nella notte delle streghe s’intrufolano anche nei sogni, non lo sapevate?”
“Io sì ed è, a dir poco, agghiacciante!”
Matilde Falco